Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

Morti da dimenticare: nel 1923 inaugurazione del monumento ai caduti di ALA.

 

Mario-monumento recente

 

Ricordo che da bambino amavo sostare, alla fine del cimitero, davanti al monumento ai caduti della prima guerra mondiale e cercare, tra i 73 nomi, quelli dei cugini Giuseppe e Giovanni Mandarano; la sorella di uno dei due, Maria l’ultima camiciaia di Ala, mi raccontava che erano partiti assieme per il fronte in Galizia e, per non perdersi negli immensi campi di ammassamento pieni di soldati che parlavano le diverse lingue dell’impero, camminavano sempre con un braccio allacciato a quello dell’altro con uno spago. Non tornarono entrambi, considerati dispersi.

 

Nel corso della guerra furono mobilitati sui vari fronti dell’impero austroungarico circa 60.000 trentini dai 17 ai 50 anni; di questi 8.000 trovarono la morte e 14.000 furono feriti.

 

Alla fine della guerra, accanto alle necessità della ricostruzione, ogni comunità, voleva ricordare i propri morti, almeno per dare un senso e una giustificazione alla loro scomparsa. Cippi, lapidi, intestazioni di vie sorsero un po’ ovunque, ma limitati ai martiri “Battisti, Filzi e Chiesa” oppure ai volontari che avevano combattuto per l’Esercito Italiano.

 

Ala si dimostrò molto zelante nel commemorare Cesare Battisti con l’intitolazione ancora il 29.6.18 di una via mentre il Consiglio degli insegnanti propose nel 1923 di legare il suo nome al Ginnasio; anche a Mario Soini, volontario morto nel 1916, fu dedicata una targa ed una Via nel settembre 1919.

 

Il ricordo invece per le decine di figli caduti in divisa austriaca, oltretutto in terre talmente lontane da rendere impossibile una visita sulle loro tombe, come venne coltivato?

 

Già nel 1919 sorsero in tutta la Provincia i primi comitati, favoriti dalle Parrocchie e dai rispettivi circoli cattolici. I primi monumenti erano lasciati alla creatività dei singoli comitati sottoponendola al giudizio del Comune e delle Belle Arti, ma nel 1921 le Autorità, già infastidite (ma anche sorprese) per la collocazione di troppi monumenti che ricordavano i caduti del “nemico”, emanarono una circolare pubblicando 57 bozzetti ai quali ispirarsi per la realizzazione del monumento al fine di bandire i soliti obelischi o piramidi.

 

L’intervento della Legione Trentina.

Nel 1922 il Congresso della Legione Trentina (che raccoglieva tutti i volontari di guerra trentini che avevano combattuto per l’Italia come il nostro Mario Soini) poneva il problema della scarsa riconoscenza verso questi ultimi rispetto ai tanti, troppi monumenti sorti per il compianto dei caduti austroungarici, e insisteva che venisse impedita la realizzazione di altre opere. Su tale esortazione nasceva un’Apposita commissione per fissare dei criteri di massima per futuri monumenti e soprattutto inderogabili vincoli.

 

Nel frattempo, ritornando alla nostra comunità, il Comune di Serravalle inaugurava nel febbraio 1922 una lapide ai caduti “considerandoli vittime innocenti della prepotenza teutonica” (tanto per non alimentare il sospetto di essere filo austriaci), costruita dalla ditta Fozzer di Trento mentre due mesi dopo Ronchi con una grande festa di popolo scopriva il proprio “monumentino” per iniziativa del locale Circolo Cattolico San Rocco. Dopo un paio di mesi anche ad Ala nasceva un comitato presieduto dal farmacista Adone de’ Bonfioli che chiariva fin da subito di agire solo per fine “supremamente umano”.

 

Il Comune deliberò un misero contributo di 100 Lire che, dopo un polemico articolo dal titolo “crepi l’avarizia”, fu elevato a 1.200 Lire. I gruppi cattolici ed il Circolo Libertas organizzarono feste e rappresentazioni all’Oratorio, ogni occasione era buona per raccogliere fondi come l’entrata del nuovo parroco o la festa dell’Epifania del 1923 avviate a sostegno del monumento con l’intervento della Banda di Ala, distribuzione di fiori a cura dell’Associazione combattenti e circolo femminile “Fides et amor”.

 

Non appena le offerte raggiunsero un importo soddisfacente si procedette all’affidamento dei lavori allo scultore-taglia pietra Tomasoni Achille di Santa Margherita su progetto dell’architetto Tiella secondo i canoni stabiliti.

 

Tutto a posto? Niente affatto. In settembre, a monumento quasi concluso con l’inaugurazione prevista per il 28 ottobre, apparvero le norme della Prefettura che, recependo le proposte della Commissione, dettavano vincoli per i monumenti ai caduti austroungarici. In breve si deplorava che i monumenti costruiti non esprimessero un significato patriottico né alcun accenno al doloroso dovere compiuto dai poveri morti costretti a militare sotto la bandiera del nostro acerrimo nemico. Si prendono a prestito addirittura i versi “All’Italia” di Leopardi:

 

“Misero colui che in guerra è spento

Non per li patri lidi e per la pia

Consorte ed i figli cari,

ma da nemici altrui,

per altra gente…. E non può dir morendo;

“Alma terra natia, la vita che mi desti ecco ti rendo

 

Le conclusioni furono ovvie: nessuna scritta in tedesco se non nei monumenti altoatesini, divieto di cenni di esaltazione dei caduti o della guerra contro l’Italia (guai chiamarli martiri!!), erezione dei monumenti nello spazio sacro dei cimiteri riservando le piazze ai caduti per l’Italia, abbattimento dei monumenti che onorano assieme caduti nell’esercito italiano ed in quello austriaco (solo un paio di casi).

 

D'altronde un anno prima il giornale nazionalista “La libertà” era stato chiaro considerando tali caduti “degli infelici costretti a morire in terra straniera e per una causa che non era la loro; meritano quindi (ahimè) non lode e plauso ma compianto e commiserazione, pressappoco come le vittime di un terremoto o colera. A questi nostri fratelli disgraziati dedicheremo qualche pio ricordo entro il cimitero, ma sia ben chiaro riserveremo le piazze per i benefattori della patria e dell’umanità” .

  

Ma non basta: le lotterie e tombole organizzate per la raccolta fondi “restano esenti da tasse solo nel caso di monumenti che favoriscano la propaganda di italianità”. Più chiari di così!!

 

Intanto il Comitato di Ala aveva già stabilito l’inaugurazione per il 28 ottobre 1923 con corteo e cerimonia al cimitero. Ma il 19 dello stesso mese il Municipio venne informato dal sottoprefetto di Rovereto che il progetto del monumento dovrà essere esaminato anche dalla Commissione presso la Questura. E questo nonostante la cerimonia fosse già definita, con gli inviti mandati a tutto il Consiglio, Autorità ed Associazioni.

 

Mario-monumento caduti

Inaugurazione monumento novembre 1923 – archivio Brusco Enrico

 

Spetta al giornale cattolico “Il nuovo Trentino” raccontare  il “disgusto” del popolo di Ala dopo aver appreso del rinvio del sacro rito. Il comitato, per non rovinare i rapporti, rispettò con diligenza le prescrizioni, tra l’altro molto dure, che prevedevano il divieto di partecipazione delle scolaresche mentre le altre Istituzioni potevano concorrere alla condizione che “la loro bandiera fosse portata racchiusa nel fodero o almeno in modo da non richiamare l’attenzione dei cittadini”. Questi ultimi rimasero ovviamente amareggiati, delusi dall’atteggiamento dell’Italia: “Ala che ha dato esempi luminosissimi di amore patrio, che ha offerto uno dei suoi figli migliori Mario Soini, che ha sempre valorizzato i suoi eroi nazionali, non meritava un trattamento del genere”. Come si vede, polemica forte, ma sempre nel solco, desiderato o subìto, di una indiscussa italianità. L’epigrafe rispettava gli orientamenti imposti dalla Commissione:

 

Ala felicemente redenta ricordando con pietà chi duro servaggio costrinse a pugnar per altra gente

 

Alla fine la cerimonia fu rinviata di soli 4 giorni. Nessun corteo ma ritrovo direttamente al cimitero con il parroco don Marco Sandri il quale si rammaricò subito per la mancata presenza delle Autorità. Il presidente Adone de Bonfioli, non potendo consegnare alle Istituzioni il monumento (lodato dagli esperti come “significativo”), lo affidò al popolo stesso presente in modo massiccio affinchè venisse conservato con fede ed amore. Corone di fiori del Comitato, delle famiglie di tutte le contrade alensi, della Società Musicale, della Sportiva Alense, dei Reduci della Russia, del Moto Club, dell’Oratorio, del Circolo cattolico Libertas, della Società di Mutuo soccorso. Lode al presidente del Comitato del Cimitero Emilio Zelger che aveva fatto i salti mortali per presentare un camposanto pieno di fiori con le piccole siepi ed i cipressi appena piantumati. Soddisfazione perché tutta Ala era presente con spirito di pietà e comunione, senza distinzione di ceto sociale o orientamento politico.

 

Ultima ripicca: divieto delle Autorità in occasione della imminente festa del 4 Novembre, di portare fiori sul monumento. La pietà veniva regolata per legge!!

 

Le notizie sul monumento d’ora in poi sono scarne, a parte una raccolta fondi l’anno successivo durante un film al nuovo Cinema Moderno.

Si tornò a parlare del monumento negli anni 50 quando su iniziativa dell’ASS. Combattenti, le scritte furono rimesse a nuovo dal taglia pietra Ernesto Cazzanelli. Il monumentino di Ronchi è stato sostituito da una lapide con i caduti di tutte le guerre e anche Serravalle fece lo stesso negli anni 70.

 

Ad Ala invece permangono due ricordi differenti per le guerre mondiali (per la seconda una nicchia all’entrata del cimitero raccoglie un quadro deteriorato con le immagini dei 20 deceduti); nel 1955 gli ex combattenti proposero di erigere un monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre in piazza Ospedale al posto della pesa, ma restò solo una proposta.

 

Una citazione per il coraggioso farmacista Adone de’ Bonfioli, promotore del monumento mai scoraggiato dalle difficoltà frapposte dalle Autorità; era un valente suonatore di cornetta della Banda (suonò l’inno alla Campana dei Caduti al suo passaggio da Ala), impegnato nella Pro Loco e nella Sportiva alense. Tutta Ala partecipò commossa ai suoi funerali nel 1950; poi, come spesso accade, fu dimenticato. Mi sento onorato di ricordarlo in questa occasione.  

 

Mario-musicisti 1927

Il dott. Adone de’ Bonfioli farmacista e presidente Comitato Monumento

– seduto con la tromba – archivio Banda di Ala

 

 

Azzolini Mario

 

Spunti da cronache giornali locali – Annali Museo Storico della Guerra 1992-1993 (Aldo Miorelli “Ai martiri dell’ubbidienza”) – Verbali Comune di Ala.

 

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