Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

Optical Art . Ovvero come rendere confuse le vie di una città

 

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Per quanto la comunicazione viaggi ormai su vettori digitali, l'uso della cara vecchia e accattivante carta stampata occupa ancora un suo spazio più che dignitosamente.

Manifesti che durano qualcosa in più di una rapida schermata video, con la possibilità di apprezzare il design e spesso l'inventiva dell' art director, attirano in   maniera ancora valida l'occhio dell'acquirente o di colui che deve essere informato.

Ovviamente come ogni cosa che deve essere appesa ad un muro, necessita di alcuni accorgimenti : che lo sfondo sia uniforme, pulito, decoroso, non affollato. Un pò come appendere un quadro alla parete.

Meglio ancora se un ' accorta e diligente Amministrazione sa curare il contesto, individuare gli spazi, creare un fondale o meglio ancora dedicare alle affissioni dei luoghi dedicati .

 

Non è affatto cosi. Non almeno ad Ala .

E' tutt'altra immagine che si presenta agli occhi del passante; un caleidoscopio di colori casualmente accostati, una varietà di dimensioni e forme che rendono confusa la scena, spesso una sensazione di disordine e di sporco, di incuria e anarchia.

 

Si perché sembra che nel Far West della colla e dello scotch , tutto sia consentito e questo non vale per il privato che con un blitz notturno espone la propria mercanzia. Niente affatto!

Il peggior attore di questa anarchica deriva del “ manifesto alla carlona” è proprio l'Amministrazione Comunale che non paga dei propri spazi e resa arrogante da una grande disponibilità di mezzi, esercita una vera e propria azione di invasivo prepotente e ovviamente confuso monopolio.

Vetrine di negozi, bar, spazi più o meno dedicati, interni di negozi, vetrine, muri . Allegramente e spesso in modo arbitrario e arrogante, tappezza letteralmente la città.

 

E gli altri? Si adeguano, spintonando, spostano, accavallano, coprono, finendo per oscurarsi vicendevolmente , ma stiamone pur certi, le forme di prevaricazione maggiore sono proprio quelle messe in atto dall' amministrazione comunale.

Non stiamo a far l'elenco dei meriti, certo non sono comunicazioni istituzionali, piuttosto promozionali o commerciali.

Il cinema la fa da padrone locandine a go go eppure ci sono già quelli della Stagione cinematografica, i depliant mensili, la bacheca del Cinema Teatro Sartori.

In ogni angolo, su ogni vetrina, spazio libero , diritte o di traverso, belle o brutte effimere o durature , il passante è osservato da questo caos colorato e spesso poco dignitoso ( vedi fotocopie) .

 

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L'impressione che se ne ricava è che siano commissionati a cottimo.

Non è possibile che un pubblico servizio si comporti in maniera cosi abborracciata e estemporanea, senza regole o una strategia. La pubblicità insegna che il troppo non si vede, che la confusione e l'accostamento casuale non giovano. Ma sicuramente il numero di locandine stampate è impressionante cosi come la loro collocazione.

 

Il culmine si raggiunge con manifesti 70x50 apposti sulle vetrine dei negozi rendendo ancora più confusa la già affollata ( di cavi, fili, scatole di derivazione) povera Via Nuova.

E un po' di ordine? Faticoso da predisporre? Disporre o utilizzare come tutto l'associazionismo le proprie bacheche ed espositori? Allestire uno spazio dedicato?

 

Anni fa visitavo con un allora assessore una cittadina delle Marche , Quercia, dignitosa, ordinata ben tenuta. Una delle cose che notammo fu la standardizzazione delle bacheche e degli espositori e la loro dislocazione che da sola faceva arredo.

Mai possibile che non si possa copiare e si debba procedere con questa carnevalata dove tutti cercano di anticipare gli altri non trascurando prevaricazioni?

 

Ovvio che per Amministrazione non si intende la Politica, o non solo, ma ad una disordinata burocrazia incapace di guardare oltre lo sportello. Naturalmente una visione monotematica della politica rischia di guardare la città da buco della serratura, vedendo quindi lo stesso paesaggio, la stessa sezione di spazio, non ultima, gli stessi obiettivi o quelli che ritiene tali.

 

Nel lusso e nella grandezza o in quello che a volte appare sontuoso, spesso, la differenza è fatta dal particolare.  

Da quella piccola cura che richiede solo un pò di attenzione , un briciolo di inventiva e una capacita organizzativa minimale.

Ma questo è sicuramente il periodo sbagliato, impegnati come sono ad alzare continuamente l'asticella di chi la racconta più grossa.

 

 

La Redazione

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