Testo fisso

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Daniza, una favola triste

 

Daniza 2

 

La storia di Daniza ha tutti i connotati di una favola triste.

Sull’animale abbattuto dalla insipienza umana, che tentava di dargli una triste prigionia, aleggia l’immagine della madre affettuosa che si stende sull’erba per allattare i due orsacchiotti festanti e affamati.

Le cronache riversano testimonianze di bambini o giovani che l’avevano osservata nei boschi muoversi con la disinvoltura dell’animale selvaggio e che ora ne piangono la mancanza.

Da una parte i cattivi capeggiati dal satrapo Ugo Rossi ed i suoi luogotenenti, il Sindaco di Bocenago, istigatore di doppiette sfrenate,  e il subdolo fungaiolo artatamente ferito per poter dare il via alla spietata caccia.

Dall’altra il popolo dei buoni che hanno testimoniato, non sempre in maniera adeguata al ruolo, sulla natura benigna dell’orso e sulla pacifica convivenza con l’uomo saggio.

 

Orbene tutta questa tensione emotiva resiste e sussiste fin tanto che si conferisce ai personaggi valenze ed essenze umane. Nella vicenda prevale l’immagine dei figlioletti rimasti orfani che vagano disperatamente in cerca di un riparo, della madre affettuosa che difende i propri figli a costo della vita. In un agorà di dispute emotive si corre il rischio di perdere le dimensioni oggettive del problema.

 

Con i dati pubblicati in questi giorni di frenesia ursina rilevo che nel 2002 gli orsi presenti in Trentino erano 11 e che nel 2012 sono stati 43. L’andamento incrementale è stato abbastanza regolare ma siamo lontani dall’aver raggiunto un equilibrio dove le nascite pareggiano con i decessi. 

Quale sarà questo equilibrio?  Oggi sono 50 gli orsi nel nostro territorio e fra 10 anni? Per un animale che è in grado di coprire distanze notevoli e che per nutrirsi  ha bisogno di un vasto territorio, questi numeri sono compatibili con la presenza importante dell’uomo e delle sue attività produttive?

 

L’inconveniente registrato con Daniza e il cercatore di funghi si ripeterà, è statisticamente una certezza.

Ma allora le preoccupazioni di incontri ravvicinati sgraditi con l’animale aumenteranno eccome. Quando i boschi diventeranno aree avvertite come potenzialmente a rischio allora il richiamo turistico subirà senza dubbio una veloce riconversione.

Magari favorevole con il lancio di safari fotografici per uomini che amano il rischio, se non addirittura per coloro che ambiscono  alla bracciolata con coscia di orso. Ma fuori dubbio il flusso turistico non sarà più quello di prima e l’armonia uomo-natura subirà delle modifiche.

 

Fortunatamente abbiamo gli uomini del progetto Life Ursus che terranno sotto controllo il fenomeno e sapranno far convivere gli agnelli, i vitelli, i cercatori di funghi e cappuccetto rosso con l’orso bruno.

 

Croni  Edoardo

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