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Valdastico si no forse mah...!

Il presidente PAT Ugo Rossi risponde a una domanda circa la "Valdastico"

 

 valdas

 

A Pergine, lo scorso 14 novembre, il presidente della Provincia autonoma di Trento Ugo Rossi ha incontrato i consiglieri della Comunità di Valle Alta Valsugana e i sindaci del territorio.

 

Tra le domande che sono state poste al presidente vi è stata quella di Emanuele Curzel, che ha chiesto notizia al presidente dell’andamento del tavolo di confronto che, come previsto dal documento conclusivo del comitato paritetico composto dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dalla Regione Veneto e dalla Provincia Autonoma di Trento datato il 9 febbraio 2016, dovrebbe entro due anni progettare un “corridoio d’interconnessione infrastrutturale tra la Valle dell’Astico, la Valsugana e la Valle dell’Adige”, e chiesto quando gli enti locali potranno essere adeguatamente informati delle decisioni prese.

 

Questa la trascrizione della lunga risposta che Rossi ha dedicato al tema.

 

Non voglio usare la parola Valdastico perché tutto ciò che è attorno alla parola Valdastico è stato sempre stato uno scontro tra favorevoli o contrari, senza mai porsi il problema delle ricadute positive o negative, uno scontro tra gli estremisti del no e gli estremisti del sì, e così siamo andati avanti per anni.

Per mettere d’accordo gli estremisti del sì e quelli del no sul PUP si è parlato di ‘corridoio’, senza indicare dove per sfuggire alle contrapposizioni. In questa legislatura abbiamo detto allo Stato: non puoi fare un’opera autostradale di questo tipo sul nostro territorio se non usando determinate procedure.

La PAT non ha il diritto di veto, ma ha il diritto costituzionale di vedersi rispettata nella pianificazione. Questo diritto l’abbiamo sempre invocato per dire ‘no’, nel senso che non si può fare una cosa se non ci sono sul tavolo le nostre ragioni. In più quest’opera è stata legata, negli anni di Berlusconi, al rinnovo della concessione A4, per avere il rinnovo senza gara.

All’Europa è stato presentato un piano di investimenti che prevede anche la realizzazione di quest’opera. Da allora hanno fatto vari passaggi, che abbiamo potuto bloccare perché andavano contro i nostri diritti costituzionali, finché siamo arrivati al punto in cui, a causa di questo blocco e a causa dello scadere della concessione dell’A4, lo Stato si è accorto che avrebbe dovuto pagare i danni all’A4 per aver usato procedure non conformi.

A quel punto non potevamo non sederci al tavolo cui finalmente ci hanno chiesto di partecipare: ma ci siamo seduti non per trattare – non c’è nessuna trattativa in questo momento – ci siamo seduti perché vogliamo portare a questo tavolo le ragioni del ‘no’ a un’autostrada che dal Veneto arriva in Trentino e si innesta su un’altra autostrada, principalmente perché stiamo sviluppando un sistema di trasporti su ferro.

Diverso è il discorso di un collegamento non autostradale tra Veneto e Trentino, perché questo collegamento, che noi vogliamo occuparcene o no, comunque si realizza, è nelle cose. Il Veneto ha fatto degli investimenti di carattere viabilistico finalizzato anche all’attraversamento del nostro territorio. A questo tavolo portiamo le ragioni del ‘no’ a questa autostrada: no a soluzioni che servano solo ai problemi degli altri. È però responsabilità loro immaginare una progettazione e finanziare l’opera.

 

Al tavolo abbiamo detto:

  1. non può essere il buco in mezzo alla montagna: va contro l’idea di trasporti merci che abbiamo;
  2. bisogna mettere in campo soluzioni che risolvano anche problemi che noi abbiamo già; il traffico in Valsugana, i camion nella zona dei laghi;
  3. bisogna occuparsi di un’infrastruttura di trasporto che la Valsugana ha già, che è la ferrovia, che deve essere come minimo elettrificata e magari collegata (ferrovia del giro delle Dolomiti);
  4. tutti questi costi non devono essere a carico nostro, perché noi subiamo un sacrificio;
  5. siccome si ipotizza un collegamento stradale tra Veneto e Trentino, il traffico di ingresso in bassa Valsugana deve cessare, devo poter immaginare di chiudere al traffico la bassa Valsugana.

 

La cosa è completamente ribaltata rispetto al ragionamento fatto prima: non è più un buco con un’autostrada in mezzo alla montagna. Ognuno può pensarla come crede, ma è una fotografia completamente diversa rispetto alla precedente, che coinvolge una riflessione da fare in Valsugana diversa.

Oggi non ci sono trattative, perché il lavoro lo devono fare loro, e va avanti con lentezza straordinaria, al di là delle dichiarazioni. Un lavoro che richiede non solo una progettazione ma anche che al tavolo siano analizzati i flussi di traffico, che in generale portano a dire che comunque questa cosa non serve. Dunque siamo molto lontani dalle ipotesi progettuali. Bisogna che portino dati sui flussi di traffico, che il tavolo decida che c’è una quota di traffico che vale la pena di regolare in un altro modo, e poi bisogna progettare… Solo a quel punto un’idea di progetto potrà essere sviluppata e si potrà andare sul territorio.

Tutto quello che vedete, al di là di quello che vi ho detto io, sono pure anticipazioni di idee progettuali che l’A4 può avere, ma che non hanno nulla a che vedere con la procedura che vi ho descritto.

Se poi si arriva ai due anni di scadenza, la responsabilità non è di chi vi parla, la responsabilità se la prende qualcun altro che non ha usato la procedura giusta.

 

 

Commento .

Quanto detto da Rossi va letto alla luce di quanto già detto da lui più volte in altre occasioni (con una notevole e non scontata dose di franchezza: vedi il riferimento esplicito al rinnovo della concessione dell’A4 e al contesto berlusconiano in cui è maturata la connessione tra questa e l’A31).

Vanno cercate dunque le (eventuali) novità.

Non è infatti una novità l’accettare di sedersi al tavolo convocato dal governo (un fatto che alcuni hanno contestato, ma che Rossi – e non solo lui – ha considerato inevitabile).

Non è una novità l’opposizione esplicita e netta alla costruzione di un collegamento di tipo autostradale.

Non è una novità l’elencazione dei vantaggi che il Trentino pretende in cambio della costruzione dell’infrastruttura (alcuni dei vantaggi sono dubbi, ma la lista è talmente lunga, articolata e in qualche punto inverosimile da sembrare fatta apposta per essere respinta).

La novità sta nella dichiarazione sull’inesistenza di una “proposta trentina” di tracciato (Rossi dice che non esiste una “trattativa”) e sul fatto che la “proposta veneta” non è ancora giunta sul tavolo: dunque non solo non è stata ancora accettata, ma non è stata nemmeno discussa.

Agli amici veneti della Valdastico che si incontrano domani sera questo va detto con forza: CHI VI DICE CHE IL TRENTINO HA GIÀ ACCETTATO DI PROSEGUIRE L’OPERA, STA MENTENDO. Dopo di che, si potrebbe anche dubitare delle parole di Rossi.

Ritengo però che le probabilità che un presidente della provincia dica il falso di fronte a un gruppo di sindaci siano inferiori alla probabilità che un dirigente di una società privata dica il falso di fronte a un giornalista compiacente.

 

Emanuele Curzel

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