Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

 

«Con la Cipriani trent’anni di soprusi»
Il Trentino  27 gennaio 2007 —   
 
 ALA. Il rio Sorne e la falda, all’altezza di Chizzola, è inquinato. Ma la tesi delle distillerie Cipriani è che il problema non li tocca. Altri possono essere gli agenti inquinanti. A partire dai contadini. Una tesi che ha fatto sbottare il vicepresidente della Federazione coltivatori Paolo Saiani: «Siamo alla beffa: da anni la distilleria rovina la vita del paese. Ma sarebbe colpa nostra. Intollerabile».
 Tutto parte da un dato di fatto: il torrente Sorne è fortemente inquinato, altrettanto di può dire della falda e dei pozzi artesiani. Per questo il Comune ha vietato di bere quell’acqua e l’Appa ha iniziato a monitorare la falda circostante le distillerie Cipriani. «La notizia non mi trova impreparato - osserva Saiani - già da tanti anni questo stabilimento ha fortemente condizionato la qualità della vita dei residenti di Chizzola».
 Un paese, Chizzola, che con la distilleria fa i conti da trent’anni. Una convivenza in parte positiva, perché in paese ci si conosce tutti e si finisce per diventare quasi amici e perché l’azienda ha portato lavoro. Ma in parte difficile. Fatta anche di disagi, che Saiani spiega minuziosamente. A partire dai fumi, che «arrivano fino a Pilcante», fino agli odori «nauseabondi. Ormai la gente di Chizzola è abituata, ci fa relativamente poco caso. Ma lo dicono tutti: in alcuni giorni non si respira, è insopportabile». E poi la viabilità pesante: «Ne sanno qualche cosa in via Zenatti. E’ un problema che in certi periodi diventa davvero serio, sia per il pericolo, sia per l’inquinamento acustico. Anni fa avevano installato dei dissuasori. Ma quando i tir rallentavano, il rumore diventava insopportabile. Hanno dovuto eliminarli».
 Poi i timori, sempre presenti, di incidenti: «Non dobbiamo andare tanto indietro nel tempo: due anni fa, quando è scoppiata la cisterna. E nei piani di evacuazione in caso di pericolo si parla di un raggio di 5 chilometri».
 Fino ad arrivare al nodo dolente, inquinamento, sversamenti. «Non parlo di responsabilità. Ma è un fatto che l’alveo del torrente Sorne, a monte della distilleria, è più o meno pulito e a valle è melmoso. E’ un fatto che prima della realizzazione del depuratore i liquidi venivano buttati nell’acqua dopo qualche giorno di decantazione. Tempo fa usavano pure le canalette del consorzio irriguo: le abbiamo dovute cambiare, l’acqua a 40 gradi col tempo le ha colate».
 «Non spetta certo a me stabilire responsabilità - conclude Saiani - resta però il fatto che non posso tollerare che le colpe vengano addossate agli abitanti e in particolare agli agricoltori. Dopo tanti anni di soprusi e malcelate sopportazioni, ai residenti tocca, ora, oltre il danno anche la beffa. A chi ha vissuto in questi anni nella zona verrà da chiedersi con quale coraggio si cerchi di smentire l’ovvietà dei fatti facendo ricadere la responsabilità su altri».
-Chiara Zomer
 
 
 
“Da due mesi l’orribile puzza non c’è più”
Il Trentino  09 febbraio 2007 —  
 
 ALA. «Una cosa è certa: l’odore terribilmente nauseabondo cui noi di Chizzola siamo abituati da anni, da un paio di mesi non si sente più».
 Lo dice Francesco Saiani, responsabile di Coldiretti in Vallagarina, riferendo un dato di fatto che è però difficile non mettere in relazione con la sospensione da parte delle Distillerie della lavorazione di melassa. La categoria, nella zona, si è preoccupata anche per il possibile inquinamento dell’acqua attinta dai pozzi: c’è una ben riposta speranza che l’allarme sia eccessivo, ma è altrettanto vero che gli uffici provinciali per la tutela dell’ambiente hanno chiesto la disponibilità di alcuni proprietari per dei controlli e prelievi di campioni nei pozzi, proprio allo scopo di escludere che i problemi possano riguardare la falda e non solo canale Biffis e rio Sorne.
 La vicenda delle Distillerie Cipriani sta interessando dunque sindacati, contadini, residenti. E inevitabilmente anche la politica. Paolo Saiani, segretario dei Ds alensi, lamenta che il Comune di Ala sta brillando per assenza in questo frangente: «Fin dai tempi del mandato consiliare di Giampaolo Armani, il nostro partito ha segnalato, pungolato, chiesto chiarimenti sull’impatto ambientale delle distillerie. C’è sempre stata una sottovalutazione del fenomeno: finchè non risultavano scarichi fuori legge, nulla è stato fatto. E a tutt’oggi, nessun pozzo è stato sigillato in via precauzionale. Poi ci si accorge dei problemi a cose fatte».
 
 
 
Distillerie, lunedì il piano per ripartire
Il Trentino 10 febbraio 2007 —   
 
 ROVERETO. C’è una schiarita, sul fronte Distillerie Cipriani, che autorizza a ipotizzare una prossima ripartenza dell’attività industriale, ma nel rispetto delle acque e dell’ambiente. Ieri mattina c’è stato in Procura l’annunciato vertice tra il sostituto procuratore Fabio Biasi - titolare dell’inchiesta - l’Azienda provinciale Appa nella persona del dottor Gianfranco Cescatti e del dottor Stefani, il nucleo di polizia giudiziaria della forestale e l’avvocato Mario Dapor, che tutela i fratelli Cipriani.
 Dal palazzo di giustizia si è usciti con una sostanziale intesa su questo percorso: già lunedì l’ingegnere roveretano Alessandro Bettini - particolarmente esperto in materia - stenderà un primo progetto per conto delle distillerie, in cui sarà pianificato nel medio termine il potenziamento del depuratore aziendale, oggi (lo dice anche il Pm Biasi) gravemente inadeguato. Il magistrato è a sua volta disposto - se il progetto, sottoposto all’Appa, risulterà credibile e serio - a rimuovere i due provvedimenti di sequestro che ora impediscono totalmente gli scarichi e quindi l’attività dell’azienda, e l’hanno così spinta a fermare le macchine e spedire tutti i trenta dipendenti in ferie forzate. La soluzione prospettata salverebbe capra e cavoli: i Cipriani hanno già chiarito che restare fermi per lunghe settimane equivarrebbe a far chiudere per sempre le distillerie. Nel modo abbozzato ieri dall’avvocato Dapor, si riuscirebbe invece a riprendere la produzione di alcol alimentare, ma con l’impegno primario di rimediare quanto prima alle carenze tecniche in tema di depurazione delle acque di processo.
 «In sostanza - spiega il legale roveretano - si tratterebbe anzitutto di svuotare completamente il depuratore, per poi sostituire le turbine con altrettante più potenti. In seguito è chiaro che si ripartirebbe scaricando i residui trattati nel canale Biffis, evitando il rio Sorne che ha una portata talmente ridotta da non poter sopportare immissioni. E’ altrettanto certo che la Cipriani non tratterà più le melasse come materia prima e che non scaricherà più nelle Sorne se non eventualmente acqua di raffreddamento degli impianti».
 Se il piano d’intervento pronto per lunedì verrà approvato, la difesa delle distillerie non procederà nemmeno a impugnare il sequestro delle tubazioni dirette nel Sorne. Del primo sequestro di ottobre - quello che ha impedito lo sversamento nel Biffis - è già stato invece chiesto a suo tempo la rimozione, ma anche questo aspetto sarebbe superato dall’accordo complessivo sul potenziamento del depuratore interno e sulla ripresa dell’attività produttiva.
 Il dottor Biasi dice di tenere in grande considerazione l’aspetto occupazionale e quindi l’urgenza di non atterrare l’azienda, ma nel contempo di voler ascoltare attentamente dagli esperti dell’azienda provinciale per l’ambiente la valutazione sulla affidabilità degli interventi di miglioria prospettati per le Distillerie Cipriani, fabbrica per molti aspetti invecchiata e decisamente non più coerente con il rispetto ambientale. (l.z.)
 
 
Serravalle/ I tecnici dell'Appa al lavoro, sospetti sugli scarichi
Bloccati i pozzi della Cipriani
Inquinamento nel Sorne, ordinanza del Comune
l’Adige  13 gennaio 2007
 
di MARCO NIRO Da qualche giorno, il torrente Sorne, affluente di destra dell'Adige a Serravalle, risulta visibilmente inquinato da una sostanza rossastra, nei pressi delle Distillerie Cipriani. Due mesi fa circa, la Procura di Rovereto, sulla base della documentazione fornita dai tecnici dell'Appa, aveva sigillato lo scarico della ditta nel canale Enel (anch'esso affluente dell'Adige), che era risultato gravemente inquinato. Dopo il sigillo, alla ditta è rimasto solo uno scarico in cui far defluire i residui della depurazione, quello appunto nel torrente Sorne. Siamo daccapo? «Mi attendo che l'inquinamento del canale Enel cessi», ci aveva confidato allora il direttore del Settore Laboratorio e Controlli dell'Appa Gianfranco Cescatti, che siamo tornati ad interpellare per conoscere quali sono stati gli sviluppi. «Nel canale Enel l'inquinamento enorme che avveniva prima della chiusura dello scarico della Cipriani è in effetti cessato, a dimostrazione che era proprio l'attività della ditta a causarlo. Ma in compenso sono emersi altri problemi». Ci può spiegare meglio? «Va ricordato che, da due mesi, la Cipriani ha rinunciato alla lavorazione delle melasse, che rappresentava l'80% della sua attività ed era la principale fonte dei liquami che finivano nel canale Enel. Oggi, la distilleria lavora solo vinacce, vinelli vari e fecce. Ma, nonostante questa consistente riduzione, dai risultati che abbiamo è evidente che l'inquinamento continua». Il Sorne vi risulta dunque inquinato? «In maniera molto grave. I nostri monitoraggi evidenziano che tale inquinamento si è manifestato e persiste proprio da quando la ditta può utilizzare solo lo scarico nel torrente. E la situazione si è aggravata in questi ultimi giorni». Gli ispettori dell'Appa stanno effettuando ripetuti prelievi di campioni sul posto. «Stiamo cercando di capire - informano gli ispettori - se è imputabile all'attività della ditta anche la tracimazione di melma rossastra avvenuta in questi giorni da un vecchio pozzo della Cipriani, nei pressi del Sorne». In effetti, nel torrente sono visibili chiazze rossastre in corrispondenza della bocca di uno dei numerosi pozzi che la ditta possiede, dai quali attinge l'acqua per le proprie lavorazioni. Potrebbe dunque essere che la ditta abbia usato il vecchio pozzo come nuovo corridoio di scarico? «Non possiamo dirlo con certezza. C'è anche l'ipotesi di problemi alla rete fognaria. Stiamo cercando di fare chiarezza». Il Comune di Ala, dopo le informazioni ricevute dall'Appa, ha emesso ieri un'ordinanza cautelare per inibire l'uso dell'acqua dei pozzi presenti nell'area. «Ma per l'acqua dell'acquedotto non c'è alcun problema», tiene a precisare il sindaco Giuliana Tomasoni. Al di là di questo, dall'Appa non hanno dubbi sul fatto che il depuratore della distilleria non sia in grado di funzionare in maniera efficace. «Analisi chimiche e biologiche di campioni prelevati nelle varie fasi del depuratore - informa Cescatti - dimostrano ch'esso produce un attività depurativa non sufficiente. Durante la fase del processo depurativo, le analisi hanno evidenziato addirittura un refluo più inquinato di quello che entra nello stesso depuratore».
 
 
 
All’Appa il progetto Cipriani
Il Trentino  15 febbraio 2007 —   
 
 ROVERETO. E’ stato fissato per questa mattina, negli uffici dell’Agenzia provinciale protezione ambiente, l’incontro di valutazione del progetto presentato dalla Distillerie Cipriani, di Chizzola. Dovrebbe essere il momento decisivo, per capire se e quale futuro possa avere l’azienda. E quindi se l’attività può riprendere e a quali condizioni, anche eventualmente in attesa del miglioramento dell’impianto di depurazione delle acque “offerto” dai Cipriani per uscire dal congelamento dell’attività.
 Intanto a Chizzola si sta organizzando un comitato, che nasce con lo scopo di tutelare, assieme a quelli produttivi ed occupazionali che nessuno sottovaluta, anche gli interessi dei residenti nel paese. Un primo incontro informale tra gli interessati è avvenuto martedì sera. Ne uscirà un volantino di informazione e sensibilizzazione sul problema della convivenza con la distilleria. E la proposta di un incontro pubblico sul tema lunedì prossimo. Interlocutore naturale del comitato, l’amministrazione comunale di Ala. Alla quale chiede di non trascurare nessuna delle parti coinvolte in questa vicenda.
 
 
 
«Cipriani al lavoro? Prima il depuratore»
Il Trentino  18 febbraio 2007 —   
 
 ROVERETO. «Le Distillerie Cipriani hanno fretta di riprendere a produrre? Bene, è la ditta stessa che non deve perdere tempo: stenda un progetto vero di potenziamento del depuratore e realizzi le migliorie il più rapidamente possibile». Parla chiaro Gianfranco Cescatti, responsabile del settore laboratorio e controlli dell’Appa, l’azienda provinciale per la protezione dell’ambiente. Il dirigente non accetta che l’azienda di Chizzola - bloccata dal sequestro dei due scarichi nel canale Biffis e nel rio Sorne - cerchi scappatoie ritenute inaccettabili, del tipo «intanto fateci lavorare e scaricare, poi sistemeremo il depuratore».
 «Ragionamento che l’Appa non può avallare. Diciamo anzitutto - spiega Cescatti - che, contrariamente a quanto apparso, la Cipriani non ha ancora presentato alcun progetto. L’ingegner Bettini ha formulato in due paginette un’ipotesi di larga massima per delle migliorie che i proprietari prometterebbero di realizzare, non prima di avere completato la lavorazione delle vinacce presenti in azienda. Ma senza garanzie precise noi non possiamo dare nessun via libera, per questo nell’ultima riunione abbiamo chiesto che ci venga sottoposto un progetto vero, capace di garantire per il futuro sversamenti accettabili nelle pubbliche acque. Noi ci impegniamo a valutare questo progetto a tempo record, ma è l’azienda che adesso deve correre e anche metterci i soldi necessari: i lavori devono essere progettati e anche realizzati. Capiamo benissimo i problemi occupazionali, ma diciamo che tutto si può fare in tempi ragionevoli se c’è la buona volontà dell’azienda. Eseguite le migliorie al depuratore, autorizzeremo le Distillerie a scaricare i residui nel rio Sorne, ben sapendo che a monte ci sarà una depurazione ben migliore dell’attuale e ben sapendo che l’azienda non tratterà più la melassa, materia prima dall’impatto ecologico fortissimo».
 E l’ipotesi, balenata l’altro giorno, di una trasformazione radicale degli impianti di Chizzola, con il passaggio alla produzione di biocarburante?
 «L’idea che in Trentino si avvii una fabbrica di questo genere la trovo semplicemente entusiasmante, ma dico pure che non s’improvvisa in quattro e quattr’otto: occorre una qualità di impresa d’alto livello, occorre il tasso tecnologico di aziende specializzate e serissime. Quella dei Cipriani a me è sembrata una boutade o poco più, così come il simpatico invito a fare della Provincia il primo cliente per questa ipotetica nuova attività».
 Messaggio forte e chiaro per Chizzola, intanto: per riaprire la fabbrica occorre metterla in regola, non si speri in comode scorciatoie. (l.z.)
 
 
 
Distillerie Cipriani, c’è il dissequestro
Il Trentino  10 marzo 2007 —   
 
 ROVERETO. Il sostituto procuratore Fabio Biasi ha firmato ieri mattina il decreto che toglie il sequestro allo scarico finale delle Distillerie Cipriani nel rio Sorne. L’Appa - azienda provinciale per l’ambiente - ha dunque dato l’atteso parere favorevole al progetto presentato dalla ditta di Chizzola per un prossimo, definitivo ammodernamento del proprio depuratore, condizione imposta nelle scorse settimane dalle autorità per la ripresa della normale attività industriale (che oggi è mirata a produrre alcol etilico).
 Il Pm Biasi ne ha preso atto e permette ora al titolare Emanuele Cipriani di riprendere temporaneamente l’attività produttiva, allo scopo di non far deperire definitivamente le vinacce e la feccia stoccate e in attesa di lavorazione. Il decreto firmato ieri consente insomma di esaurire le giacenze di materia prima in magazzino, ma pone fin da subito delle serie prescrizioni a tutela delle pubbliche acque: 1) rimane interdetto lo scarico nel canale Biffis, in quanto poco controllabile; 2) s’impone sullo scarico nel Sorne l’applicazione di un autocampionatore, che di fatto consentirà un controllo costante del liquido sversato nel rio e l’eventuale violazione dei parametri fissati dalla legge per ogni tipo di sostanza inquinante; 3) si indica un termine massimo di 75 giorni per completare la lavorazione delle giacenze; 4) s’impone di riferire costantemente ogni passaggio di questa fase lavorativa provvisoria.
 Con tutte queste prescrizioni, le Distillerie possono finalmente richiamare il personale al lavoro e rimettersi a produrre. Finiti i 75 giorni, l’azienda dovrà dedicarsi alla fase più importante: l’adeguamento tecnologico del depuratore, con il potenziamento delle turbine, così da mettersi in condizione di non provocare sversamenti fuorilegge e di proseguire quindi la propria attività industriale nel rispetto dell’ambiente circostante. Quando sarà verificato il raggiungimento di questo standard qualitativo del ciclo delle acque, è verosimile che venga meno anche il primo sequestro sullo scarico sotterraneo nel canale Enel del Biffis, apposto il 30 ottobre scorso su ordine del Gip Dieni.
 Il percorso che si profila è molto lineare: si evita un grosso danno economico alle distillerie, consentendo loro di lavorare la materia prima già in casa, ma lo si fa pretendendo il rispetto pedissequo delle norme sulle acque; si «obbliga» l’azienda a investire nella ristrutturazione del proprio sistema di depurazione delle acque, in modo da garantire una soluzione di lungo periodo. Si vedrà se poi Cipriani deciderà addirittura - dopo aver abbandonato l’utilizzo come materia prima della melassa, che produceva puzza e forte impatto sulle acque - di cambiare radicalmente produzione, passando dall’alcol ai cosiddetti ecocombustibili, come ha ipotizzato.
- Luca Zanin
 
 
Chizzola: riparte la distilleria
Il Trentino  24 marzo 2007 —   
 
 CHIZZOLA. Gli interventi realizzati e il piano di sistemi di sicurezza messo in campo ha convinto la Procura. Manca solo un parere (dato a questo punto per abbastanza scontato) dell’Appa perchè la Distillerie Cipriani di Chizzola veda togliere i sigilli almeno ad uno dei suoi scarichi. E possa quindi riprendere l’attività, almeno per il tempo necessario per smaltire le materie prime stoccate e che rischiano di diventare inservibili nelle more degli adeguamenti di impianti pianificati.
 E’ quanto è emerso dall’incontro di ieri mattina in Procura. Con la conferma che Biasi ritiene quanto fatto sufficiente ad integrare le condizioni richieste per la ripresa parziale dell’attività. Anche se l’azienda resta una “sorvegliata speciale”. Il dissequestro materiale degli scarichi è atteso non oltre lunedì prossimo. Quando saranno dunque riavviate le lavorazioni, ferme da inizio febbraio.
 
 
La distilleria riparte a ciclo chiuso
Il Trentino  29 marzo 2007 —   
 
 ALA. Da ieri la Distillerie Cipriani può riprendere a lavorare. Anche se materialmente, per i tempi di avvio delle caldaie, solo stamattina potrà partire l’attività produttiva vera e propria.
 Gli uomini della procura (che a suo tempo posero materialmente i sigilli su entrambi gli scarichi della distilleria: quello nel canale Enel e quello nel rio Sorne) ieri mattina hanno dissequestrato lo scarico nel Sorne. Rimuovendo i sigilli. Il limite è comunque rigorosissimo: da lì la dittà potrà immettere nel piccolo torrente solo le acque di raffreddamento degli impianti. Acqua pulita, tanto per essere chiari. Il depuratore, pure modificato con l’immissione di ossigeno e nuovi fanghi attivi, per ora dovrà lavorare «a ciclo chiuso». Vuol dire che i reflui ed i fanghi saranno stoccati all’interno dell’azienda, per essere poi smaltiti in impianti specializzati o nelo stesso depuratore aziendale quando sarà in piena (e provata) efficienza.
 La riapertura per le sole acque di raffreddamento consente di ripartire con le lavorazioni in attesa che le modifiche strutturali agli impianti di depurazione rendano possibile una ripresa a pieno regime, con scarichi (nel canale Enel) ritenuti anche dall’Agenzia per l’ambiente rispettosi dei parametri di legge per quanto riguarda il carico inquinante. Per arrivare a quel momento servono appunto tempo per gli interventi ma anche una riattivazione graduale del depuratore. Che come tutti i sistemi basati su processi biologici (nel caso specifico, sono dei batteri a dover digerire i residui organici della distillazione) ha bisogno di lavorare per diventare efficiente. Questo, assieme all’urgenza di smaltire le materie prime stoccate (vinacce) prima che scadano i termini per la campagna produttiva 2007 ha suggerito questa sorta di riapertura parziale della distilleria.
 Quanto alle garanzie, quelle offerte dalla stessa azienda di Chizzola dovrebbero mettere al riparo da qualsiasi rischio. Sullo scarico riaperto ieri dai tecnici della procura, sonos tati montati dei sensori in grado di rilevare in continuo la presenza eventuale di inquinanti. Non appena si verificasse lo sversamento nel rio Sorne di qualcosa di diverso dall’acqua pura (anche se tiepida) di raffreddamento, il processo sarebbe immediatamente interroto e lo scarico nuovamente sigillato.
 La fase attuale dovrebbe durare alcune settimane.
 Resta tutto da definire poi il futuro della Distillerie Cipriani, sia dal punto di vista produttivo che da quello occupazionale. In questo ormai lungo periodo di forzata inattività, la proprietà ha avanzato anche ipotesi di conversione degli impianti, puntando alla produzione di alcol per autotrazione e lasciando la tradizionale attività sull’alcol alimentare. Cambierebbero le materie prime impiegate e quindi l’intero ciclo produttivo. Ma sarebbero necessari anche corposi investimenti ed un “mercato” che ancora in Trentino non esiste.
-Luca Marsilli
 
 
Pozzi inquinati? Non si sa
Il Trentino  12 aprile 2007 —   
 
 ALA. “Credevamo che l’Amministrazione fosse il nostro interlocutore privilegiato e il nostro alleato, invece scopriamo che ci si trincera dietro la magistratura, dietro i tecnici provinciali e non si danno le risposte che attendevamo”. Non nasconde la sua delusione il Comitato pro Chizzola e la gente stessa del paese, accorsa in gran numero in Consiglio comunale. Il tema, delicato, dell’inquinamento e dei pericoli ambientali dovuti alla presenza della «Distillerie Cipriani» era all’ordine del giorno grazie a due interrogazioni. Di Antonio Cipriani (Margherita) e di Angelo Trainotti (Impegno civile).
 Precise le richieste di entrambi: conoscere i risultati delle analisi e la portata reale dell’inquinamento dei pozzi artesiani, avere garanzie circa la potabilità del pozzo che serve l’acquedotto comunale, conoscere la pericolosità dei fumi e dei reflui emessi con la ripresa dell’attività della distilleria. Capire in generale se esista un pericolo per la salute pubblica.
 Giuliana Tomasoni ha dato risposte piuttosto precise su alcuni punti: “La Distilleria oggi, alla ripresa parziale dell’attività, è sotto controllo, non abbiamo dati che segnalino pericoli per la salute”. Ma soprattutto il sindaco ha cercato di tranquillizzare circa il temuto inquinamento dell’acquedotto: “il pozzo è monitorato costantemente, le analisi assicurano assoluta potabilità dell’acqua.” E’ rimasta aperta e con un gran punto interrogativo la questione dei dati delle analisi sui pozzi artesiani. “C’è un’indagine della magistratura in corso” dice in sostanza il Sindaco, “non possiamo divulgare quei dati”. Giuliana Tomasoni aggiunge però di aver chiesto alla magistratura di poter render pubblici quei dati.
 Una spiegazione che non ha convinto più di tanto interroganti e pubblico, a maggior ragione perché sulla presunta “secretazione” dei dati delle analisi l’assessore Cavagna non è parso proprio della stessa opinione del sindaco.
 L’ordinanza dello scorso gennaio vietava il prelievo e l’utilizzo di acqua ad uso potabile dai pozzi entro l’area ritenuta a rischio. La stessa ordinanza invitava anche, in via cautelativa, a non prelevare e utilizzare l’acqua di quei pozzi - otto in tutto - anche per altri usi. Su questo secondo aspetto rimane - hanno fatto notare in molti- un problema aperto: quali cautele usare? quali usi evitare? la necessità di irrigare c’è e sarà presto impellente. Il Comitato ha fatto presente che già da quei pozzi acqua ne è stata pompata, per usi agricoli.
 Una situazione che permane quindi delicata e che impone scelte rapide e soluzioni chiare, sicure e definitive. E’ in sintesi il concetto espresso dai rappresentanti del Comitato di Chizzola a cui è stato concesso di esprimere in aula alcune osservazioni. “Speravamo in qualche risposta più precisa alle molte domande che la gente di Chizzola si pone e ha posto all’Amminisrrazione - hanno detto Lorenzini e Romani - vorremmo conoscere i dati dell’inquinamento all’atto della sospensione dell’attività in distilleria, e quello attuale dei pozzi; non abbiamo risposte sulla pericolosità dei fumi; non si è parlato degli odori insopportabili, né della pericolosità dello stoccaggio dei prodotti” Non è sembrata una dichiarazione di guerra, ma il comitato terrà alta la guardia. (pa.m.)
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