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- Pubblicato Venerdì, 03 Maggio 2013 22:20
- Scritto da Rizzi Luciano
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Lo Spielberg, Pellico, Maroncelli.
Ovvero: “ Le mie prigioni 2”
“ Conosci il motivo per il quale il Convitto venne titolato a Silvio Pellico ?”
-chiedeva un giorno lontano del 1958-59 l' allora Rettore del Convitto, Brunone Piffer all'alunno Baracchini.
“ In ricordo delle “ Mie Prigioni” scritto dal Pellico a testimonianza della detenzione allo Spielberg dal 1820 al 1830 - per attività anti-asburgica “ - rispose, pronto Baracchini , aggiungendovi: “ Anche noi siamo prigionieri del Convitto/Collegio e ci sentiamo tanti Pellico! “
Un aneddoto per ricordare come questa interpretazione della dedicazione della lodevole Istituzione educativa , ancora oggi mantiene inalterata la sua valenza e la sua significazione.
Non per tutti ovviamente, ma certo che per le Amministrazioni Comunali, almeno per queste ultime due, il Glorioso Convitto ha rappresentato l' impersonificazione di un calvario di sofferenze e una cornucopia di preoccupazioni, imbarazzi e rossori non indifferenti.
Un peso sul quale sembra incombere un malaugurio che ne ostacola la rinascita e la sua agognata riqualificazione.
Quello che da anni si prefigura, non è una destinazione qualsiasi, ma la conservazione e la perpetuazione di quel ruolo educativo e formativo che ne aveva stimolato la nascita nei lontani anni venti del XX secolo.
Una Resurrezione per accogliere in questa terza vita, uno Studentato Universitario, naturale completamento di quella Facoltà di Igiene Orale presente e viva nella città da ormai molti anni, pur animata di vita propria, avulsa dalla città con la quale non sembra sussistere alcun matrimonio d'amore ma solo una rispettosa convivenza per la reciproca imperizia di crescere insieme.
Eppure anche su questa capacità di integrazione e di mutua assistenza, poggiavano molte aspettative per vivacizzare, rianimare e scuotere la cittadina dal suo irreversibile torpore .
Nessuna responsabilità degli studenti, nessuna colpa delle Istituzioni o della Facoltà.
Semplicemente non ci si improvvisa sede Universitaria. Non bastano i locali o l'immobile magari di pregio e neppure un contorno Settecentesco o una vicenda storica importante. L'osmosi è lenta, difficile, complessa e bisognosa di progetti di accoglienza di animazione di vivacità culturale - che non può esaurirsi in episodiche e frammentarie iniziative - di servizi che non si possono sempre trascurare e uno sviluppo che non può trovare compimento in arzigogolate fantasie messe di volta in volta in atto dalle amministrazioni che si sono succedute.
Trento insegna quanta diffidenza, quanta ostilità abbiano circondato per almeno un trentennio, prima la Facoltà di sociologia, poi via via le altre. Quante resistenze nella cittadinanza di quanta prevenzione fosse intrisa la società e quanta fu la lungimiranza della Politica e dei Rettorati per unire queste due anime in quella che ora a 50 anni di distanza può a pieno titolo definire Trento : Città Universitaria.
Il lodevole sforzo finanziario di ristrutturare l'ex Convitto si sta ingarbugliando nell'intrico di scelte forse mai sufficientemente chiarite, anche nella burocrazia ma soprattutto nell'incapacità di proporre una propria autonoma formula progettuale ed esercitare la necessaria indipendenza nei confronti della PAT.
Ma questo presuppone autorevolezza e una spersonalizzazione della politica.
E questa è una responsabilità imputabile alle incertezze e ad un ondivago saltabeccante approccio equamente ripartito tra i due soggetti Istituzionali coinvolti nella vicenda.
Correva L'anno......2003....
L' allora amministrazione Mellarini nel lontano 2003 conferì con convenzione all'Azienda Sanitaria
Provinciale, la competenza per la progettazione e la riconversione del Collegio in uno Studentato Universitario, opportunamente strutturato, per l'accoglienza, lo studio, la ricerca con idonei spazi ricreativi e per l'intrattenimento.
Quello che nella cultura anglosassone avrebbe potuto definirsi un “Campus”
….......2007.....
Non iniziarono neppure i lavori allorquando l'allora assessore alla Sanità Provinciale Remo Adreolli (exConvittore), illustrò presso l'Auditorium della Cassa Rurale le modifiche al progetto originario, apportate per esigenze “pratiche” e “ideologiche”.
Veniva a cessar l'esclusività della destinazione per la necessità di aprire ad una realtà in rapido mutamento, complici le sopravvenute esigenze della scuola dell'Obbligo bisognosa di spazi e servizi che l'incalzante aumento demografico sollecitava .
Così un elaborato plastico aiutò a raffigurare tridimensionalmente questa seconda destinazione d'uso.
Quindi oltre allo Studentato anche aule , mensa e servizi.
La demografia e la statistica sembrano essere state riconosciute molto ma molto tardi dai nostri amministratori, incapaci di elaborare delle proiezioni e prevedere i fabbisogni scolastici che, come è noto, si verificano secondo scadenze temporali ben precise.
…. non solo logistica
Ma tant'è: col sacrificio - costa all'orgoglio e nulla più - di necessità si deve fare virtù - anche perché le risorse stavano nel frattempo assottigliandosi e detta “Apertis verbis”, l' offerta della città agli studenti non risultava, ieri come oggi, all'altezza delle esigenze . (E come dar loro torto? si può aggiungere.). Cosa chiedere ad una città che alle 19.30 chiude le rare serrande, si rimbocca le coperte e sprofonda nel buio sino al mattino seguente? Questa offerta ricreativa e culturale piuttosto fragile se non inesistente suggeriva agli studenti brevi migrazioni nella vicina Rovereto (non una metropoli ma insomma un bar, una birreria, un cinema si trovano aperti).
Questi disagi generazionali erano accompagnato con appelli all'Assessorato alla sanità per la ricerca di soluzioni alternative ad Ala.
Fu questa la disamina impietosamente fatta dall'assessore Andreolli, all'auditorium alla presentazione del progetto, per evidenziare la fragilità del rapporto tra Università e Città, suscitando l'indignazione di qualche astante per il quale:
“.........I palazzi e il centro Storico Settecentesco, rappresentano da soli una gratificante offerta.”.
Ai giorni nostri
E veniamo all'oggi..... ...allorquando la data d'inizio dei lavori scivolando .... di mese in mese sembrò arrestarsi al febbraio 2013 per poi precipitare giù, giù giù fino..............al 31.12.2013!
Proprio mentre ancora una volta è ventilata l' ipotesi di un ulteriore ridimensionamento dello studentato e di una riconfigurazione generale che contemperi le esigenze di una titubante e sempre meno entusiasta Azienda Sanitaria e l' impellente necessità del Comune, di reperire spazi e aule per sopperire al paventato naufragio del mega obiettivo rappresentato dalla Scuola Media.
L' amministrazione si dibatte infatti nei tormenti di questo ambizioso progetto che per essere finanziato dovrà essere pesantemente rivisto e ricondotto nell'ambito di ben più concrete fattibilità e ragionevoli costi.
Facendo nel contempo ammenda e professione di umiltà, scendendo dall' empireo nel quale l' intera iniziativa era sta proiettata per un eccesso di faciloneria .
In verità una composizione delle parti in questa direzione permetterebbe il salvataggio della capra dell'Azienda Sanitaria e i Cavoli del Sindaco, ( Ma in questo caso si tratterebbe anche di “Cavoli nostri”).
Niente di scandaloso se si adeguano le aspirazioni alle difficoltà economiche del momento e si parametrizzano le spese alle effettive esigenze della Comunità.
Atteggiamento diverso , molto diverso, dal perseguire con ostinazione obiettivi irrealizzabili sorretti solamente dall'ambizione e da un orgoglio ferito.
Unica consolazione e una speranza invece per il monumentale Cedro attiguo al Collegio.
Colpi di mano per un suo abbattimento risuonerebbero ora cupi come colpi di scure e vuoti come colpi di testa.
“In cauda venenum” o anche “Piove sempre sul bagnà”
Apprendiamo dal sito di LAGARINA.it che l'Azienda Sanitaria ha stabilito quale data per l'inizio dei lavori il 31.12.2013, ma con una poco rassicurante postilla : “ Trascorsi inutilmente i termini previsti , il competente Servizio Economia e Programmazione Sanitaria, provvederà a revocare l'intero finanziamento e il relativo impegno di spesa.
Una versione aggiornata del Comma 22 *. “ l'inizio dei lavori è rinviato, ma se alla data di avvio non sono ultimati, questi dovranno cessare ” !
E domani?
In attesa che la condivisione – merce rara in Piazza S. Giovanni - e l'informazione aprano uno spiraglio nel muro di inconcludente silenzio (del) dei responsabili, è dovuto un riconoscimento alla correttezza dimostrata dalla Precedente Sindaca che pur nelle critiche, ebbe il fair play di coinvolgere la cittadinanza.
Ma si sa: “ Il coraggio talvolta salta una generazione”!
Era difficile prefigurare scenari più critici di quelli che coinvolgevano la passata Amministrazione, ma al giro di boa possiamo proclamare questa Legislatura già ampiamente in svantaggio.
E su tutto brilla, rara gemma di democrazia partecipata, questa pervicace ostinazione al silenzio.
Quello che sembrava solo un autoreferenziale “Splendido isolamento”, si sta trasformando in un comportamento flebile e imbarazzante, poco signorile e per niente rispettoso della Cittadinanza.
Ma forse più semplicemente non c'è nulla da dire .
Peccato per questo ulteriore affronto e declassamento della Citta'. Magari uno Studentato o un Edificio Scolastico erano più apprezzati dell' “ inaspettato e non richiesto Regalo” del Parco Pizzini.
Tutti hanno evidentemente il loro Spielberg nel quale scontare qualche colpa: ma le concordanze con i personaggi Risorgimentali finiscono qui; non si vede Silvio Pellico semmai il povero Maroncelli sempre pronto con una rosa in mano da offrire al carnefice/chirurgo o al compiacente politico di turno.
Cordialmente.
Luciano
* “ Solo chi è pazzo può chiedere l'esenzione dal volo, ma chi chiede l'esenzione dal volo non può essere pazzo!”. Cambiamo due tre parole e il significato dell'Ordinanza/Decisione dell' Azienda Sanitaria risulterà applicabile alla nostra vicenda.
Comma 22 di J. Heller
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