Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

Parchi e giardini fioriti di Ala del tempo antico

 

 

Guardini Bastie con mandolini

Rara immagine della zona ora campi tennis con strumentisti locali (archivio Brusco come tutte le belle foto seguenti)  

 

E’ il titolo di un articolo dell’Adige dell’agosto 1956 che conteneva la descrizione dei giardini patrizi di Ala e le aspettative della popolazione di Ala. Prima di leggerlo, teniamo presente che nel 1956 Ala terminava alle Scuole elementari e non esisteva ancora la zona industriale sulla strada che va a Pilcante. Quindi dobbiamo immaginare un centro più raccolto e dei giardini privati che ora sono sostituiti da fabbriche o palazzi residenziali o da parchi come quello delle Bastie.   Buona lettura!

 

“………..Prima del 1800 sole poche piante di fiori si coltivavano in Ala: rose garofani, timo, erba rosa e qualche pianta di foglie odorose, in maggioranza coltivati in vasi e recipienti. Si ebbe la prima traccia dell’ortaglia nei pressi del vecchio ponte sull’ Ala, che di giardino vero e proprio non aveva che un viale di bosco sempre verde e alcuni sedili a poltrona.

 

Era il cosiddetto “orto dei sospiri” per le passeggiate che vi facevano gli innamorati o coloro i quali, gravati da debiti, vi si recavano carichi di pensieri emettendo continui sospiri. Tale orto di proprietà privata è scomparso.

 

Giardino Palazzo Pizzini

Migliore di forma fu il giardino della famiglia de’ Pizzini, costruito su speciale disegno e nel quale vi lavoravano anche soldati francesi (1797). Era un vero giardino (sempre privato) con bei vialetti, piante esotiche, fontana centrale, melagrani fiori di varie specie, ecc.

 

Regnando Napoleone primo, vi furono seminate piante di acacia, per ordine dell’ispettore forestale Tiziano Vecelli. Era munito di serra calda. In questo giardino furono trovati il sigillo di Napoleone, e la famosa boccetta contenente un non analizzato liquido. Ad esso si era affacciato il grande generale quando dormì nella prospicente casa nel settembre del 1796. Ora è trasformato prevalentemente in orto ed in parte in magazzino. Una specialità di garofani era coltivata da V. Cristani e da Giuseppe Azzolini che ne facevano smercio. L’Azzolini anzi portava le piante giovani all’ex imperatrice e duchessa di Parma Maria Luigia.

 

Nel 1827 si diede inizio alla coltivazione di quel parco – giardino di cui oggi non rimangono che i ruderi “del rudere di un finto castello” del tempio di Diana, la vecchia ghiacciaia. Uno strano Schifanoia, con grotte, strade, ponti, tavoli e panche in pietra, con giardino all’inglese. Bizzarria dei tempi passati e luogo di delizia per pochi.

 

Parco ai Castelletti

Oggi ben pochi ne conoscono l’esistenza, anche se in questo genere di giardinaggio esso rappresenta il primo(ed anche ultimo) esempio in Ala.

 

Altro parco del secolo scorso dei signori de’Pizzini è quello che si trova lungo via Gattioli, con piante rare e belle che si sono propagate in altri giardini. Vi fecero crescere gran varietà e numerose piante indigene ed esotiche (palme, cactus, ecc.). Fra il verde, chi può accedervi, nota il caratteristico monumentino a mons. Francesco de’ Pizzini, purtroppo occultato alla vista della cittadinanza che così dimentica i ”suoi maggiori”.

 

Il mondo di allora era come quello di adesso. Col diffondersi dei fiori e delle piante cresceva la invidia. Infatti successivi tentativi di dare dei verdi polmoni alla città vengono definiti dalla malalingua del cronista di allora “scimmiottature”. Sta di fatto però che il diffondersi dei nuovi giardini rimaneva sempre un fenomeno del tutto privato.

 

L’aria pura potevano respirarla solo chi aveva del denaro. Tra gli imitatori vengono in ordine cronologica Luigi Dalla Laita che in via Torre cercò di far nascere un’oasi di verde rompendo la monotonia con camelie, tulipani ed altri fiori bellissimi.

L’orto è ora ancora una specie di feudo, mentre nella intenzione del munifico donatore della casa per il museo e la biblioteca civica doveva continuare ad essere coltivato….dal conservatore ( il comune, nda) dei due istituti culturali.

 

 

Giardini Palazzo Malfatti

 

Altri parchi privati con giardini sono quelli retrostanti ai palazzi Malfatti, Taddei, Sartori. Dal bivio di San Martino si estende la proprietà Malfatti, un tempo luogo di delizia con bosco e labirinto, villino e costruzioni esotiche e una casa all’olandese. L’ingresso era costituito da un magnifico portale in pietra rossa di Trento. Il cancello era in ferro battuto fatto venire da Vienna. L’interno era costituito da un trivio centrale, due laterali con aiuole piantate a fiori. Al centro la rotonda per i cavallerizzi. Numerosi i tavoli e le sedie in pietra.

 

Oltre la parte a frutteto, verso l’Adige, vi è il parco. Attualmente, in seguito anche agli ultimi eventi bellici, ben poco si nota del fasto antico. E’ diventata una azienda agricola, senz’altro più utile delle precedenti finalità.

 

 

Villa e Giardino al Cerè

Abbiamo accennato solo ad alcune zone verdi private per dimostrare che un tempo Ala…era florida. Non rimpiangiamo eccessivamente questo privilegio di pochi, perché vorremmo che tale privilegio fosse esteso a tutti dando al popolo un giardino pubblico od una specie di giardino “pubblico”. Un giardino pubblico esisteva un tempo lungo viale 4 Novembre. Con la costruzione della variante alla statale del Brennero, esso è praticamente scomparso. Il tentativo di averne un surrogato in Piazza Statuto ci dà l’idea di un qualcosa di stentato e per ora non si può parlare di parco pubblico essendo pochissime le panchine, magrissime la aiuole, con nessuna traccia di fiori.

 

giardini V.le StazioneIl più vecchio giardino pubblico di Ala sul Passeggio “Ai giardini” – scomparve nel 1940 con la costruzione della Statale (pressappoco dove c’è la Pineta)

 

Molti vanno al giorno d’oggi al Perlè di Ala, che ha del parco e del piazzale da divertimenti. Ma ogni tanto mucchi di stanghe o di pietre trasportate dalla Valle dei Ronchi occupano, non sappiamo se abusivamente o meno, aree abbastanza varie da disturbare chi va a riposare.

 

Le molte piante messe a dimora qua e là stanno a dimostrare che il senso del bello è ancora vivo in noi, come lo dimostrano balconi e finestre fioriti. Ma poiché le sole piante non bastano a costituire un giardino pubblico e tutti non hanno voglia di tapparsi in casa, cerchiamo di risolvere con serietà anche questo problema.

 

………..Un pensierino dedicato al Comune è questo: Abbiamo diritto anche noi di essere trattati bene. La nostra casa (è da intendersi tutta Ala) deve essere bella e anche comoda per noi e per quanti vengono a visitarci. Qui non dovrebbe trattarsi di milioni”.

 

Concludo riportando qualche curiosità sui primi lavori ai giardini di Piazza Ospedale, attingendo a qualche ricordo o notizie di cronaca.

     I lavori per abbellire la piazza iniziarono nel 1955 a cura della locale Pro Loco che si accollò le spese ed i lavori, pur sostenuta da qualche contributo pubblico. I pochi mezzi a disposizione consentirono solo l’allestimento di tre vaste aiuole e sette pali per l’illuminazione – risultato striminzito rilevato anche nell’articolo sopra esposto; poi nel 1957, superata una polemica cittadina per aver tagliato dei platani, si procedette alla posa delle panchine, nuova illuminazione con rinnovate aiuole e di una vasca per i pesci, ma causa l’incuria, ben 60 su 70 morirono.

 

giardini piazza Ospedale

       La popolazione era molto coinvolta, la stampa intervistava vari cittadini di passaggio sulla piazza sempre affollata; addirittura il maestro Simonetti, futuro Sindaco della città, costituì una Pro loco scolastica con gli alunni delle post elementari (ragazzi dagli 11 ai 14 anni) con lo scopo di eseguire in autonomia dei piccoli lavori al parco ed alla recinzione; bell’esempio di educazione civica. Per la manutenzione La Pro Loco, con mezzi propri e per 7 mesi all’anno, si rivolse ad un autentico esperto, l’anziano Zomer Beniamino che nel 1936 era stato incaricato di sistemare il parco adiacente il Ghebi imperiale ad Addis Abeba, abbandonato dal Negus in fuga; adesso ci vorrebbe un concorso pubblico e per lo meno un architetto. Poi la Pro Loco insistette col Comune affinchè si facesse carico della manutenzione, tropo onerosa per le sue finanze; la spuntò ma a fatica – il Comune non lo voleva.

       La Pro Loco era stata rifondata nel 1950 e aveva profuso grande impegno per l’abbellimento dei pochi giardini pubblici, per lo sviluppo turistico a Ronchi e in Lessinia, nell’organizzazione del 40.mo dell’annessione all’Italia, nel sollecitare nuove fermate dei treni ad Ala. Tante persone volonterose che amavano la nostra città e che negli anni successivi diventarono amministratori comunali.

Foto collezione Brusco

Azzolini Mario

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