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- Pubblicato Sabato, 08 Giugno 2013 19:21
- Scritto da Rizzi Luciano
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I LUOGHI DELLA MEMORIA ~ IIa parte
La LINEA BLU : Lo Sbarramento di Ala 1945
Torrente Ala
Sorsero Bunker, casematte, ricoveri in caverna, campi minati, fossati e sbarramenti anticarro (Campi di Asparagi), un pò dovunque, ma posizionati con grande perizia appoggiati a punti tattici naturali , sul vasto fronte che si allungava in profondità dalla Chiesetta di S. Pietro in Bosco sino a S. Margherita /Serravalle con una linea di maggior resistenza rappresentata dal Torrente Ala la cui scarpata Nord riconfigurata, riadattata , venne presidiata con numerosi Bunker in Cemento Armato , alcuni ancora visibili di tipologie diverse, conservati e recuperati dai proprietari dei fondi sui quali insistono.
Dai grandi Bunker comando, (8 uomini) adibiti a ricovero e infermeria del Perlè a casa Debiasi, e Via teatro alle postazioni per singola arma del tipo Tobruk per mitragliatrice Machinengewer Type 34 e 42 o per Mortai da 81, presidiate da piccole squadre di 4 uomini.
Per quanto l'azione di bonifica e smantellamento messa in opera alla fine delle ostilità e proseguita per una decina d'anni, per recuperare il materiale ferroso abbondantemente impiegato, molte di queste postazioni sono visibili e visitabili ancor oggi.
Lungo la linea ferroviaria all'altezza della Sottostazione , appoggiato alla scarpata, divelto dal suolo è ancora visibile e perfettamente leggibile una di queste insidiosissime postazioni costruite sul principio della camera di combattimento interrata dalla quale sporgeva per qualche decina di centimetri la “cupola” a barbetta di
L'interno era profondo dai 160 ai 200 cm.
Una scaletta portava ad un localetto/deposito fornito di stufetta e da questo si passava al camminamento coperto. Il tutto pesantemente corazzato con le pareti di 40cm di spessore. L'insieme offriva un ricovero molto efficace e dotato anche di uscita posteriore di sicurezza. (1)
S. Pietro in Bosco
In località Busa di S. Pietro sono ancora visibili due postazioni; una in calcestruzzo e una molto interessante posta in alto in caverna con feritoia. Interessante perchè riadattava una postazione della prima guerra mondiale. (foto 1)
Sulla Statale all'altezza della Chiesetta era allestito uno sbarramento anticarro costituito da putrelle in ferro e pezzi di rotaia infissi diagonalmente nel terreno, il tutto rinforzato da un muro in calcestruzzo a monte della chiesetta.
La linea fortificata proseguiva , poggiando su postazioni in Bunker interrati sino all' Adige avendo come caposaldo il costruendo sbarramento sull'Adige per il Canale Biffi a sua volta circondato sino all'altezza dell' odierno Casello Autostradale da numerose similari postazioni. (2)
foto1
Torrente S. Valentino
La linea , oltre a quanto descritto, si sviluppava verso nord appoggiandosi al Torrente S. Valentino non prima di essere stata integrata dal fossato anticarro del Maso Corona riempito un trentina di anni or sono per necessità urbanistiche e industriali.
In Località “ Malusel” lungo la strada Romana, poco a monte dell'abitato di Borgo Cantore, erano posizionati due caratteristici ricoveri a “Botte”. Cilindri in ferro cemento, destinati ad essere interrati (non necessariamente), dotati di cuccette e adibiti a ricoveri, anche provvisori, in caso si incursione aerea. La struttura relativamente leggera sopportava il fuoco delle armi leggere e dava riparo allo spezzonamento e alle schegge .
Costruiti alla SCAC di Mori venivano trasportati - anche con carri ferroviari , non di rado spinti a mano – fino alla stazione di Ala o come nel caso di quelli menzionati , fermandosi alla Vecchia “Masera” dei Marani. (3)
Un esemplare rimase in vista sino ai primi anni '70.
In loc. Fusi, all'imbocco della Valle di S. Valentino, di fronte alla Casa delle Guardie e del Vivaio era allestita una postazione anticarro : Una torretta di Carro Panther con un cannone da 75/L56,
poggiante su una casamatta pesantemente corazzata che utilizzava quale “Dependance” anche i ricoveri sotterranei facenti parte della linea difensiva allestita dall' esercito Italiano nella Prima G.M. e poggiante sul Trincerone di Marani, interessato ( solo con studi preliminari) al suo reimpiego come postazione difensiva dell'esercito tedesco. (3)
Questo reimpiego di opere “datate” veniva in gergo definito “ Rovesciamento di una postazione” posizionare il fronte di fuoco sul lato opposto a quello originario. In virtù di questi indirizzi venne parzialmente riadattato il” Vallo Littorio” in Val Pusteria ed elaborati e piani per riadattare alcuni Forti Austriaci della I. G.M. anche se l'orientamento di questi era corretto sin dalle origini.
Immediatamente a monte, qualche centinaio di metri sopra questa postazione sulla strada dei Fusi, nella caverna dove ora è stato costruito il serbatoio per l'acquedotto di Marani, trovava ricovero un semovente d'artiglieria (verosimilmente uno Stug III) (4)
Le postazioni in caverna della Prima Guerra Mondiale scavate nella Rupe di S. Valentino all'imbocco della strada per Passo Buole immediatamente dopo il Ponte, vennero a loro volta come molte altre , reimpiegate quale deposito dall' esercito Tedesco che al Santuario aveva collocato un plotone Pionieri (5).
Una Lucida e dettagliata testimonianza di Ferruccio Valentini abitante nella Casa/Vivaio all'imbocco del Fusi ricorda la presenza del Feldmaresciallo Albert Kesselring, la sua comparsa nella modesta abitazione in una tarda serata dell'autunno del 1944 a bordo di una Horch con un codazzo di alti Ufficiali, impegnato in un sopralluogo sullo stato dei lavori di fortificazione. La requisizione dell'abitazione e l'avvio dei lavori di costruzione della Casamatta.
Fu lo stesso Valentini a guerra ultimata poche ore dopo l'abbandono della postazione da parte deil' esercito tedesco ad inoltrasi in essa. Solo casualmente si avvide della trappola esplosiva costituita da 6 Panzerfaust innescati. Dopo aver reso inerte la carica si impossessò del sistema di ottiche del Cannone e dei 6 Panzerfaust, uno dei quali contribuì alla demolizione di un buon tratto del “Trincerone” all' altezza della strada che attraversa il Rio S. Valentino.
Una seconda similare postazione anticarro era posizionata a S. Margherita sostenuta da un secondo fossato anticarro scomparso da tempo e sostenuta dall' ostacolo naturale del Torrente di Val Cipriana.
Al termine del conflitto le torrette vennero smantellate e il materiale ferroso consegnato a Rovereto.
Il trasporto di alcune pesanti piastre venne effettuato con carri trainati da buoi tanta era la penuria di mezzi motorizzati.(6)
Altre Opere
La Batteria della Flak (antiaerea) ubicata a monte dell'abitato di Pilcante poteva all'occorrenza fornire un centro di fuoco, con i 4 pezzi da 88mm – efficace cannone polivalente.
Sulle propaggini del monte Corno, nella pineta dei Piazzi alcune Caverne – rimaste incomplete – avrebbero dovuto ospitare pezzi d'artiglieria e depositi ben protetti.
Le opere di fortificazioni continuavano anche lateralmenteee e si snodavano lungo la Valle dei Ronchi, su su verso Passo Pertica per ricongiungersi con la valle d'Illasi e il Vicentino interessando anche la zona di Campobrun .
Una linea insidiosa debole solo all'apparenza e non facilmente superabile che raccoglieva le esperienze di 6 anni di guerra, gli insegnamenti del fronte della Gotica sull'Appennino e del Fronte Russo e drammaticamente sperimentate dai Tedeschi nella Battaglia di Kursk; una linea quella di Ala, il cui superamento avrebbe comportato lutti e rovine inimmaginabili e quasi certamente cambiato la storia della Città.
Ma così evidentemente non fu e quindi........
La repentinità degli avvenimenti che portarono al crollo del Fronte Italiano, la strategia Alleata che vide scegliere quale via di penetrazione nel Trentino o meglio verso il Reich la Gardesana, per motivi che meriterebbero ricerche e uno studio molto più approfondito, hanno evitato ad Ala quella sorte che non risparmiò decine di altre Città Italiane.
Rimasero gli ingenti quantitativi di materiale che una simile opera richiedeva, riconsegnati solo parzialmente all' Ammasso” delle requisizioni. La parte più consistente e di gran lunga più pregiata, consistente in attrezzature e macchinari, prese altre direzioni, venne “Requisita e redistribuita” , in modo non molto equo se ne andò poco dopo a costituire il nucleo di successive celeri fortune.
Note
(1) Gerosa (Le fortificazioni sulla Via del Brennero)
(2) Testimonianza G. Marasca classe 1919
(3) Testimonianza F. Valentini classe 1923 (+)
(4) – (5) – (6): Testimonianze F. Valentini classe 1923 e C.A. Lanz classe 1934
- Le fotografie dei bunker contrassegnate da * rappresentano in maniera indicativa le diverse tipologie
- P. Savegnago, "Le organizzazioni Todt e Pol in Provincia di Vicenza"
Luciano Rizzi
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