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- Pubblicato Martedì, 31 Gennaio 2017 10:26
- Scritto da Rizzi Luciano
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Una montagna , una comunità e una strada - 1a parte
storia , cronaca, spigolature e ricordi
Come recenti scavi ancora in corso, stanno dimostrando, l'altipiano dei monti Lessini e nella fattispecie la parte della Lessinia Alense , furono frequentati sin dal paleolitico inferiore dall' homo erectus e nel paleolitico medio anche dall'uomo di Neanderthal a testimonianza che la zona si prestava a frequentazioni periodiche legate alla transumanza naturale dei selvatici e quindi all'esercizio della caccia e successivamente , in epoca storica, anche ad insediamenti stagionali atti consentire lo sfrutamento delle risorse silvo pastorali molto abbondanti.
L' area prativa rappresentava nel basso medioevo la predominante del paesaggio e questo favorì una progressiva e sempre più forte dipendenza tra il fondovalle e la comunità di Ala .
La particolarità più evidente dell'Altipiano è quella di un progressivo e più dolce degradare verso la pianura Veronese-Vicentina , con le lunghissime valli (Valpantena, Val d' Illasi, Val Pollicella) che hanno favorito l'antropizzazione stabile del versante Veronese con insediamenti anche di consistente dimensione (Erbezzo – Bosco Chiesanuova – S. Anna d'Alfaedo , Fosse e i numerosi insediamenti ).
La Repubblica Veneta ebbe sempre una particolare considerazione per questo altipiano di confine con il Principato e di Trento /Casa d'Austria per la sua posizione strategica , per le risorse pastorali e per la disponibilità di legname da destinare al riscaldamento e alla sua trasformazione in carbone.
Il confine tra le due entità' politiche è rappresentata dai cippi confinari ancora perfettamente leggibili che risalgono al 1754 allorquando si insediò una commissione permanente tra l' Impero Asburgico e la Repubblica Serenissima con lo scopo primario di porre disciplina alle annose e mai definite dispute sulle proprietà e sull'uso dei pascoli.
Anche dopo la cessione del Veneto alla casa d'Austria, rimase operante la volontà di comporre pacificamente le dispute tra usufruttuari o proprietari, attraverso periodici incontri di revisione e nei quali ciascuno dei protagonisti cercava di far valere le proprie ragioni quasi sempre legate all'uso del pascolo o allo sfruttamento del bosco.
La linea d' impluvio rimase , fatte salve minimali correzioni, il confine tra la Lessinia Alense e quella Veronese. Dalle Gasperine, alle Scorteghere, dalla dorsale Castelbert-Coe di Ala, a Malga Sega , Malga Boldera su su sino all'estremo limite dell'altipiano, sino a Corno d'Aquiglio. Eccezioni a questo confine naturale sono rappresentate dal cuneo della Malga Pietà e dal promontorio di Campo Retratto, entrambi profondamente inseriti nel territorio Alense.
Vie d'accesso
Mentre l'accesso dal versante Veronese fu sempre sufficientemente agevole, non altrettanto si può affermare per il versante Lagarino. Strette e ripide valli scendevano dall'altipiano e la loro impervia conformazione unita alla presenza di un ininterrotto ciglione sommitale strapiombante da Cima Trappola ( testata della valle dei Ronchi), al Corno d'Aquiglio rendevano ardua la realizzazione di un collegamento efficiente e continuativo. Irrinunciabili erano d'altra parte le risorse naturali della montagna rappresentate dall' alpeggio , dalla fienagione, dal taglio del legname e quindi a prezzo di grandi fatiche furono realizzate numerose mulattiere, via via ampliatesi e accresciutesi nei secoli, per consentire l'accesso e soprattutto il trasporto a valle dei prodotti.
Nonostante questa continua evoluzione – sempre di mulattiere o di semplici sentieri si trattava - ancora negli anni 50 del passato secolo, il fieno e il legname delle Scorteghere ( Bait de Zim – de Mez e de Fond) veniva in parte filato a valle , recuperato alle “Vecie” e trasportato in città con carri o – se si trattava di legname – tradotto a mezzo di Caviei.
Erano questi ultimi un modo molto elaborato e non privo d'ingegno e capacità costruttiva, di assemblare il legname in modo da costruire una rudimentale ma efficace slitta da trascinare lungo le mulattiere rese scivolose dalla prima neve. Tutte le valli principali – Valbona, la Val de Fora, la Valfredda e le relative vallette laterali erano infrastrutturate da fili, tovi, piste e riecheggiavano delle tipiche grida di avvertimento e segnalazione del pericolo per i lavori in corso.
Mulattiere quindi o semplici sentieri consentivano a prezzo di grandi fatiche e dispendio di tempo , il trasporto a valle dei prodotti della montagna e il trasferimento su di essa dei beni d'immediato impiego, anche per rudimentali forme di commercio , degli animali, dei carriaggi e degli attrezzi atti alla bisogna . Non fu escluso , anzi costituì spesso fonte di sopravvivenza l'esercizio del contrabbando ( sale, tabacco, alcool) . Quest'ultima attività fu esercitata ininterrottamente per centinaia d'anni , in forme via via aggiornate, per percorsi alternativi, con modalità e accorgimenti tesi ad evitare i posti di guardia posti non a caso al Bivio di Podesteria con le Scorteghere, nello stesso Albergo Alpino e nelle casermette di Cima Castelbert. (dopo il 1866).
Principe Eugenio e la Strada Vecia
Nel 1701 durante la Guerra di Successione al Trono di Spagna che vide il Principato Vescovile invaso dalle truppe Francesi dei Generali Catinat e Vendome e il bombardamento della città di Trento da parte di quest'ultimo, l' esercito del Principe Austro-Franco-Savoiardo Eugenio di Savoia (il Prinz Eugen per la storiografia, la letteratura e l'agiografia di area Germanica), con l'aiuto di qualche centinaio di uomini di Ala , riuscì, riadattando la vecchia mulattiera a portare oltre 10.000 uomini, animali, armamenti, vettovagliamenti, sull'altipiano della Lessinia ove si ricongiunse a S. Anna d'Alfaedo/Erbezzo con l'altra parte del proprio esercito risalente da Peri .
Questa audace manovra permise lo sbocco in pianura ad est di Verona e l'aggiramento dell' esercito del Catinat appostato a Rivoli/Caprino in previsione di una calata degli Austriaci dal più agevole Monte Baldo e sconfiggerlo con ripercussioni favorevoli sull'intero corso delle operazioni in Italia.
Il percorso utilizzato e riadattato fu quello conosciuto come “Strada Vecia “ o sentiero 80, ancor oggi praticabile con l'accesso posto poco a monte dell' imbocco della strada “Nuova” proveniente da Sdruzzinà con il vecchio tracciato.
Lo sbocco di questo antico percorso è all'incirca il località Pian dei Ziresi , al termine della Valle dei Coleri poco sotto la località Scaglion. Proseguendo in leggera discesa verso la testata della Valfredda si trova una sorgente ancor oggi conosciuta come la Sorgente del Principe.
Per la collaborazione fornita al Generale , Ala fu insignita di un riconoscimento Ufficiale.
Altri eserciti percorsero la Lessinia e utilizzarono quell'antica mulattiera: Le truppe Napoleoniche nel 1796 al comando del futuro Maresciallo Augereau e nel 1810 è verosimile un secondo transito dell'altipiano utilizzando questa volta anche la Valbona.
Una incisione di difficile lettura posta in prossimità della sorgente della “Vecieta” e ora demolita per far posto ad una più moderna indicazione, riportava la data 1810 e alcune lettere che potevano comporre il nome Napoleone. Una seconda incisione riportava la data 153... Un percorso che affonda le sue origini nei tempi.
L' 800
La decadenza dell'industria serica, il generale impoverimento del territorio, l'insorgere di fenomeni epidemici, la rapida successione di cattivi raccolti, una climatologia negativa e spesso devastante (1888) determino' la necessità di cercare alternative commerciali ed economiche per risollevare l'economia locale e in particolare favorire quanti coltivavano degli interessi sull'altipiano che solo a prezzo di inimmaginabili fatiche potevano raggiungere , sfuttando così le malghe e i pascoli per la fienagione. La mulattiera conduceva sino a poco sopra Riondera da dove un sentiero di non facile percorrenza , conduceva alla Lessinia Alense.
Il 15 novembre del 1872 gli allevatori, i malghesi e i boscaioli protestarono animatamente contro l'amministrazione Comunale al punto da costringere quest' ultima ad incaricare nel 1873 l'ing. Beccherle di Boscochiesanuova per l' esecuzione di un tracciato collegante in modo stabile e razionale il fondovalle con la Montagna.
Nel 1876 l'ing. Beccherle consegnò l'elaborato che non si limitò a delineare un tracciato di massima ma prevedeva un complesso progetto dall'astronomico costo di oltre 93.000 corone.
Nel 1895 si decise di rendere carreggiabile il percorso esistente per l'intera sua tratta: Sdruzzinà – Albergo Alpino alla Sega per un importo di 43.000 corone variamente suddivise tra vari Enti e Consorzi ma comunque l' onere più rilevante rimase a carico del Comune di Ala che dovette provvedere al reperimento di una somma di oltre 36.000 corone. Spesa alla quale seppe far fronte senza ulteriori balzelli o tassazioni straordinarie, ma con le sole entrate correnti.
Nel 1899 i lavori vennero ultimati. Non si trattò di una grande opera di ingegneria civile visto che le relazioni del Cav. Pallaver e dell' avv. Debiasi denunciarono molte inadempienze, sottolinearono i numerosi difetti del progetto, che rendevano la strada non completamente carrozzabile per l' eccessiva pendenza di alcuni suoi tratti .
Il I° conflitto Mondiale non vide manifestarsi una particolare attenzione da parte dello Stato Maggiore Italiano, avendo quest' ultimo attribuito all'altipiano dei Lessini un ruolo di retrovia o comunque di terza linea difensiva il cui caposaldo fondamentale era rappresentato dal Vallone di S. Giorgio e dalle Cime: Trappola, Trappolino e cima Gaibana, appoggiati dal Massiccio Cima Posta Cima Obante.
Per questi motivi la strada rimase quella che sostanzialmente conosciamo ; nel suo tracciato di base.
Quando sul finire degli anni 20 lo Stato Maggiore Italiano decise di dismettere le strade militari costruite attribuendone la competenza ai comuni sui cui territori insistevano per intero o parzialmente, non vi incluse la Strada della Sega. Vi si trovano quelle di Passo Buole , di Mezzana, di castelberto ( un tratto) di Pozzo alto-Cima Levante, ma non quella della Sega . Da ciò si desume che i lavori effettuati sulla stessa nel corso del conflitto furono pochi e marginali.*
Nel 1. dopoguerra appelli furono rivolti alle autorità governative per la realizzazione di un effettivo collegamento con il versante Veronese invocando improbabili benefici sul piano economico mediante lo sfruttamento delle risorse Minerarie ( marmo esistente solo nel versante veronese della Valpantena) e dare ottimo sfogo all'economia locale più in generale.
Il II° Conflitto Mondiale vide l' ultimo massiccio transito di militari. Erano reparti della Wehrmacht, in ritirata dopo la rotta del Po provocata dagli Alleati disordinatamente in fuga per ogni via ( meglio se secondaria) per raggiungere i confini del Reich. In località Trincea, un autobus che fino a quel punto aveva assistito i militari, esaurito il carburante fu fatto precipitare nel sottostante bosco.
Altre Vie
Altro percorso che conduceva nel cuore della Lessinia, nei pascoli più ricchi e ampi era rappresentata dalla Valbona. Un sentiero sufficientemente agevole da essere percorribile da uomini e animali , noto e frequentato da tempi immemorabili portava alle Scorteghere , da dove con un percorso non breve ma neppure impegnativo , si aveva accesso alla parte di pascolo aggettante sulla valle dell' Adige e quindi alle Malghe {jcomments on}.
Ancora in tempi relativamente recenti (anni 40/50) le Scorteghere venivano raggiunte a piedi da quanti erano addetti alla fienagione. La strada non ne consentiva però un agevole trasporto a Valle ( almeno di quello di “Bait de Fond”) e quindi il fieno veniva filato sino alle Vecie da dove i carri provvdevano alla sua conduzione in città
Altri sentieri molto più ripidi di quelli descritti ma comunque utilizzati fino alla metà degli anni 50 del secolo scorso da uomini e animali , collegavano le Malghe di Foppiano e Barognol (l' accesso di quest'ultimo , ora sentiero della SAT , si trova all'altezza dell' ultimo Sambel della Valfredda) .
Esistevano certamente altri percorsi alternativi per raggiungere la sommità; uno di questi saltuariamente utilizzato e conservatosi sino ad oggi si dipartiva da Malga Riondera e passando per “el Pian ross” raggiungeva il prativo di Malga Borghetto.
O ancora il sentiero del Corno che proseguiva oltre i Masi Alti ( ora proprietà Larcher e Cappelletti) per raggiungere Malga Foppiano e Malga Castelbert.
Fine prima parte
*vedi atti di dismissione delle strade ex militari da parte del Regio Esercito.
Nb: i documenti ufficiali sono stati trascritti integralmente rispettando la terminologia e la toponomastica usata
Un ringraziamento a Mariano Mattei per i contributi toponomastici e cronologici e a Mario Azzolini per i riferimenti giornalistici messi a disposizione
Grazie anche a Bepi Pinter per le testimonianze dirette o ascoltate nel suo inesauribile “andar per Monti”
Luciano Rizzi