- Dettagli
- Pubblicato Lunedì, 23 Ottobre 2017 08:01
- Scritto da Rizzi Luciano
- Visite: 2548
Quando Ala si diede la “Scossa”
…... riprendiamo dalla Diga di Speccheri.
I lavori – affidati al colosso delle costruzioni G. TORNO , affiancato da numerose altre ditte minori ma altrettanto specializzate iniziarono prima in Vallarsa con la costruzione della Diga di Speccheri che con i suoi 157 m. fu all'epoca la seconda d' Italia per altezza poi a questa seguì l'avvio della Galleria Forzata che entra nel territorio Alense sotto Cima Mezzana, percorre l'intera dorsale SX della Valle di S. Valentino per “sbucare” - come si disse - poco a monte di Pozzo Alto.
I lavori procedettero speditamente; buona la roccia incontrata, scarse le infiltrazioni d'acqua , precisi i calcoli. Sotto Cima Mezzana venne inopinatamente trovato del Grisoù – una miscela ricca di metano e azoto, e questo comportò una diversa organizzazione del cantiere per assicurare la sicurezza del lavoratori.
E infatti bastò il breve scarto temporale di 5 anni ( dal 52 al 57) tra l'inizio dei lavori di Campagnola e quelli di Maso Corona-Speccheri per ridurre drasticamente il numero degli infortuni mortali.
Precauzioni dovute all' esperienza certamente , ma sicuramente vi contribuirono una diversa legislazione del lavoro, le crescenti norme a tutela dei lavoratori e una acquisita coscienza dei propri diritti .
Tutte circostanze che servirono ad evitare il ripetersi della mattanza che avvenne nel Cantiere di Mori/Campagnolla.
Dei 21 caduti ( sul lavoro) di quest' ultima , ad un “solo” caduto alla diga di Speccheri.
Tra gli infortuni può essere annoverata anche la morte di Francesco Cavallin custode alla diga e grande animatore della Vallarsa , che ne pianse per anni la perdita.
Intermezzo 2. benefici
L'occupazione crebbe in maniera esponenziale – pur con i limiti di una stagionalità sempre presente - rispetto ai precedenti decenni; Manodopera poco qualificata certamente , in un mix tra un mondo ancora legato alla terra e una nascente classe operaia.
Si dovranno attendere i primi anni 60 per assistere ad una robusta crescita del numero di diplomati e di qualche laureato. I benefici economici di quegli anni di riversarono evidentemente anche sull'istruzione , contribuirono a compensare i notevoli sacrifici che lo studio superiore richiedeva.
La Scuola Media non dipese ormai più in modo predominante dalla leva del Convitto Silvio Pellico, ma dai figli di famiglie Alensi e dai non pochi delle maestranze e dei quadri che erano confluiti in città.
Le strutture commerciali rimasero inalterate nel numero e nella tipologia fatti salvi i naturali avvicendamenti. Ne beneficiò certamente il comparto alberghiero ; crebbe l'attività delle Locande , al Cervo e la Locanda Ala, e quella dei “ pensionati” come la Fedora , l' Amabile e di quei nuclei familiari che potevano “ tener Pensione”. Gli esercizi commerciali rimasero invariati nel numero anche se indubbiamente il fatturato crebbe considerevolmente.
La maggior voce del bilancio familiare era ancora l'alimentazione, ancora lontani i tempi dei beni voluttuari e dei consumi legati al tempo libero , al divertimento o alla cultura.
I benefici non vennero sparsi a pioggia e non tutti salirono sul treno del lavoro e del piccolo benessere. Rimase la formula dell' acquisto a credito e la disoccupazione divenne altalenante.
Il lavoro poteva essere stagionale o per tipologia; determinato dalla durata dei lavori e dalla presenza del cantiere. Periodi di tranquillità economica si alternavano a momenti di cupa disperazione, E questo sino all' arrivo della Fabbrica e dell'Industrializzazione diffusa.
Molti e sempre affollati i Bar o le Osterie. Invariata per tutti gli anni 50 la distribuzione alimentare le Confezioni e le Mercerie con l' eccezione dell'apertura dei nuovi negozi d'abbigliamento dei F.lli Molon e di Calzature di Gino Lusente.
Stesse Barbierie ( apre “El Gigioti” ma chiude il Zanetti) , le solite panetterie, mercerie ecc.
Inequivocabile indicatore del nascente benessere fu l'apertura o lo sviluppo delle Macellerie.
Un momento ondivago , un tempo di mezzo, quasi d'attesa. Forse anche un decennio incubatore .
Tutto in funzione di quell'impetuoso sviluppo - soprattutto edilizio - che contraddistinse la crescita della città negli anni 60 e 70. L' economia contadina lasciò spazio alla civiltà' industriale, in parte al terziario , ma non riuscì ad intercettare il terziario avanzato e informatico. Non finora ….....e se non ora …..quando?
Conclusione
La Centrale di Maso Corona è li, ancora perfettamente funzionante dopo 60 anni anche se ormai quasi totalmente automatizzata, aggiornata e modificata. I poderosi tralicci che trasferiscono energia a Verona sono facilmente identificabili: Attraversano il torrente Ala , si inerpicano lungo la dorsale del Monte Corno, superano Malga Foppiano e percorrono le alte praterie di Castelberto, Malga Lessinia , imboccano la Valpantena e giù....sino a Verona.
Non sono i numeri che indicano la potenza, la produzione, la redditività le utenze e altro a meritare un ricordo, quanto piuttosto coloro che in quegli anni si sono prodigati con il loro lavoro, la loro intelligenza e intraprendenza. Per noi erano “foresti “ alcuni erano ospitati a pensione , molti vivevano nelle Baracche che i cantieri allestivano, e quasi certamente si trattava di una volontaria scelta volta a risparmiare qualche lira in più per le famiglie. Erano Veneti, Friulani, Bresciani e Bergamaschi , ciarlieri e simpatici, dotati di un'istintiva capacità di intrattenere rapporti umani e ricchi di quella dote chiamata empatia.
L'ing Zanella fu il progettista di questa e di altre importantissime opere di contenimento delle piene e regolamentazione delle acque , che vennero in parte recuperate dalla Provincia e dal Genio Civile dopo la disastrosa alluvione del 1966.
Sua l'intuizione della tanto contesa Diga di Valda.
Un Veronese innamorato della Lessinia dove si costruì una deliziosa villa nel Vaio della Maia.
…....Poi altri che abbiamo ricordato e i tanti che nel loro continuo peregrinare hanno sfiorato la Città lasciandovi certamente qualcosa.
Mi piace ricordare l'amico Alberto Trainotti (El Traiba) che pressoché da solo in un estenuante lavoro protrattosi per molti mesi, ritinteggiò parte della Condotta Forzata nella metà degli anni 60. Chiudo gli occhi e lo vedo fischiettante ( bravissimo ) a cavalcioni della condotta, armato di secchio e pennello, segnato da schizzi di verde, sigaretta penzoloni dalle labbra, ciuffo ribelle e battuta pronta.
L'impianto entrò in esercizio nel 1958 e diede lavoro a decine di tecnici e operai Alensi sino agli anni 2000. Poi la tecnologia seppe fare a meno dell'uomo.
Commento dolce/amaro
La centralina di Valbona è dismessa – pur essendo ancora attiva la concessione – la canaletta è un colabrodo utilizzata come percorso d' ardimento, la presa delle Acque Nere è semi sommersa, la vasca di stoccaggio di Pozzo Basso è visibile quanto inutile.
Le Amministrazioni comunali succedutesi nel tempo hanno preferito operazioni di Marketing con le varie derivate della PAT, rinunciando a divenire produttrici e quindi venditrici di energia come ancora molti comuni del Trentino stanno facendo, pur osteggiati e oggetto di lusinghe , imbonimenti e velate ingiunzioni politico/industriali.
Si optò per la confluenza in una delle tante - troppe - sigle dietro alle quali si esercita la produzione e la distribuzione dell'energia . Fu una buona scelta? Forse. O forse no.
Probabilmente i costi di ripristino sarebbero ora improponibili, ma non sono trascorsi molti anni da quando l'Amministrazione Comunale Tomasoni, nella complessa trattativa per il rinnovo della concessione , valutò la ricaduta positiva che una ristrutturazione dell'impianto avrebbe avuto anche sull'acquedotto cittadino.
Curiosità
L'AGSM di Verona nutriva ampie ambizioni sul territorio o meglio sulle acque della Bassa Vallagarina. La realizzazione sopra descritta fu la sola a trovare compimento ma altri e interessanti furono i progetti tra i quali ci piace ricordare quello della Lessinia.
Il progetto prevedeva la costruzione un grande bacino artificiale della capacità di 1 milione di mc da realizzarsi a Malga Fanta ( a fianco della Spluga della Preta), una centrale di Pompaggio in valle per portare in quota le acque dell' Adige per poi precipitarle a valle attraverso due condotte forzate di 2 m di diametro che avrebbero alimentato dopo un salto di 1.400 m una Centrale tra i paesi di Ossenigo e Peri .
Il progetto prevedeva il pompaggio in quota di acqua potabile. Avremmo avuto finalmente un laghetto!
Tra i progetti dell'Azienda, allora bocciati e ritornati d' attualità , la realizzazione di 4 Centrali ad “ immersione “ sull' Adige, tra Lavis a Rovereto e un diverso impiego della Galleria Adige – Garda con conseguenze che sarebbero state nefaste per l' intero ecosistema Adige – Garda – Mincio; una follia non solo per l'ambiente.
Un impianto, quello di Maso Corona esempio di quel laborioso decennio; ma il racconto vorrebbe risultare funzionale alla rappresentazione del clima di quegli anni. Anni di rinascita, di fiducia, di crescita sociale , di affrancamento delle forze sindacali, del rafforzarsi della democrazia....... della consapevolezza che il futuro sarebbe stato migliore .
E così fu. I 50 furono gli “Anni della Fiducia “ un prologo indispensabile a quelli che sarebbero poi stati, “ i Favolosi anni '60 “ cui fece seguito i decenni degli “Anni di Piombo”, degli “anni da bere” , della fine del “ Secolo Breve”.........
Si aprirono con “Grazie dei Fior “ e finirono con “ 24.000 baci ” , da Nilla Pizzi a Celentano: una plastica , rappresentazione di quella evoluzione.
Luciano
grazie a Carlantonio Lanz per 26 anni quadro tecnico prima, dirigenziale poi , per la documentazione iconografica e per il ricordo umano dei tanti che si sono avvicendati nella lunga storia della Centrale.
{jcomments on}