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Medici di Ala in prima linea.

 

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L’attuale pandemia di Corona Virus, che ci ha fatto conoscere l’abnegazione del personale medico sanitario, mi dà l’occasione di ripescare un articolo del maestro Coser sull’Adige del 1959, pubblicato in occasione della laurea in medicina del concittadino Odorico Tonello, che si soffermava sulle funzioni dei primi medici in Ala fino a fine secolo e in particolare su quelli che acquisirono particolari meriti nelleepidemie.

 

Tonello medico

 

Il dott. Odorico Tonello medico condotto scomparso qualche anno fa, al quale è dedicato l’articolo del Coser

 

Bisogna risalire al 1573 per registrare la prima notizia sulla presenza costante di un sanitario ad Ala: si tratta del dott. Giobatta Ferrari, che diverrà poi medico di corte a Innsbruck e indi a Vienna; ma occorre aspettare fino al 1617 quando il Consiglio comunale decretò la prima condotta medica e da quella data si susseguì una serie ininterrotta di medici generalmente locali.

      

Tra questi merita menzione il dott. Giuseppe Gresta per la durata eccezionale dell’incarico (32 anni) e del medico Giovambattista Taddei, laureatosi a Vienna nel 1804 e divenuto condotto nel 1806.

Autore di uno scritto sulla pellagra, si prodigò per un’epidemia scoppiata a Chizzola Serravalle e Pilcante ottenendo un encomio dal Governo di allora. In occasione di un’epidemia di vaiolo che aveva colpito Trento e Rovereto, al fine di evitare il contagio ad Ala, rivaccinò da solo ben oltre 2.500 persone dando disposizioni precise per l’igiene e la prevenzione.

Compilò uno studio sulla rivaccinazione ottenendo ampi consensi con la soddisfazione di veder applicato il suo metodo. Curò il principe francese di Nemours in visita a Rovereto e su consiglio del maresciallo Radetzky fu chiamato proprio lui.

Lo stesso principe avrebbe voluto portarlo alla corte di Parigi per diventare medico di corte ma rifiutò, e lo stesso fece qualche anno dopo con l’offerta di una cattedra all’Università di Padova.

Nel 1836, in procinto di andare in pensione dopo trenta anni di servizio, si mise a disposizione per affrontare assieme al collega dott. Giuseppe Fiumi e ad altri due medici fatti venire da Padova la prima grande epidemia di colera che colpì Ala e lo stesso Taddei provocando ben 242 vittime.

 

medici e sanitari 1909

 

L’organizzazione sanitaria e assistenziale ad Ala agli inizi 900 – non male come welfare visti i tempi

 

Altro medico che si distinse tra di noi fu il dott. Riccardo Largaiolli * di Colledizzo Val di Sole ma che considerò Ala la sua seconda patria dove venne nel 1891.

Fu medico condotto e anche chirurgo all’Ospedale Civile di cui risollevò le sorti sia nell’attrezzatura che lasciava a desiderare sia nell’organizzazione più moderna. Diede alle stampe numerosi scritti che rispecchiavano la sua profonda cultura medica, e affrontò il flagello della tubercolosi con nuove metodologie.

Si prodigò incessantemente in occasione della grande epidemia di Difterite del 1894 adottando per primo il Siero di Behring che gli consentì di ottenere proprio nel Natale di quell’anno le prime guarigioni. Era cognato di Cesare Battisti e morì quasi dimenticato nel 1922.

 

Largaiolli Riccardo

 

Il dott. Riccardo Largaiolli, un protagonista della vita alense a cavallo 800/900, non solo in campo sanitario ma anche assistenziale, culturale, di volontariato.

 

Il Coser ricorda anche i numerosi chirurghi (chiamati fino alla fine del 600 barbitonsori cerusici) che assistevano la popolazione e primeggia la famiglia Scomazzoni che vanta numerosi professionisti fin dal 1690.

Uno di loro si prodigò nell’epidemia di colera del 1855, dove perse addirittura un figlio (i morti furono ben 369). Durante le due epidemie di colera i medici, assieme ai sacerdoti, svolsero un ruolo insostituibile ed eroico, a rischio della propria vita e dei famigliari, vista l’assenza di qualsiasi dispositivo di protezione.  

 

Attingendo dalle notizie in mio possesso aggiungo un paio di medici che ritengo degni di memoria. Il dott. Dionigio Largaiolli (morto ultranovantenne nel 1986) era figlio del dott. Riccardo. Laureatosi nel 1922, ottenne la condotta ad Ala nel 1926 svolgendo dal 1932 al 1943 anche la funzione direttiva dell’Ospedale di Ala, come il padre.

I suoi meriti nel campo sanitario furono notevoli e, tra questi, merita di essere ricordato quello di ufficiale sanitario dal 1932 fino agli anni 60. In tale veste fu il primo medico, già nel 1932, a riconoscere l’origine delle “ macchie blu” provocate dalle emissioni tossiche della Montecatini di Mori; tale manifestazione d’inquinamento fu affrontata dallo stesso Largaiolli anche nel 1967 quando l’epidemia (che colpiva soprattutto i bambini) si manifestò in modo virulento e l’Ufficio del Medico provinciale gli conferì la direzione sanitaria per il controllo della popolazione, incarico che svolse gratuitamente.

 

Largaiolli Dionigio

 

Il dott. Dionigio Largaiolli – deceduto nel 1986 – era figlio di Riccardo - fu ufficiale sanitario, medico condotto e dell’Ospedale. Consigliere comunale 1969- 1974

 

Altro grande esponente (ma purtroppo dimenticato) per l’esempio di dedizione fu quello offerto dal dott. Andrea Amerio.

Appena fresco di laurea con specializzazione Ostetricia e Ginecologia, si offrì volontario a prestare la sua opera in Sicilia nel 1909 in occasione del devastante terremoto di Messina (si parla di oltre centomila morti).

Venne ad Ala nel 1932, dove esercitò fino al 1946 distinguendosi per la sua azione caritatevole e disponibilità. Era il medico dei poveri e morì nel 1946.

Suo nipote, il dott. Lucio Amerio che tutti conosciamo, nel 1981 partì per l’Irpinia in occasione del terremoto a soccorrere la popolazione, dirigendo una colonna sanitaria composta da personale del nostro Ospedale. La sua opera e quella dei suoi collaboratori fu ampiamente apprezzata dalle popolazioni locali del Sud.

 

Andrea Amerio

 

Il dott. Andrea Amerio (barbetta) volontario nel terremoto di Messina nel 1909

 

Amerio Lucio  (1)

 

Il dott. Lucio Amerio, nipote di Andrea, organizzò nel 1981 una colonna sanitaria in soccorso del Terremoto in Irpinia

 

In conclusione vale la pena soffermarsi su un medico che è stato veramente in prima linea, anche in senso militare.

Il Coser nel 1958 dava alle cronache un articolo sui tre fratelli Bresciani Antonio, Giuseppe e Luigi.

Antonio era l’abate la cui fama è universalmente conosciuta e Ala gli ha dedicato una via; Giuseppe fu un apprezzato chirurgo, maestro di ostetricia e oculistica, esercitò in Verona in vari istituzioni civili e militari tra cui l’Ospedale.

Di Luigi ci sarebbe poco da dire ma le cronache del Pizzini si soffermano anche su di lui. Svogliato a scuola, si diplomò con fatica, iniziò la carriera militare sotto l’esercito austriaco per poi congedarsi e ritornare ad Ala trovando occupazione presso il Tribunale con scarso rendimento perché preferiva correr dietro alle donne. Poi si trasferì a Milano e dopo la morte del fratello chirurgo Giuseppe, si fece rilasciare dalla moglie gli strumenti chirurgici e i diplomi del fratello, con la scusa che si sarebbe potuto ricavare qualcosa dalla vendita. Era l’epoca in cui Garibaldi stava allestendo la spedizione dei Mille e servivano uomini nei servizi sanitari. Si arruolò spacciandosi per medico e svolse il servizio per qualche settimana ma fu scoperto, denunciato e messo in prigione. Carriera finita? Macché! In prigione utilizzò il tempo libero a studiare medicina e dopo la scarcerazione sostenne alcuni esami a Napoli ottenendo la laurea. Quindi si spostò prima in Puglia dove affrontò l’epidemia di colera ottenendo vari encomi e quindi arrivò a Napoli dove trovò un ambiente ostile. Non si perse d’animo ed emigrò in Argentina e lì le notizie diventano meno precise: dicerie lo indicavano addirittura alla Presidenza dello Stato, ma di sicuro si sa che divenne un giudice di Pace della colonia italiana a Santa Fè del Rosario. Morì nel 1873 lasciando una cospicua eredità. Una bella avventura, non c’è che dire. Proprio dagli Appennini alle Ande.

 

casa natale Bresciani

 

Casa di nascita di Antonio, Giuseppe e Luigi Bresciani in Via Torre

 

 

Azzolini Mario

 

* Ulteriori notizie sul dott. Riccardo Largaiolli nell' articolo  "Quando la tubercolosi colpiva i vellutai" di Mario Azzolini


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