Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

«Chizzola aspetta ancora risposte sulla sua salute»
Il Trentino  03 gennaio 2008 —   
 
 ALA. Il comitato «Ambiente e salute» di Chizzola torna a farsi sentire, in un momento in cui sembra sceso il silenzio sulla vicenda - occupazionale, ambientale e amministrativa - delle Distillerie Cipriani e del loro futuro.
 L’intervento del comitato è innazitutto una risposta a chi voleva «tirarlo per i capelli» nella polemica tra sindacato e comune di Ala. «A noi - scrive il comitato - compete soltanto il compito di vigilare e denunciare, nella legalità, situazioni che possono nuocere alla salute e all’ambiente in cui vive la nostra comunità. Non intendiamo essere fagocitati nè da politiche di destra nè di sinistra, o entrare nel merito di valutazioni tecniche per le quali sono preposti specifici organi competenti. Men che meno intendiamo farci coinvolgere in polemiche, pur avendo apprezzato la posizione coerente e di rispetto per la cittadinanza assunta dall’assessore Cavagna». L’auspicio del comitato è che anche «il nuovo assessore segua la vicenda con lo stesso interesse del predecessore» anche perchè i problemi ancora aperti non mancano. A partire dai pozzi, ancora sotto sequestro, per finire all’atteso progetto di riconversione dell’attività dell’azienda che dia garanzie di occupazione ma anche di rispetto di ambiente e salute pubblica.
 Frecciatina finale al sindaco Tomasoni: «non siamo rappresentanti “autoproclamati”, come si legge in una sua risposta ad una recente interrogazione, ma nominati e sostenuti da oltre 300 firme di censiti della frazione». E in questo ruolo il comitato dichiara tutto il suo impegno e la sua determinazione per continuare a vigilare sulla salute pubblica degli abitanti di Chizzola. (pa.m)
 
 
Chiusa l’indagine: Cipriani dal giudice a febbraio
Il Trentino 04 gennaio 2008 —   
 
 ROVERETO. L’indagine penale si è chiusa, formalizzando l’accusa di danneggiamento delle acque e violazione della normativa per lo smaltimento dei rifiuti del 2004. E dalla procura il fascicolo è passato al Gup: già fissata anche l’udienza, a febbraio. In quella sede Emanuele e Giancarlo Cipriani, i gestori della Distillerie Cipriani di Chizzola che continuano a negare qualsiasi responsabilità, potranno contestare le conclusioni opposte dell’accusa.
 Qualche settimana fa, proprio a conclusione dell’indagine, il Gip Di Fazio aveva dissequestrato anche l’ultimo scarico dell’azienda “sigillato”: quello che mette in collegamento gli impianti direttamente con il canale Enel, che in quel punto passa in roccia a una ventina di metri di profondità. Alla Cipriani i tecnici erano arrivati partendo addirittura da Verona: nell’acqua del fiume si trovavano dei microorganismi che prosperano sugli scarti di lavorazione di distilleria. Risalendo il fiume, sparivano a monte della confluenza del canale Enel. Risalendo anche il canale, si arrivò a Chizzola e a quello scarico sotterraneo, autorizzato, nel pozzo che devia nel canale gran parte delle acque del torrente Sorne.
 E’ passato più di un anno, da quando la procura sigillò quello scarico. In un succedersi di eventi che vide l’azienda ottenere la possibilità di scaricare provvisoriamente nel torrente Sorne, ma poi, alla luce dello stato in cui si ridusse immediatamente il torrente, perdere anche quello “sfogo” e quindi sospendere del tutto l’attività.
 Ad oggi si può considerare chiusa la parte di rilevanza penale della vicenda, ma restano aperti tutti gli altri fronti. La Distillerie Cipriani ha chiesto a dicembre la cassa integrazione per un anno per tutti i suoi dipendenti: una ventina. Nell’arco dell’anno, parte di loro maturerà l’età pensionabile. Ma nella domanda di cassa, si precisa che gli altri saranno riassorbiti dalla nuova attività che una nuova società (sempre i fratelli Cipriani, ma con altri soci) avvieranno nello stabilimento. Un progetto definitivo non c’è o se c’è non è noto. Ma si ipotizzarono due attività distinte: la rettifica di alcoli importati dall’estero (quindi una sostanziale raffinazione di prodotto grezzo, che avrebbe un impatto molto minore della distillazione partendo da vinacce e melasse) e l’avvio della produzione di betanolo. E quest’ultimo è il fronte più interessante. Il betanolo è un combustibile alternativo agli idrocarburi classici, e per una direttiva Cee dal 2010 tutti i carburanti ne dovranno contenere una percentuale. In Italia non è prodotto: qualcosa in Spagna e molto in Brasile. In Trentino potrebbe essere ricavato dagli scarti di lavorazione del legno, invece che da mais e canna da zucchero che sono le fonti tradizionali. Qui però l’imprenditoria si ferma e dovrà entrare in gioco la politica. Perchè all’inizio (senza mercato, di fatto) l’investimento non sarebbe redditizio. Ma partire per primi darebbe alla distilleria Chizzola e al Trentino un vantaggio notevole. L’auspicio del sindacato è che si prenda quella strada. Salvando l’azienda ma facendo anche un primo passo concreto verso produzioni energetiche alternative.
-Luca Marsilli
 
 
Il Comune di Ala in aula contro i Cipriani
Il Trentino  22 febbraio 2008 —   
 
 ALA. La giustizia chiede loro conto dell’inquinamento di acque (l’Adige) e di smaltimento irregolare di rifiuti; il comune di Ala si affianca all’accusa, nel domandare oltre alla condanna anche il risarcimento dei danni che ha subito. Di immagine, ma anche materiali: a seguito dell’inquinamento - ipotizzato - della Cipriani, per esempio, sono rimasti inutilizzati per mesi i pozzi della zona.
 L’udienza a carico di Emanuele e Giancarlo Cipriani, i gestori della Distillerie di Chizzola è stata fissata per giovedì prossimo. E nei giorni scorsi il comune di Ala ha depositato in cancelleria la propria costituzione di parte civile. Una scelta tecnica - consente al comune di partecipare al processo, proponendo prove e testimonianze e collaborando per la ricostruzione di un quadro più completo possibile - ma anche di merito: il comune ritiene di essere stato danneggiato, sia direttamente, per le contromisure adottate ed il danno di immagine derivato a tutto il suo territorio, che come rappresentante dei suoi censiti.
 Per il momento quella dell’amministrazione aviense, che si è affidata all’avvocato Germano Berteotti, è l’unica costituzione di parte civile. Ma è difficile immaginare che altre non se ne aggiungano. L’accusa è di avere inquinato le acque del canale Enel da Chizzola fino alla confluenza nell’Adige e poi dell’Adige almeno fino a Bussolengo: è da lì che trovando degli indicatori biologici di inquinamento da distilleria gli inquirenti sono risaliti fino alla Cipriani. Quindi potenzialmente danneggiati sono tutti coloro che sull’Adige e i territori che attraversa hanno degli interessi economici o morali. Per paradosso, dai comuni rivrieraschi fino alle associazioni ambientaliste. Inoltre si sono i vicini dello stabilimento. Che dall’inquinamento ipotizzato non hanno certamente tratto benefici. L’elenco, insomma, potrebbe allungarsi e di parecchio.
 Dal punto di vista legale, i titolari dell’azienda hanno da sempre e con la massima fermezza protestato la propria innocenza. Non avrebbero inquinato nulla, e tanto ne sono convinti da avere citato per danni, in sede civile, l’Appa, i cui accertamenti hanno concluso il contrario.
 Sul fronte produttivo invece, l’azienda è ancora ferma. I dipendenti, una ventina, sono in cassa integrazione per un anno. Nel frattempo, parte di loro maturerà l’età pensionabile. Ma nella domanda di cassa, si precisa che gli altri saranno riassorbiti dalla nuova attività che una nuova società (sempre i fratelli Cipriani, ma con altri soci) avvierà nello stabilimento. Attività molto meno impattanti: la rettifica di alcoli importati dall’estero e l’avvio della produzione di betanolo, un combustibile alternativo ai derivati del petrolio che per una direttiva Cee dal 2010 dovrà essere miscelato in gasolio e benzina. In Italia non lo produce ancora nessuno, e rispetto al sudamerica, dove lo si ricava da mais e canna da zucchero, qui lo si potrebbe estrarre dai residui di lavorazione dell’industria del legno. Una scommessa sulla quale i Cipriani cercano di avere l’appoggio, determinante, dell’ente pubblico. Partire per primi in Trentino sarebbe un risultato anche per la Provincia, e darebbe ai Cipriani il vantaggio di essere già sul mercato al momento in cui il Betanolo sarà richiesto. Per contro senza un mercato attuale, solo scelte precise dell’ente pubblico potrebbero sostenere da subito la nuova attività.
 
 
Maxirisarcimento negato a Cipriani
Il Trentino  28 febbraio 2008 —   
 
 ROVERETO. Niente maxirisarcimento, per Emanuele Cipriani, presidente delle omonime Distillerie di Chizzola:
il giudice Riccardo Dies ha deciso ieri che Gianfranco Cescatti, già responsabile a Trento del laboratorio Appa (l’azienda provinciale per l’ambiente), non dovrà pagare nemmeno un euro di quei 4 milioni clamorosamente chiesti l’anno scorso dal proprietario dell’azienda alense.
 Cescatti, oggi in pensione, fu accusato dal Cipriani di avere talmente danneggiato la ditta - con il suo operato professionale e con i suoi commenti a mezzo stampa sui controlli ambientali eseguiti a Chizzola - da farle subire un gravissimo black out con le banche e quindi pesanti passivi di bilancio.
 La clamorosa contesa giudiziaria esplose nel periodo più delicato delle indagini avviate dal sostituto procuratore Fabio Biasi sugli scarichi della Cipriani. Il 30 ottobre 2006 era stato sottoposto a sequestro preventivo lo scarico finale delle distillerie nel canale Biffis, poi il 6 febbraio 2007 il tribunale roveretano sigillò anche l’altro scarico, quello nel torrente Sorne. L’azienda fu praticamente costretta a interrompere l’attività produttiva. Ebbene, Emanuele Cipriani si convinse che il Cescatti - sul fronte Appa - stesse accanendosi contro le distillerie di Chizzola, come avrebbero comprovato alcune sortite sui quotidiani locali, tali da «gettare discredito sulla società e creare ingiustificato allarme sociale» riguardo all’inquinamento del terreno e dei corsi d’acqua.
 L’atto di citazione del febbraio 2007 fu invece - secondo la tesi sostenuta dall’avvocato Nicola Canestrini per conto del Cescatti - «un tentativo di intimidazione verso il funzionario pubblico preposto alla verifica della legalità degli scarichi di acque reflue nelle acque pubbliche».
 Sulla controversia ha infine sentenziato il giudice Dies. Respinge la domanda dei Cipriani - tutelati dall’avvocato Nicola Stolfi - perchè indeterminata: non sarebbe insomma stato chiarito quali passaggi delle pubbliche dichiarazioni rese da Cescatti avrebbero superato il segno e perchè. Nel merito, il magistrato commenta che le interviste «a un sommario esame appaiono nulla più che una serena esposizione della posizione dell’Appa». Aggiunge poi, la sentenza, che Cipriani non ha spiegato perchè le dichiarazioni del Cescatti avrebbero da sole prodotto tutto il danno economico accusato dalla società, la cui attività produttiva, peraltro, era già dimezzata all’ottobre 2006.
 Per tutto questo, Dies respinge la domanda e condanna Cipriani anche a pagare le spese. Round perduto, dunque, mentre proprio oggi comincia in tribunale penale il processo per il supposto reato di inquinamento. Com’è noto, s’è costituito parte civile anche il Comune di Ala. (l.z.)
 
 
Il comune di Ala chiede 5 milioni a Cipriani
Il Trentino  29 febbraio 2008 —   
 
 ROVERETO. Il principale diritto leso è quello di ogni cittadino a vivere in un ambiente salubre, riconosciuto dalla Costituzione. E il comune di Ala è portatore di quel diritto in proprio, tanto da poter chiedere il risarmento del danno morale (di immagine, si potrebbe semplificare) derivante dai reati contro la salute dei cittadini.
 Sulla base di questo ragionamento ieri, all’apertura del procedimento contro Emanuele Cipriani per l’inquinamento, dal giugno 2005 all’8 febbraio 2007, del canale Enel, del torrente Sorne e, attraverso gli stessi, dell’Adige, il comune di Ala si è costituito parte civile con l’avvocato Germano Berteotti. Chiedendo un risarcimento da record: 5 milioni di euro. Meno di sette mila per le spese sostenute (dal 31 ottobre 2006 al 14 dicembre 2007 ogni giorno personale del comune ha dovuto compiere sopralluoghi sugli scarichi sequestrati alla distilleria) ed il resto come danno morale: il ristoro della mazzata alla qualità della vita dell’area e, di conseguenza, all’immagine dell’intero comune che il presunto inquinamento avrebbe causato.
 «Sono soldi - aggiungeva ieri l’assessore all’ambiente Zendri - che saranno destinati ad un fondo speciale per Chizzola. Utilizzandoli sia per il recupero ambientale che per il miglioramento della qualità della vita dell’area». E questo ovviamente in qualsiasi misura il giudice riterrà di quantificare il danno.
 Ovviamente tutto questo presuppone che Emanuele Cipriani sia ritenuto colpevole, come amministratore responsabile della Distillerie Cipriani, dei reati che gli vengono contestati. L’inquinamento del canale Enel e dell’Adige dal giugno 2005 (primo accertamento di inquinamento del canale) al 31 ottobre 2006 e poi l’inquinamento del torrente Sorne dal 31 ottobre 2006 all’8 febbraio 2007. Il periodo in cui, sequestrato lo scarico nel canale Enel, fu concesso alla distilleria di scaricare nel Sorne non più solo le acque di raffreddamento, come sempre, ma anche quelle di depurazione. Ovviamente purchè depurate.
 Dalla costituzione del comune di Ala, si desumono tutti quei dettagli che il capo di imputazione non può sviscerare. E fanno impressione.
 Secondo l’accusa, ogni giorno le lavorazioni della Distillerie Cipriani producevano 20 tonnellate di «borlande»: i residui della distillazione. Rifiuti non tossici o pericolosi, ma rifiuti. Significa 8000 tonnellate l’anno. Di quelle, solo 80 venivano dichiarate dalla ditta: si sapeva che fine facevano, insomma. Un centesimo. Le altre sparivano. Secondo l’accusa, buttate nel canale Enel: 20 tonnellate al giorno. Con picchi nelle ore serali e nel fine settimana, quando i controlli sono più rari.
 Non un accidente, ma un modo stabile di lavorare.
 E’ quello che l’accusa cercherà di provare con le analisi prodotte e con le testimonianze dei tecnici dell’Appaa. Il Comune di Ala la sosterrà anche con propri testimoni (Giovan Battista Martinelli, Mario Romani, Mauro Lorenzini, Eugenio Marchiori e Roberto Cipriani, Andrea Aiardi) e un proprio consulente tecnico: Carmelo Cannata. La difesa si affiderà a sua volta a propri tecnici. Per negare che di rifiuti si sia mai trattato.
-Luca Marsilli
 
 
Cipriani, sì alla «cassa»
Il Trentino  18 aprile 2008 —
  
 ROVERETO. Il 20 marzo scorso, il ministero ha messo i propri sigilli sulla cassa integrazione ai dodici dipendenti delle distillerie Cipriani, chiuse da circa quattro mesi. L’azienda aveva inviato regolare richiesta di anticipo dei fondi a Confidi, la quale si era appoggiata a un istituto di credito di fiducia. La banca però non ha ancora erogato un centesimo ai lavoratori. «Significa - si sfoga Stefano Montani (Cgil) - che da quattro mesi gli operai, oltre a non lavorare, non percepiscono alcuno stipendio, con immaginabvili conseguenze sulla propria vita privata e famigliare. Cosa devono fare i dipendenti per avere ciò che spetta loro di diritto? Incatenarsi ai cancelli?».
 
 
«Mancano 20 tonnellate di fanghi al giorno»
Il Trentino  30 maggio 2008 —   
 
 ROVERETO. Una mattinata di testimonianze, tra periti, tecnici dell’Appa e addetti a vario titolo alle lavorazioni alla Distillerie Cipriani, di Chizzola. E un marasma di dati su un tema che è tutto fuorchè semplice. Ma alla fine il problema sembra potersi ridurre a un punto: può un depuratore (e quello della Cipriani, non quello di una base Nasa) abbattere il 98,5 delle sostanze inquinanti negli scarichi? Per la Cipriani sì, e lo faceva. Per l’Appa no. E la distanza è anche la sostanza dell’accusa: inquinamento, per la parte di inquinanti che mancherebbero al bilancio finale.
 La teoria accusatoria - che ha portato nel frattempo alla chiusura dell’attività della distilleria - si basa su una serie di rilevamenti di fatto e di deduzioni conseguenti. E’ pacifico che a valle dell’immissione del canale Enel, in Veneto, la qualità delle acque dell’Adige peggioravano. E’ pacififico che la qualità delle acque del canale Enel è di classe 1 a monte di Chizzola e degrada a classe 3 a valle. Così come nessuno contesta che all’altezza di Chizzola nel canale confluiscono solo gran parte della portata del torrente Sorne e lo scarico della Cipriani, attraverso lo stesso pozzetto verticale. In quel tratto il canale scorre in roccia, a quasi 20 metri di profondità.
 L’Appa partì a quei dati di fatto. Assieme alla situazione produttiva, nota e accettata da tutti, della Cipriani: distillava melasse, producendo 400 metri cubi di reflui al giorno che immetteva in un proprio sistema di depurazione. E dichiarava (dichiara tutt’ora) di produrre circa 80 tonnellate di fanghi residui secchi di depurazione all’anno, di cui certifica lo smaltimento. Secondo i tecnici Appa, irragionevole. Mancano secondo i loro 7920 tonnellate anno di fanghi: 20 tonnellate al giorno. Che anche se non ne è mai stata trovata la prova diretta (mai nessuno ha colto qualcuno della Cipriani mentre scaricava fanghi, nè si è trovato un collegamento fisico tra impianti e scarico che permettesse quello sversamento clandestino) sarebbero state scaricate nel canale Enel. Non costantemente ogni giorno, ovviamente, ma approfittando delle ore serali o nottuirne e dei fine settimana, quando i controlli sono meno frequenti.
 La «guerra» di periti ieri in aula si è concentrata su queste 20 tonnellate «fantasma» di fanghi al giorno. Che per l’azienda, semplicemente non esistono. I fanghi, hanno spiegato, dopo il primo processo di digestione vengono fatti depositare. E la parte organica reimmessa in testa al processo di depurazione. I liquidi avviati alla fase finale: un ulteriore depuratore che scarica poi nel canale Enel acqua con livelli di inquinanti nei limiti di legge. Se perizie e dati tecnici alla mano, il giudice Di Fazio si convincerà che era proprio così, la Cipriani avrà aperta la strada per chiedere un risarcimento clamoroso: immagine, attività produttiva cessata, spese. In caso contrario, la condanna di Emanuele Cipriani - legale rappresentate della azienda di famiglia - è inevitabile. La sentenza all’ udienza del 23 ottobre.
 
 
 
Causa vinta costa 16 mila euro
Il Trentino 07 ottobre 2008 —   
 
 ROVERETO. Gianfranco Cescatti, tecnico Appa, fu preso di mira dalle Distillerie Cipriani, che chiesero un risarcimento record per presunti danni prodovocati dalle dichiarazioni fatte sulle verifiche ambientali in ditta. Vinse la causa Cescatti, ma il rimborso spese si fermò a 1.477 euro. Ora la giunta Dellai - preso atto che fu coinvolto nel processo per cause di servizio - gli rifonde altri 16.569 €, serviti per pagare l’onorario dell’avvocato Nicola Canestrini.
 Una seconda delibera di ieri prevede la resistenza al Tar contro Alberta, Stefano e Anna Torelli che hanno impugnato il Prg di Rovereto laddove nega l’edificabilità dell’ex cava a S. Giorgio.
 
 
 
Mancano carte a gennaio il caso Cipriani
Il Trentino  24 ottobre 2008 —
 
 ROVERETO. Poteva essere l’udienza decisiva, ma bisognerà attendere il 15 gennaio per avere la verità giudiziaria su quanto accaduto negli ultimi anni alla Distillerie Cipriani, di Chizzola. Il processo che vede il titolare, Emanuele Cipriani, accusato di avere inquinato l’Adige attraverso il rio Sorne ed il canale Biffis, smaltendo in modo irregolare i fanghi residui della distillazione di melasse, è stato ieri aperto ma subito rinviato. I difensori hanno chiesto che fossero acquisiti al fascicolo del magistrato degli atti non ancora versati, e che dovevano esserci. Quindi un adempimento tecnico, ma che ha reso inevitabile il rinvio.
 Solo a metà gennaio quindi il giudice Ettore Di Fazio scioglierà la matassa di opinioni opposte messa assieme in aula dai tecnici di accusa e difesa. E chiarirà se i Cipriani siano inquinatori o vittime di un clamoroso malinteso.
 
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