Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

 

           Presentazione dell’ “Analisi sulla zona estrattiva di Pilcante”      Senza titolo-2

 

 

 

L'argomento trattato non è senz'altro tra quelli più piacevoli e rilassanti da affrontare.

Lo consigliamo a chi, osservando da decenni lo stato di degrado del territorio di Pilcante, voglia comprendere le origini e la storia di tale degrado, ed eventualmente compilare una personale classifica di colpevolezza scegliendo tra i soggetti che hanno governato o interferito con il territorio.

Vogliamo inoltre smentire definitivamente chi, in modo intenzionalmente strumentale, vuole ridurre l'azione dell'Associazione per la Tutela del Territorio ad un attentato ai posti di lavoro che l'attività estrattiva, causa primaria del degrado, crea e mantiene.

L'Associazione ritiene che chiunque, rispettando le leggi, deve poter esercitare qualsiasi attività. Rispettando le leggi, per l'appunto.

E di leggi non rispettate se ne può trovare abbondante campionario nell'analisi che segue. 

                                                                                  

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     Premettiamo che non è  intenzione dell'Associazione per la Tutela del Territorio danneggiare l’attività economica delle ditte occupate nell’area estrattiva, ma nostro interesse è esclusivamente quello di sanare i danni arrecati fin’ora al territorio di Pilcante da tale attività, danni che, se fosse stata fatta rispettare la normativa vigente dalle autorità preposte, sarebbero stati di gran lunga limitati.

     Il territorio interessato dall’attività mineraria è reduce da trent’anni di escavazione senza che, nonostante la normativa sia chiara (LP 6/80-Piano cave-PCPA) in merito, sia stato ripristinato all’uso agricolo un solo metro di territorio sfruttato.

     Partiamo da una considerazione elementare:

     se nel 1989 è entrato in vigore il Piano Comunale Pluriennale Attuativo del comune di Ala che dettava le regole per lo sfruttamento ed il ripristino delle aree estrattive e nel 2006, a diciotto anni ed in prossimità della scadenza di tale Piano, ci troviamo davanti ad un territorio devastato senza alcun segnale che faccia sperare in un suo risanamento, ci saranno delle cause.

   Riteniamo sia frutto in primo luogo della mancanza di limiti temporali ragionevoli concessi per le operazioni di ripristino. Infatti, tutte le autorizzazioni rilasciate dal comune di Ala decadono il 31 dicembre 2006, data di scadenza del PCPA.

   L’amm.ne comunale, indipendentemente dalla superficie richiesta per l’estrazione, poteva concedere autorizzazioni con estensione di superficie più limitata, subordinando le successive autorizzazioni all’inizio del ripristino delle aree esaurite.

     E’ in effetti mancata completamente la presenza dell’ente pubblico nella gestione del territorio e nella programmazione del suo sfruttamento finalizzata anche al suo ripristino agricolo. Tutte le normative, LP 6/80, piano cave provinciale, PCPA finalizzano la programmazione dello sfruttamento al recupero delle aree.

     E’ evidente che se il risultato di tante norme è la situazione ben visibuile sul territorio di Pilcante, qualcosa non ha funzionato a dovere; riteniamo per merito del disinteresse e della mancanza di controllo degli enti competenti: l’amm.ne comunale di Ala e l’uff. minerario della PAT.

     Nell’analisi , evidenziamo, all’interno dei documenti, i punti normativi che riteniamo degni di attenzione in quanto sono in buona parte disattesi nell’attività estrattiva a Pilcante.

     Nei nostri contatti con l’ufficio minerario ed il comune di Ala, abbiamo constatato come le nostre sollecitazioni ad entrare nel merito dei mancati ripristini delle zone estrattive cadano costantemente nel vuoto. Eppure le ditte che a Pilcante scavano, hanno sottoscritto, al ritiro dell’autorizzazione, anche l’obbligo del ripristino finale a zona agricola.

     Sulle cave di Pilcante incombe sempre il pericolo che siano usate in futuro come discariche. Il passato, con le discariche di pneumatici sparpagliate nelle cave sul territorio, l’utilizzo di altre due cave come discariche per RSU, non ci fa star tranquilli.

     Attualmente incombe la proposta della ditta Cave di Pilcante di realizzazione di una nuova discarica per rifiuti non pericolosi, evitando in tal modo gli oneri derivanti dal dovuto ripristino.

     Vorremmo, semplicemente, che la zona estrattiva di Pilcante fosse riportata ad uno stato di legalità, certi che, se le leggi si fanno rispettare, possa venirne solo un miglioramento delle condizioni ambientali e di vita per gli abitanti della zona.

     Casistica, da noi rilevata, di mancate osservanze di norme all’interno dell’area estrattiva:

  

7      Mancato rispetto della distanza dalle strade

5      Mancato impianto diaframma alberato

2      Scavo sotto falda

3      Scavo al di fuori delle aree autorizzate e previste dal piano cave

9      Mancata conservazione del terreno agrario

1      Mancato posizionamento della recinzione

1      Mancato rispetto inclinazione scarpate

1      Posizionamento frantoio per recupero inerti su pp.ff. non autorizzate

10    Mancato ripristino all’uso agricolo delle aree scavate

2      Distruzione di opere storiche

2      Scarico in cava di terreno classificato rifiuto

    

In modo schematico si possono individuare tre problematiche sul territorio estrattivo, da analizzare ed affrontare con metodologie diverse:

 

1. Le cave sulla destra orografica della SP 90 sono esaurite.      

     Le autorizzazioni comunali riferite a queste cave sono: n° 12157, 91/97, 900, 4306.

     Ad oggi, nonostante tutte le indicazioni di ripristino contenute nella legge provinciale, nel piano provinciale di sfruttamento delle sostanze minerali, nel Piano Comunale Pluriennale Attuativo, nel disciplinare, non si nota alcune osservanza delle normative.

     L’unica autorizzazione in fase di ripristino è la n.4306 della ditta Pasqualini. Le altre ditte aspettano l’evolversi della situazione in merito alla proposta della ditta Cave di Pilcante di collocare in queste cave esaurite una discarica per rifiuti non pericolosi.

     D’altra parte gli articoli 15 e 21 del disciplinare sono fin troppo chiari a riguardo del ripristino. Perché né il Comune di Ala, né l’uff. minerario provinciale fanno rispettare queste norme?

     Il Comune può, in mancanza di osservanza degli obblighi riferiti al ripristino intervenire direttamente incamerando le cauzioni versate a garanzia dai cavatori e rivalersi per la spesa eccedente tali cauzioni.

     Art. 27 LP 6/80 -……………" il sindaco provvede, ove non siano stati realizzati entro un anno dalla scadenza dell'autorizzazione o della concessione alla coltivazione i programmi di sistemazione del suolo o di ripristino ambientale oppure ove non siano stati rimossi, entro il medesimo periodo, le strutture o gli impianti di cui all'articolo 7, comma 6.

     In caso di mancata esecuzione dell'ordinanza entro il termine prescritto il sindaco provvede d'ufficio, a spese dell'inadempiente. È comunque fatto salvo, in caso d'inadempimento degli obblighi di cui al presente comma, l'incameramento della cauzione prestata."

     La nuova legge provinciale in materia mineraria proroga tutte le autorizzazioni estrattive per due anni dall’entrata in vigore della legge stessa.

     Serviva prima del 31/12/2006 un atto dell’amm.comunale di Ala o dell’uff.minerario che ufficializzasse l’esaurimento delle cave esaurite, non facendole rientrare nelle autorizzazioni prorogate dalla nuova legge, potendo così intervenire subito con il ripristino prescritto evitando la proposta di nuova discarica.

 

2. Le cave sulla sinistra orografica della SP 90.                        

     Nonostante la presenza del PCPA, si può constatare l’assoluta mancanza di programmazione, sopratutto finalizzata ad un progressivo recupero all’uso agricolo, nello sfruttamento delle cave.

     A nostro parere i fattori determinanti sono stati:

  • il rilascio di autorizzazioni per zone d’estrazione troppo ampie senza esigere già nella fase progettuale il ripristino contemporaneo al progredire degli scavi;

 

 

 

  • la mancata programmazione per incentivare la collaborazione tra le varie ditte al fine di sfruttare razionalmente la zona al fine di evitare quello che si può ora constatare: scavi sparsi e distanziati con diaframmi intermedi che evidentemente facilitano ed incentivano la mancanza di volontà al ripristino;

 

 

 

  • la programmazione dello sfruttamento di tutta la zona estrattiva di Pilcante, che all’interno del PCPA è schematizzata in quattro disegni di massima che dicono tutto e niente; pur nella vaghezza di tali progetti, sugli stessi la zona sulla destra orografica della SP90, allo stato attuale dell’estrazione della zona di sinistra, appare già ripristinata.

 

 

 

  • L’unica cava di cui siamo in possesso della relazione tecnico-illustrativa è la cava Rizzi; la programmazione temporale presente su tale relazione indicava l’anno 2004 per il completamento del ripristino.

 

 

3. Le discariche

     Le discariche nella zona di Pilcante sono strettamente legate con l’attività di escavazione, ne sono la conseguenza.

     Una ditta inizia l’attività di smaltimento alla fine degli anni ’70, scaricando ingenti quantità di pneumatici prima nella cava Casarino, quindi in loc.Pereri (discarica attualmente sotto sequestro), in seguito nella cava Neravalle.

     Negli anni ’80 la cava Casarino prima, e parte della cava Neravalle in seguito, furono usate per discariche per RSU del comprensorio C10. Tali discariche furono chiuse nel 1991 dal C 10 dopo bonifica consistente in copertura con guaina e terreno vegetale della discarica Casarino; la discarica Neravalle fu ricoperta esclusivamente di materiale inerte.

     Nel 2004 parte dei rifiuti della discarica Neravalle, a causa di scavi eseguiti dal proprietario della cava, ex gestore della discarica, si riversarono all’esterno della copertura di inerti.

     Interessante, in questo frangente, appare il verbale dell’ufficio minerario della PAT che recita: “Lo stesso Castellani Gianfranco ha riferito che per un certo periodo sono arrivati camion a scaricare materiale costituito da rifiuti provenienti dall'attività industriale della zona di Rovereto e quindi non è da escludere la presenza in discarica anche di sostanze inquinanti.”

     Alla luce di quest’ultima dichiarazione, ricordando come negli anni la gestione delle discariche fosse delegata esclusivamente alla discrezionalità del gestore, riconsiderando le voci ricorrenti già all’epoca di bidoni scaricati (Siric, Aquafil, Archifar), di movimenti notturni in discarica, rileggendo i documenti in nostro possesso relativi all’impianto delle discariche, abbiamo ritenuto di interessare prima l’amministrazione comunale di Ala e quindi alcuni consiglieri provinciali nel tentativo di arrivare a delle analisi della falda sottostante alle discariche per verificare se con il passare degli anni, considerando che il fondo delle discariche non ha impermeabilizzazione, detta falda non avesse subito un qualche inquinamento.

     Siamo convinti della necessità di tali analisi per una serie di motivi:

  •  I documenti dell’epoca dell’impianto della discarica suggeriscono le analisi della falda a mezzo di tre pozzi piezometrici impiantati allo scopo, inizialmente nel corso della fase di esercizio della discarica e “ nel futuro tutte le azioni di controllo necessarie e nel n.1, per mezzo di un campionatore tubolare con valvola di fondo, sarà possibile il prelievo d’acqua di falda da sottoporre ad analisi chimiche e batteriologice secondo scadenze periodiche”.
  • La risposta che in data 15 aprile 2005 il presidente del comprensorio C10 da ad un’interrogazione del consigliere Ferone recita: “Con il contratto di appalto vengono impartite al gestore specifiche condizioni prescrittive, tra le quali si segnalano:

e) il controllo della qualità dell’acqua di falda attraverso i pozzi piezometrici appositamente realizzati.”

Fin’ora non sono stati rintracciati rapporti riferiti ad analisi effettuate sull’acqua della falda.

  •  Le opere previste nella discarica Neravalle per l’intercettazione delle acque meteoriche provenienti da monte, per impedire il dilavamento dei rifiuti al fine di salvaguardare la falda sottostante, non sono mai state costruite; sono quindi circa 20 anni che i rifiuti sono assoggettati al dilavamento
  •  L’evidente contrasto che abbiamo rilevato tra l’indagine geognostica

ed il PCPA del comune di Ala,   entrambi redatti dal dott.Lorenzo Cadrobbi,riguardo al livello cui si trova la falda, ci preoccupa ulteriormente.

Fin’ora vi era la certezza che il materasso filtrante di sabbia e ghiaia posto tra i rifiuti e la falda fosse di 20 mt,. E su questi 20 mt. si è fino ad ora basata la certezza che la falda non potesse subire inquinamenti nel tempo; sulla base del dato rilevato sul  PCPA la falda si trova di sette metri più in alto, separata da soli 13 mt. dai rifiuti.

 

     Concludendo, sembra quasi ci sia stato un disegno preordinato nel non attuare i controlli e conseguentemente sanzionare gli abusi; nel corso dell’anno 2006 vi è stato qualche intervento dell’uff.minerario, probabilmente a seguito delle sollecitazioni pressanti della nostra Associazione.

     Da parte dell’amm.ne comunale di Ala prosegue il disinteresse per quanto di sua competenza, nonostante sia stata informata dall’Associazione in modo dettagliato, a mezzo lettere, delle evidenti anomalie che si presentavano nella zona estrattiva; rinvia tutto alla stesura del nuovo PCPA.

     Se fin’ora si è ripristinato una piccola parte dell’area estrattiva, è stato a mezzo del riempimento della cava Casarino e di parte della cava Neravalle con RSU. Altra superfice ripristinata è quella sfruttata dalla ditta Cave di Pilcante, individuata con le pp.ff. 672, 688/2, 661, 662 ,  per sanare la situazione di scavo effettuato al di fuori del Piano Cave provinciale.

     Per la rimanente superfice già sfruttata, circa 25 ettari, permane il più assoluto disinteresse ad attuare il ripristino prescritto.

     Si assiste anzi ad una proposta di riempire la cava Neravalle e Neravalle 2 attraverso la creazione di una discarica per rifiuti non pericolosi che, se venisse accolta (necessariamente cambiando la destinazione d’uso della zona), eviterebbe ai cavatori interessati l’onere e l’obbligo del ripristino a zona agricola previsto.

     Permanendo questo atteggiamento di disattenzione nel far rispettare gli obblighi di ripristino da parte dell’amm.ne comunale di Ala e dell’uff. minerario della PAT, possiamo supporre, visto il precedente riempimento delle cave con RSU e la proposta di nuova discarica, che l’interesse predominante sia di mantenere tutte le cave che man mano si esauriranno (arrivando a fine sfruttamento ad un totale di 35 ettari c.a.) a disposizione per tale tipo di riempimento.  

          

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