Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

Russia 1942: anche fra la steppa ghiacciata può nascere una gardenia.

Debiasi Giuseppe di Ala ha salvato i suoi compagni.

 

 

gardenia

La Gardenia fiore simbolo di aiuto e solidarietà

 

Pubblico volentieri questo ricordo del Maestro Coser apparso sull’Adige del 20 aprile 1958.

“ Alto, ben tarchiato, con voce cavernosa e con certe palme di mano che quando vengono stese per la solita stretta vi afferrano come una morsa, Giuseppe Debiasi, meglio noto sotto lo pseudonimo di “Sgardaiolom” (nome che è tutto un programma) appare oggi come un uomo qualunque, anche se è un generoso donatore di sangue, non scevro dalle tentazioni di trangugiare con vera soddisfazione un buon “gotto”.

Affezionato alla sua “mula” fedele compagna di lavoro nei trasporti in campagna ed in montagna, ne rimpiange da tempo la perdita, anche se più di una volta era lui a trascinare con la sua erculea forza la povera bestia che non ce la faceva sempre ad arrancare su per la ripida strada della Sega trainando “barozola”. Vero è che non erano sempre carezze quelle che poteva fare alla sua povera bestia con le sue….manine, ma in compenso però le voleva bene.

Ma Beppone ha dimostrato di aver saputo amare soprattutto gli uomini, in momenti in cui ognuno pensa più a se stesso che agli altri.

 

Debiasi Giuseppe (2)

Debiasi Giuseppe

 

Nel 1942 faceva parte di un reparto dislocato in Russia. Nel maggio di quell’anno ci fu la dura battaglia del Don e il Debiasi si trovò coinvolto nel turbine. Nel dicembre dello stesso anno cominciò la disastrosa ritirata delle truppe italiane, inseguite dai carri armati russi.

 

ritirata

 

Durante la fuga non si pensò di avvertire quanti giacevano in un ospedaletto da campo che si trovava nella zona. Vennero procurati due cavalli per opera del Debiasi che fece tutto il possibile per recuperare e salvare i propri compagni d’arme. Quindi i soldati ripresero la ritirata per la desolata steppa, affamati e con una temperatura di 48 gradi sotto zero.

C‘erano quarantaquattro feriti da trascinare perché non perissero per la fame e il gelo. La marcia estenuante effettuata di giorno e di notte ininterrottamente, su di un percorso difficilissimo per circa 700 chilometri si concluse al ponte del Donez pochi momenti prima che questo venisse distrutto dagli avversari. Varcato il fiume, i feriti furono caricati su macchine e trasportati in Ospedali in Polonia. Compiuto l’atto umanitario, la marcia continuò fino al Dnieper. Solo nell’aprile del 1943 il Debiasi poteva rientrare in patria via Tarvisio.

Non ci siamo dilungati in particolari della dura fatica, che avrebbe potuto costare la vita ai generosi, perché ognuno può immaginarseli. Abbiamo invece, su conferma di testimoni oculari, ricordato questo episodio di vero altruismo, anche perché a Beppone non fu dato alcun riconoscimento per il suo gesto umanitario.”.    

Aggiungo solo che il nipote mi ha parlato di un altro episodio di altruismo, sempre in Russia, nei confronti di un ufficiale italiano ferito e da lui portato in salvo. La figura del Debiasi va completata ricordando la costante attività di donatore di sangue a favore della neo nata Sezione AVIS Ala-Avio e continuata fino alla sua morte.

Il soprannome “Sgardaiolom” fu affibbiato perché era nato a Sgardaiolo, contrada sopra Santa Margherita.

Va serbata memoria di questi episodi.

 

Avis 1954 fondatori

Soci fondatori nel 1954 della sezione Avis Ala-Avio nella quale si distinse fin da subito Debiasi Giuseppe ottenendo vari riconoscimenti.

 

Mario Azzolini

Foto da Libri Cassa rurale.

X

Diritti riservati

Copia non permessa