Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

                          

 

cave

                                             

CAVE  *   

 

( articolo lungo, ma le problematiche sono impegnative e importanti)

  

Auditorium Cassa Rurale.

Calda serata di piena estate, pubblico scarso, con rappresentanze delle corporazioni, dell'associazionismo ambientale, degli operatori economici, della politica di oggi e di ieri nostalgicamente curiosa. 

 

E infatti quando sul palco della politica viene rappresentato  lo spettacolo  “ Le  Cave”  è  del tutto probabile  assistere ad una classica Commedia all'Italiana; senza un testo, attori che improvvisano dialoghi e situazioni,  colpi di scena, finali a sorpresa.

 

In questo clima piuttosto quieto senza particolari stimoli, la folta rappresentanza dell'amministrazione comunale ha raccontato alla sparuta rappresentanza della comunità le vicende del Piano estrattivo comunale , confidenzialmente conosciuto come Piano Cave, sottacendo  molte delle colpe accumulate nel tempo, trascurando poco edificanti trascorsi , calando l'oblio sui mancati controlli , sorvolando  sulla diffusa e tollerata   anarchica autogestione che per decenni ha retto e governato 36 ha di territorio che potrà essere interrotta solo dalla ferma volontà  dell'amministrazione di dare l'avvio ad un diverso modo di governare.

 

Già perché  se “ la legge si è fermata a Dodge City” come si diceva nel West al tempo dell'impero del bestiame,  anche ad Ala, in tempi più recenti, spesso  il diritto ha vacillato al  limitare delle zone estrattive.

E infatti le  “disattenzioni” ripetutamente segnalate e documentate ben di rado  hanno  sortito effetti concreti. Ma  questa è una consuetudine  uniformemente distribuita  tra tutte  le compagini  di governo.

 

L' esposizione

 

Rispettando la caratteristica di molte  esposizioni tecniche,  il  racconto  si è sviluppato in modo piatto e monotono; un compitino diligentemente recitato, con quella scarna essenzialità  che  sembra rasentare  l'omertà.

 

Assenti i riferimenti storici e gli aspetti ambientali, silenziati i commenti sui possibili rischi  per le falde acquifere legati alla presenza di due discariche più' o meno monitorate e controllate, deboli e insignificanti le manifestazioni di impegno nei confronti del territorio.

 

Insomma una piatta lineare riepilogazione di vicende conosciute. Non commenti né valutazioni politiche,  non impegni o tempistiche certi.

Doverosamente debbono essere ridistribuite equamente   le responsabilità e va riconosciuto – con piacevole sorpresa - il sano realismo espresso dal Primo Cittadino nel non far mistero sulla complessità dell'operazione bonifica, sui tempi, sui costi di un ripristino totale ( una situazione quo ante) giudicato improbabile.

 

Non aver minimamente mascherato l'impatto negativo sull'ambiente  e sul paesaggio di una siffatta attività che a differenza di quanto succede nella zona del Porfido ridistribuisce ricchezza e vantaggi a pochi, troppo pochi , è stata la seconda sorpresa di una serata altrimenti fiacca.

 

Preoccupante è stato  invece il silenzio  sull'atteggiamento futuro dell'amministrazione, sul cambio di rotta verso una condotta  più responsabile e risoluta nei controlli, sull' impegno per il riposizionamento di una politica del territorio e delle sue risorse che non ha certo brillato in questi anni come evidenziano gli esempi   macroscopicamente rappresentati  dagli ampi squarci prodotti sui versanti prossimi all'abitato.

 

Le disattenzioni

 

Inquietudine  e nervosismo  aleggiavano forse  per la difficoltà di  offrire valide  giustificazioni ai ritardi accumulati e alla tempistica  attivata dall'amministrazione.

 

Alcuni di questi?

 

Nel marzo del 2010 (amministrazione Tomasoni) il Piano Cave è inviato alla Provincia Autonoma per la VIA ( al Valutazione di Impatto Ambientale). Ben 18 mesi trascorrono poi  senza neppure uno straccio di telefonata da parte dei responsabili comunali per verificare l' iter amministrativo.  Solo un'iniziativa prettamente politica del PD nel gennaio del 2012 ripropone con forza all'attenzione della PAT e dello stesso Comune di Ala, la necessità di dar compimento ad un piano che già di suo aveva accumulato  7 anni di ritardi .

 

Il Piano Cave è stato restituito senza obiezioni ma con molte prescrizioni dalla PAT nel marzo del 2013 e quantunque nessun altro atto interlocutorio o sostanziale debba da questo momento in poi  essere assunto dall'amministrazione, questo non è ancora stato sottoposto all'approvazione del Consiglio Comunale.

 

Forse perché le prescrizioni  sono come un timer che si attiva all'atto dell'approvazione in Consiglio? Perchè la  “Macchina amministrativa” non è nelle condizioni di far fronte ai numerosi impegni e adempimenti che le prescrizioni prevedono ?  ( Vedi  la Nomina del Coordinatore Unico) o perchè può capitare che il mancato accordo tra le parti  e la predisposizione dei Piani estrattivi  non rispetterà i tempi? O peggio perchè il  Comune non vuole infilarsi nel ginepraio derivante dall'Obbligo di attivare le procedure di Avocazione? Sostituirsi cioè ai soggetti economici (leggi cavatori) e alle controparti proprietarie dei terreni per comporre le eventuali vertenze?

 

Un incerto futuro

 

Il piano scivolerà nell' autunno e vista la concomitanza con il bilancio non si esclude l'ennesima proroga.

In questo caso sarebbe difficile non dare una lettura  nettamente negativa per la Politica e la Burocrazia.

 

Ma l' essenza del  problema, ciò che lo rende spinoso e profondamente ingiusto,  è che oltre ad aver  deturpato il territorio, questa attività ha provocato enormi  vantaggi economici a pochi e lasciato alla collettività la non accettabile eredità  della bonifica e del ripristino.

 

 

Già perché è altamente improbabile che qualche “Cavatore” (senza tanti sinonimi per nobilitare un ruolo che consiste nel semplice prelievo  di un prodotto facile e accessibilissimo , senza bisogno di particolari rischi o professionalità, ), che qualche cavatore si diceva, metterà mai mano a risorse proprie per una bonifica che la legge gli impone ma che l'amministrazione difficilmente potrà esigere .

 

Allorquando è stata posta la domanda: “Ma perché nessun giacimento o cava che dir si voglia ,  è stato sinora dichiarato esaurito?”.  “Perché vi è sempre un'ultima camion, una pala o una carriola di  sabbia che  suffraga l'esistenza di una attività estrattiva di fatto chiusa”?

 

La risposta espressa  non dalle parole  ma sotto forma di un risolino, ha palesato un' arroganza che stava a significare:

“ Ma perchè nessun ripristino potrà  essere attivato prima che un giacimento sia dichiarato esaurito …..... e quindi................! “

 

Questi sono stati, sono e saranno gli interlocutori. Una presenza tanto silenziosa nelle pubbliche assemblee, quanto attiva a perseguire il proprio personale  legittimo interesse; certo, legittimo.  Come tutti gli operatori economici sono titolari di un diritto, Ma appartenere ad una collettività significa ricordarsi ogni tanto  anche dei doveri , evitando,  come mala  diffusa consuetudine, di invocare stati di emergenza quando si tratta di ripartire gli oneri,  come sempre scaricati sul pubblico.

 

Conclusioni

 

Questa vicenda  è ormai uscito dalla dimensione di un problema o di una attività gestibile con le Regole e la programmazione. . E' ormai un' entità  autonoma   sulla  quale si è esercitata ieri e oggi, la politica, l'opinione pubblica, gli ambientalisti , gli operatori, l'indignazione e la critica . Un non luogo nel quale si sono esercitate poche virtù e nequizie di ogni sorta .  Lo spazio  dell'ipocrisia, della sospensione delle regole, delle promesse  mai mantenute e delle esercitazioni accademiche che partecipano alla messa in scena   con  scenografia di cartapesta che nascondono drammi ambientali e rischi trasversali,  fatte - forse - con la consapevolezza che quanto detto, scritto, ipotizzato, elaborato, “renderizzato” ha solo la mera funzione di alimentare e giustificare una ininterrotta catena di promesse mai mantenute,   di bugie  dette senza vergogna, con lo sguardo  spudoratamente  fisso negli occhi.

 

 

Anche loro  da annoverare tra i fabbricanti  di sogni come si potrà presumibilmente vedere  nel prossimo incontro del 26 luglio nella serata di  presentazione dello studio sulla “Bonifica” dei territori soggetti a scavo.

 

Questo si  sarà un evento !  Sontuosamente annunciato   da una ricca brossura molto diversa  dal miserando avviso prodotto dal Comune per la serata sul Piano Cave: due spartani manifesti fotocopiati.

Ma si sa:   i trionfi come i giochi gladiatori si celebravano anche per mascherare le difficoltà.

 

Una vicenda , quella delle Cave , che sarà consegnata  in eredità alle generazioni future, forse più accorte per necessità che sensibilità,   comunque un pesante lascito che condizionerà   per ancora mezzo secolo il territorio , più di quanto fatto nel passato.

 

 

I grandi assenti

 

Infine tre ultime brevissime annotazioni:

 

1. Per la parte residuale di governo che spetta a questa amministrazione, si deve  chiedere e pretendere uno scatto di orgoglio in favore del diritto,  il recupero  di una dignità che il ruolo impone, la riaffermazione di un atteggiamento e  disposizione  intellettuali per  la  puntuale applicazione delle regole e delle tante norme che pur ci sono ma che la pigrizia,  il quieto vivere accantonano .

 

2. Un forte segnale di discontinuità, l'attuazione di quanto prescritto dal  nuovo Piano,  l'espressione  di  una volontà di cambiamento, devono  trovare compimento nella netta irrinunciabile cesura con i soggetti che in questi anni (troppi) hanno agito e interagito in condizioni monopolistiche.

 

Esperti e consulenti, spesso portatori di conflitti di interesse, dovranno lasciare spazio a persone nuove, meglio se giovani e libere da condizionamenti ideologici. Un nuovo Coordinatore dunque

Un soggetto che goda  si della fiducia degli operatori economici , cui spetta l' onere economico, ma soprattutto  sia consapevole del ruolo di rappresentante e tutore di  un importante momento della vita  della collettività. 

 

Sta  alle forze politiche ma soprattutto al Sindaco   presentare una terna di professionisti  omogenei e intercambiabili , per escludere sin da subito ogni dubbio di debolezza e  di compiacenza  tali da sminuirne la funzione o peggio svuotarne con troppo anticipo  l' autorevolezza.

 

3. Dov'era infine , la cittadinanza di Pilcante? Solo quattro le persone il sala. Eppure le frazioni vicine ai margine delle aree estrattive sono e saranno le più colpite da disagi, rumori, polveri, traffico:  da un complessivo scadimento della loro qualità della vita.

 

Questa dovrebbe essere  preminentemente una  loro “battaglia” ,  un ' esigenza  per loro stessi e i propri figli.

L'associazionismo partecipa, sollecita, promuove, si schiera a fianco di coloro che  per primi vivono le problematiche e fanno  propria la causa.

 

Ai cittadini di Pilcante  si porrà quanto prima un altro interrogativo sulla destinazione di parte del proprio territorio.

Il possibile paventato  “ esproprio” di un bene pubblico, ancora in zona, ancora in favore di soggetti conosciuti. Piazzina potrà vivere ed essere goduta come bene collettivo, le sue acque costituire preziosa riserva per Pilcante  o essere  svenduta e sacrificata per il vantaggio di pochi.

Ma questo dovrà essere  oggetto di riflessioni  da parte della collettivita.

 

A Pilcante, Chizzola, S. Cecilia, alla Villetta, a S. Lucia le cave vanno bene? Sono un compromesso accettabile ? Benissimo ! Non si chieda in futuro la solidarietà e la partecipazione per situazioni che potrebbero anche precipitare.

 

Cordialmente

Luciano

 

*dal Latino: Attenti

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