Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

Adozione di linee guida finalizzate all'individuazione delle attività umane incompatibili con le peculiarità dei territori montani

 

rap

 

 

Premessa

La mozione, della quale solo alcune parti sono a seguito riportate ma che potrà essere letta nella sua redazione ufficiale (vedi Mozione 223), è stata approvata all'unanimità e si pone come discrimine all'evolversi di una pericolosa involuzione nel concetto stesso di ambiente e nella fattispecie della Montagna.

 

Una lettura non sempre agevole e non diretta a coinvolgere solo le parti istituzionalmente interessate ma lanciare un invito alla popolazione per una riflessione molto più ampia e che coinvolge un modello stesso di sviluppo.

 

 

CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

 MOZIONE N. 223

adozione di linee guida finalizzate all' individuazione delle attività umane incompatibili con le peculiarità dei territori montani

 

approvata dal Consiglio della Provincia Autonoma di Trento nella seduta del'11 aprile 2018

 

Curiosa la coincidenza di luogo e di date: 17 marzo 2017, "Sul Presena uno stadio a tremila metri ilprimo stadio dello skialp in quota con relative   tribune, dal quale si potrà assistere al sempre spettacolare e affollato cambio delle pelli";

27 marzo 2018: "Concerto ad alta quota sul ghiacciaio Presena   con il celebre rapper milanese farà ballare tutti a ritmo di rap".

Da11'estate 2010, accanto a rocce e ghiaioni, sono dunque malinconicamente     posati enormi teli bianchi di materiale geo tessile che proteggono le parti di ghiacciaio ancora adibite a piste di discesa, allo scopo di   preservarne lo spessore nevoso riducendone il processo di fusione.

 

In un ambiente naturale cosi delicato e gravemente compromesso, pur nella sua resiliente bellezza, forse si dovrebbe iniziare ad entrare in punta di piedi,scegliendo di selezionare tra le molteplici attività umane che taluni desiderano (perché economicamente interessanti.) realizzarvi, solo quelle effettivamente compatibili con 1e condizioni di fragilità dei luoghi.

 

Portare in quota (l'anno scorso gratuitamente!) centinaia, forse migliaia di persone — non tutte necessariamente educate al muoversi in montagna e dunque al rispetto del particolare contesto alpino - per una gara di scialpinismo o per uno spettacolo musicale, realizzando strutture (ancorché temporanee) impattanti ed inquinanti costituisce un vulnus pesante anzitutto per la natura e per i suoi equilibri, già messi in   difficoltà da eventi esterni di portata epocale.

 

Ma costituisce anche una pericolosa scelta culturale che favorisce l’affermarsi, nelle persone e nelle comunità, dell'erronea convinzione che non vi sia alcun limite alle proprie scelte ed al proprio agire, ma che anzi tutto sia possibile (purché la tecnologia offra adeguate soluzioni).

 

E che anche la montagna, persino quella alta, un tempo meta raggiungibile solo a prezzo di grandi fatiche e dunque alla portata di pochi appassionati, sia in fondo un luogo come altri, nel quale ora la facilita di accesso si accompagna alla replicabilità delle abitudini urbane con il loro inevitabile

corollario di criticità (rumore, affollamento, consumo disordinato...)...................

 

 

Con queste parole e con gli esempi riportati si apre quella che non è esagerato definire “ la presa di coscienza della politica trentina dell'ormai inderogabile necessità di disciplinare con legge l'uso della montagna”.

 

Con legge, dopo aver assistito in questi anni all'impotenza se non alla complicità di un uso eccessivamente sopra le righe del patrimonio Montano da parte principalmente delle Amministrazioni Locali .

 

Complici le lobby del turismo, la compiacenza e la passiva accettazione di molte amministrazioni comunali attratte da immediati ritorni economici, tutti noi siamo stati informati dalla stampa o direttamente coinvolti in episodi di disinvolto e inconsueto accesso alle zone più preziose e delicate del nostro patrimonio naturalistico.

 

Già ora gli organismi deputati, l' Associazionismo Ambientalista e non solo, si stanno interrogando sulla massiccia e invasiva presenza di soggetti che poco hanno da condividere con la montagna, non solo romanticamente intesa nel senso tradizionale, interpretata , vissuta e sfruttata come Luna Park dei più bizzarri divertimenti.

 

Dalla gara di 98 km. autorizzata dal Comune di Belluno dei Quad nel cuore delle Dolomiti Bellunesi e Trentine e ora oggetto di analisi da parte dell'organo Fondazioni Dolomiti dell'UNESCO, alla richiesta , anche da noi pubblicata per lo svolgimento di un rally dei fuoristrada nel Parco dell'Adamello Brenta. E non sono solo questi esempi cosi eclatanti e diffusi dai media a preoccupare, ma il continuo sistematico aumento delle presenze di motociclette e biciclette assistite o meno che non conosce limiti , rispetto, pudore. Ma a questi si aggiungono i Downhill sostenuti da alcuni temerari comuni incapaci di riconoscere i guasti ambientali prodotti, l'elibike organizzato per il recente raduno di Biker a Riva del Garda e fortunatamente intercettato, la toccata e fuga del gruppo Pop trentino depositato con l'elicottero oltre quota 3.000 per una registrazione che poco condivideva con l'analogia compositiva citata.

 

E altro ancora che sta trasformando alcune parti del Trentino in una Luna Park nel quale la ricerca dell'eccentrico sembra pevalere: dalla Foresta di Fuoco, al Jungle Raid Park ovvero al percorso sugli alberi, dalle dimore e casette sugli stessi, sino all'uso promiscuo delle piste da sci e degli impianti di risalita, per non parlare dei faraonici progetti indispensabili ormai all'innevamento artificiale.

 

Un' accondiscendente accettazione e spesso l' incentivazione da parte delle Amministrazioni Comunali di riferimento, sta ahimè producendo la corsa all' elaborazione di proposte tra le più insidiose; potrebbe in queste essere coinvolta la sentieristica opportunamente adeguata al nuovo ruolo, o l'allestimento di nuovi percorsi, la loro infrastrutturazione con punti di ristoro, sponsorizzando competizioni estreme che hanno esorbitanti costi organizzativi e di ripristino ovviamente a carico     della collettività.

 

E' forse questa l'interpretazione che si attribuisce alla Rete delle Riserve? Non è dato a sapere ed è quindi presto per lanciare moniti ed elevare critiche ma non lo è per sollecitare una vigilanza attenta. Con quale atteggiamento si porranno i 4 comuni della Rete delle Riserve Pasubio-Lessinia, a fronte delle già numerose richieste (alcune depositate   altre in fase di elaborazione) che stanno pervenendo da parte di operatori economici, gruppi d'interesse, associazionismo di varia natura?

 

Le grandi e conosciute realtà' Associative come la SAT o Mountain Wilderness, Italia Nostra, WWF, hanno da tempo manifestato tutte le preoccupazioni del caso , ma la voce di molte di loro   si è ultimamente alzata di tono ribadendo con forza i rischi insiti in questa dissennata corsa al divertimento.

 

L' appello forte ineludibile della mozione del Consiglio Provinciale dovrebbe , anche se la legislatura è ormai alla fine, consentire una responsabile presa   d'atto da parte degli organismi provinciali ; in primis Assessorati vari allo Sport e Turismo, all' Ambiente, alle Risorse, Dipartimenti e relativi fuzionari , chiamati a monitorare le sofferenze definire un disciplinare di comportamnto che sostituisca l'assenza dell' Ente Locale e l'invito esplicito all' applicazione delle norme la dove già sono presenti .

 

Un richiamo quello del consiglio Provinciale come raramente si è visto; un dito puntato contro la mancata applicazione delle norme esistenti, verso quella che di fatto viene giudicata una passiva e colpevole accettazione dell'evolversi disordinato di iniziative .Una sollecitazione quest'ultima da tempo ricordata anche alle autorità locali di vigilanza, con esiti deludenti.

 

Così con questi indirizzi espressi anche in forma critica e perentoria si esprime il Consiglio Provinciale

                        IL CONSIGLIO DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

                                               impegna la Giunta provinciale

 

1. ad aprire un approfondito e documentato confronto con le amministrazioni locali, con gli enti parco, con la Fondazione Dolomiti UNESCO, con l'università, con le associazioni ambientaliste e di tutela della montagna per definire chiare ed il più possibile condivise linee guida per Individuazione delle attività umane incompatibili con le peculiarità dei territori montani;

 

2. ad effettuare con rigore i controlli previsti dalla legislazione vigente, accompagnandoli con una capillare azione informativa e con una tempestiva consulenza alle amministrazioni locali, spesso prive delle competenze necessarie per intervenire efficacemente;

 

3. a monitorare le situazioni di conflittualità legate ad utilizzi di dubbia sostenibilità delle aree alpine, con particolare attenzione alle zone soggette a tutela ambientale ed ai territori dolomitici inseriti nei beni UNESCO;

 

4. a riferire alla competente commissione permanente del Consiglio provinciale l'esito delle attività svolte in attuazione alla mozione, entro la chiusura della legislatura in corso.

 

 

Il Presidente

Bruno Gino Dorigatti

I Segretari questori

-        Claudio Civettini

-        Filippo Degasperi

-        Mario Tonina

 

Quale primo provvedimento in osservanza a quanto sopra è stato di disporre un censimento degli eventi, situazioni, manifestazioni , oggetto che consentiranno di valutare lo stato dell'arte e riferirne quindi al Consiglio Provinciale.

 

Un saluto                 Luciano

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