Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

Quando Ala si diede la “Scossa”

 

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…... riprendiamo dalla Diga di Speccheri.

 

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I lavori – affidati al colosso delle costruzioni  G. TORNO , affiancato da numerose altre ditte minori ma altrettanto specializzate  iniziarono prima in Vallarsa con la costruzione della Diga di Speccheri  che con i suoi 157 m. fu all'epoca la seconda d' Italia per altezza   poi  a questa seguì l'avvio della Galleria  Forzata che  entra nel territorio Alense  sotto Cima Mezzana, percorre l'intera  dorsale SX della Valle di S. Valentino per  “sbucare”    - come si disse -  poco a monte di Pozzo Alto.

 

I lavori procedettero speditamente; buona la roccia incontrata, scarse le  infiltrazioni d'acqua , precisi i calcoli.  Sotto Cima Mezzana venne inopinatamente trovato  del Grisoù –  una miscela ricca di metano e azoto, e questo comportò  una diversa organizzazione del cantiere per assicurare la sicurezza del lavoratori.

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E infatti bastò il breve scarto temporale di 5 anni ( dal 52 al 57) tra l'inizio dei lavori di Campagnola e quelli di Maso Corona-Speccheri per ridurre drasticamente il numero degli infortuni mortali.

Precauzioni  dovute all' esperienza certamente  ,   ma sicuramente  vi contribuirono una diversa legislazione del lavoro, le crescenti norme a tutela dei lavoratori   e una acquisita coscienza dei propri diritti .

 

Tutte circostanze che servirono  ad evitare il ripetersi della mattanza che avvenne nel Cantiere di Mori/Campagnolla.

 

Dei 21 caduti ( sul lavoro)   di quest' ultima ,   ad un “solo” caduto  alla diga di Speccheri. 

Tra  gli infortuni  può essere annoverata anche la morte di  Francesco Cavallin custode alla diga e  grande animatore della  Vallarsa , che ne pianse  per anni la perdita.

 

Intermezzo 2. benefici

 

L'occupazione crebbe in maniera esponenziale – pur con i limiti di una stagionalità sempre presente -  rispetto ai precedenti decenni; Manodopera poco qualificata  certamente , in un mix  tra un mondo ancora legato alla terra   e una nascente classe operaia.

 

Si dovranno attendere i primi anni 60 per  assistere ad  una robusta crescita del numero di diplomati e di qualche laureato. I benefici economici  di quegli anni di riversarono evidentemente  anche sull'istruzione ,  contribuirono a compensare  i notevoli sacrifici che lo studio superiore richiedeva.

La  Scuola Media non dipese ormai più in modo predominante  dalla leva del Convitto Silvio Pellico, ma dai figli di famiglie Alensi e dai non pochi delle maestranze e dei quadri che erano confluiti in città.

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Le strutture commerciali  rimasero inalterate nel numero e nella tipologia fatti  salvi i naturali  avvicendamenti. Ne beneficiò certamente  il comparto alberghiero ; crebbe l'attività delle Locande , al Cervo e la Locanda Ala,  e quella dei “ pensionati”  come la Fedora ,  l' Amabile e  di quei nuclei familiari che potevano “ tener Pensione”. Gli esercizi commerciali rimasero invariati nel numero anche se indubbiamente  il fatturato crebbe considerevolmente.

 

La maggior voce del bilancio familiare era ancora l'alimentazione, ancora lontani i tempi dei beni voluttuari e dei consumi  legati al tempo libero , al divertimento o alla cultura.

 

I benefici non vennero sparsi a pioggia e non tutti salirono sul treno del lavoro e del piccolo benessere. Rimase la formula dell' acquisto a credito e la disoccupazione divenne altalenante.

 

Il lavoro poteva essere stagionale o per tipologia;   determinato dalla durata dei lavori e dalla presenza del cantiere. Periodi di tranquillità economica si alternavano a momenti di cupa disperazione,  E questo sino all' arrivo della Fabbrica e dell'Industrializzazione diffusa.

 

Molti e sempre affollati i Bar o le Osterie. Invariata per tutti gli anni 50 la distribuzione alimentare   le  Confezioni e le Mercerie  con l' eccezione  dell'apertura  dei  nuovi negozi d'abbigliamento dei F.lli Molon e  di  Calzature  di Gino  Lusente.

 

Stesse Barbierie  ( apre  “El Gigioti” ma chiude il Zanetti) , le solite  panetterie, mercerie  ecc.

Inequivocabile indicatore del nascente benessere fu l'apertura o lo sviluppo delle Macellerie.

 

Un momento ondivago , un tempo di mezzo, quasi d'attesa.  Forse anche un decennio incubatore . 

Tutto  in funzione  di quell'impetuoso sviluppo -  soprattutto edilizio -  che contraddistinse la  crescita della città negli anni 60 e 70.  L' economia contadina lasciò spazio alla civiltà' industriale, in parte al terziario , ma non riuscì ad intercettare il terziario avanzato e informatico. Non finora  ….....e se non ora …..quando?

 

Conclusione

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La Centrale di Maso Corona è li,  ancora perfettamente funzionante dopo 60 anni anche  se ormai quasi totalmente automatizzata, aggiornata e modificata. I poderosi tralicci che trasferiscono energia a Verona  sono facilmente identificabili: Attraversano il torrente Ala , si inerpicano lungo la dorsale del Monte Corno, superano Malga Foppiano  e percorrono le alte praterie di Castelberto, Malga Lessinia , imboccano  la Valpantena    e giù....sino a Verona.

 

Non sono i numeri  che indicano la potenza, la produzione, la redditività  le utenze e altro a  meritare un ricordo, quanto   piuttosto  coloro che in quegli anni si sono prodigati con il loro lavoro, la loro intelligenza e intraprendenza. Per noi erano “foresti “  alcuni  erano ospitati  a pensione  , molti vivevano  nelle Baracche  che i cantieri allestivano, e quasi certamente si trattava di una volontaria scelta  volta a risparmiare  qualche lira in più  per le famiglie. Erano Veneti, Friulani, Bresciani e Bergamaschi ,  ciarlieri e simpatici, dotati di un'istintiva capacità di intrattenere rapporti umani e ricchi di quella dote   chiamata empatia.

 

L'ing Zanella   fu il progettista di questa e di altre importantissime opere  di contenimento delle piene e regolamentazione delle acque , che vennero in parte recuperate dalla Provincia e dal Genio Civile  dopo la disastrosa alluvione del 1966.

 

Sua l'intuizione della tanto contesa Diga di Valda.

Un Veronese innamorato della Lessinia dove si costruì una deliziosa villa nel Vaio della Maia.

 …....Poi altri che abbiamo ricordato e i tanti che nel loro continuo peregrinare hanno sfiorato la Città lasciandovi certamente  qualcosa.

 

Mi piace ricordare l'amico Alberto Trainotti  (El Traiba) che pressoché da solo in un estenuante lavoro protrattosi per molti mesi, ritinteggiò parte  della Condotta Forzata nella metà degli anni 60. Chiudo gli occhi e lo vedo fischiettante ( bravissimo )  a cavalcioni della condotta,  armato di  secchio e pennello, segnato  da schizzi di  verde, sigaretta penzoloni dalle labbra, ciuffo ribelle e battuta pronta.

 

L'impianto entrò in esercizio nel 1958 e diede lavoro a decine di tecnici e operai Alensi sino agli anni 2000. Poi la tecnologia  seppe fare a meno dell'uomo.

 

Commento  dolce/amaro

 

La centralina di Valbona è dismessa – pur essendo ancora attiva la concessione – la canaletta è un colabrodo utilizzata come percorso  d' ardimento, la presa delle Acque Nere  è semi sommersa, la vasca di stoccaggio di Pozzo Basso è visibile quanto inutile.

 

Le Amministrazioni comunali succedutesi nel tempo hanno preferito operazioni di Marketing con le varie  derivate della PAT, rinunciando a divenire produttrici  e quindi venditrici  di energia come ancora molti comuni del Trentino stanno facendo, pur  osteggiati e oggetto di lusinghe ,  imbonimenti  e   velate ingiunzioni politico/industriali.

 

Si optò per la confluenza in una delle tante  - troppe - sigle dietro alle quali  si esercita la produzione e la distribuzione dell'energia .  Fu una buona scelta?   Forse.  O forse no.

 

Probabilmente  i  costi di ripristino   sarebbero ora improponibili,  ma  non sono trascorsi molti anni da quando l'Amministrazione  Comunale Tomasoni,  nella complessa trattativa per il rinnovo della concessione , valutò la ricaduta positiva  che una ristrutturazione  dell'impianto avrebbe avuto anche sull'acquedotto cittadino.

 

Curiosità

 

L'AGSM di Verona nutriva ampie ambizioni sul territorio o meglio sulle acque della Bassa Vallagarina. La realizzazione sopra descritta fu  la sola a trovare  compimento ma altri e interessanti furono i progetti tra i quali  ci piace ricordare quello della Lessinia.

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Il progetto prevedeva la costruzione un grande bacino artificiale  della capacità di 1 milione di mc da realizzarsi a Malga Fanta ( a fianco della Spluga della Preta), una centrale di Pompaggio  in valle  per portare  in quota le acque dell' Adige  per poi precipitarle a valle attraverso due  condotte forzate  di 2 m di diametro  che avrebbero alimentato  dopo un salto di 1.400 m  una Centrale  tra i paesi di Ossenigo e Peri .

 

Il progetto prevedeva il pompaggio in quota di acqua potabile. Avremmo avuto finalmente un laghetto!

 

Tra i progetti  dell'Azienda, allora bocciati  e ritornati  d' attualità ,  la realizzazione di 4 Centrali ad “ immersione “ sull'  Adige, tra  Lavis a Rovereto  e un diverso impiego della Galleria Adige – Garda  con conseguenze che sarebbero state nefaste per l' intero ecosistema Adige – Garda – Mincio; una follia non solo per l'ambiente.

 

Un impianto,  quello di Maso Corona  esempio   di quel laborioso decennio; ma il   racconto   vorrebbe risultare funzionale alla rappresentazione  del  clima di quegli anni.  Anni di rinascita, di fiducia, di crescita sociale , di affrancamento delle forze sindacali, del rafforzarsi della democrazia....... della consapevolezza  che il futuro sarebbe stato  migliore .

 

E così fu.  I 50 furono gli   “Anni della Fiducia “  un prologo indispensabile a quelli che sarebbero poi stati, “ i Favolosi anni '60 “  cui fece seguito i decenni degli  “Anni di Piombo”, degli  “anni da bere” , della fine del  “ Secolo Breve”.........

 

Si aprirono con “Grazie dei Fior “ e finirono con  “ 24.000 baci ” ,   da Nilla Pizzi a Celentano: una plastica , rappresentazione di quella evoluzione.

 

Luciano

grazie a Carlantonio Lanz per 26 anni  quadro tecnico prima,  dirigenziale  poi ,  per la documentazione iconografica e per il ricordo umano dei tanti che si sono avvicendati nella lunga storia della Centrale.

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