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- Pubblicato Mercoledì, 14 Settembre 2016 11:40
- Scritto da Mario Azzolini
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Anni 20: La fontana ed il vellutaio furfante.
“Nel piazzale adiacente l’elegante sede della Banca Cattolica Trentina è stata eretta una nuova fontana della quale i competenti ne descrivono mirabilia dal lato artistico, altri invece propendono per credere il monumentino antiestetico e degno soltanto di base al busto dell’industriale in velluti e seta cav. Morani”.
Così scrive il giornale “Il Popolo” del dicembre 1922 (la guerra è finita da 4 anni) commentando la nuova fontana di fronte al palazzo Taddei , dove è ubicata la filiale della Banca Cattolica Trentina (fallita nel 1929, diverrà poi sede della Cassa Rurale fino al 1981 ed ora ospita lo Studio Azzolini).
Eh si, il giornale parla di “nuova fontana” perché alla fine 800 nello stesso posto se ne ammirava un’altra sormontata da una artistica statua ninfea.
Da notizie pubblicate sul presente sito, apprendo che le numerose lamentele sul ristagno dell’acqua avevano consigliato di rimuoverla e difatti una foto del 1910 in occasione del Convegno Ciclistico provinciale testimonia sul posto solo la presenza di una anonima fontanella. E tale rimane appunto fino al 1922 anche se il ristagno dell’acqua continuava a provocare lamentele sul giornale ipotizzando addirittura di collocare la nuova fontana fra i pilastri che separano Via Nuova dalla piazzetta. Poi viene la guerra e tutto si ferma.
La fontana esistente a fine ottocento e poi rimossa causa infiltrazioni d'acqua
La Banda sfila al convegno ciclistico provinciale nel 1910 che transita per via Nuova-
si nota solo una piccola fontanella
Ma chi era il misterioso vellutaio di nome Moroni il cui busto il giornalista vorrebbe vedere sulla fontana?
Il commento è ironico perché coinvolge un certo Eugenio Moroni (o Morani) che pochi mesi prima giunge ad Ala asserendo di essere discendente da una celebre famiglia locale di vellutai, dimostrando l’intenzione di regalare 100 telai a 100 ragazze del posto (previa raccomandazione del parroco sulla loro moralità).
Di telai ne pervengono solo 10, ma ordina una quantità enorme di seta, diventa cliente proprio della Banca Cattolica, affitta un laboratorio dal macellaio Zelger e alloggia come un gran signore all’Albergo Ala di Enrico Veronesi.
Dopo alcuni mesi scompare e arriva un telegramma da Parigi che è moribondo, costringendo il povero albergatore ad andare nella capitale francese per recuperare qualcosa , ma inutilmente. Stessa fregatura al Zelger, alle ditte fornitrici ed alla Banca Cattolica Trentina. E operaie a casa. Ecco spiegato il motivo del commento sarcastico del giornale che segna la parola fine ad una illusione che per qualche mese aveva alimentato speranze nella popolazione sfiduciata.
Estratto dal giornale "La Libertà" del 18.7.1922 che descrive il vellutaio molto religioso
Non dobbiamo dimenticare che in quegli anni di primo dopoguerra Ala soffre una grande crisi con la disoccupazione alle stelle per la partenza della Stazione Internazionale. La comunità aspira a qualche ricompensa dallo Stato italiano per le sofferenze subite durante la guerra e ostenta subito fiducia verso chi arriva da fuori con promesse di portare lavoro. Solo dopo tante insistenze arriverà una Officina Ferroviaria e, nel 1925, la posa della prima pietra della Filanda Danese (poi sede della Slanzi).
La fontana zampilla ancora, mentre quella originaria appare alla Gioppa in Villalta.
Ma quando esattamente? Non è dato di saperlo , anche se il giornale “La Libertà” del gennaio 1920 preannuncia una decisione del Consiglio Comunale per rimettere una fontana alla Gioppa sul “quadrivio Meati-Gioppa-Roggie-Sentarol” in sostituzione di quella andata distrutta da una bomba nel giugno 1918 che aveva provocato anche diverse vittime nel quartiere.
Il 26 giugno 1918 una bomba colpisce la zona della Gioppa con 8 morti civili e altri militari.
Siamo agli ultimi mesi di guerra.
Cartolina anni '50 della Gioppa
La fontana come si presenta oggi dopo il criticato intervento degli anni 90.
Foto Enrico Brusco e Banda – archivio personale per articoli giornale.
Azzolini Mario
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