Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

territorioIL TERRITORIO DI ALA 

 

Il territorio del Comune di Ala oltre ad essere tra i 7 più vasti del trentino e tra i primissimi per boscosità, offre una complessa orografia e conseguentemente una diversificazione  delle colture, degli insediamenti delle  attività umane e ambientali che a vario titolo ne compongono le infrastrutture economiche e insediative.

Sono presenti nello stesso ambito territoriale, le alte improduttive montagne e i  pascoli, poi a discendere, il bosco, la latifoglia, la coltivazione delle pendici, la campagna di fondovalle con  le molte diversificate  attività artigiane e industriali; e al centro, collettore di tutto come da sempre è stato, la città con il suo sviluppo edilizio e di infrastrutture, una città in continua  se pur rallentata crescita, con il suo areale ambientale sempre più ridotto, con la progressiva occupazione dei suoli da parte delle attività non solo industriali ma, ultime ma non per questo meno aggressive, le cosiddette bonifiche montane.

 

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Già perché  il termine bonifica  pone un discrimine  tra superficie a prato o a bosco e l'insediamento agricolo, definiva un spartiacque di merito tra l'inutile bosco e il superfluo prato con il ben più nobile vigneto, trascurando che il valore delle precedenti colture   può qualificarsi anche con le sole  valenza ambientale e culturale.

 

Qualche volta  si è trattato del recupero di aree agricole e  di terrazzamenti  che l'illusione di uno sviluppo esclusivamente industriale aveva abbandonato all' espansione del bosco; non di rado si e assistito  al  riappropriarsi  di un'attività coltiva che l'accortezza dei proprietari e l'attenzione delle autorità preposte hanno riconsegnato come un miglioramento anche paesaggistico.

 

Le sanatorie approvate dalla Giunta Peroni iniziando già ad un mese dall'elezione, non sembrano siano state un buon viatico . E non fu nemmeno la prima disattenzione al programma elettorale.

 

sanatorie

  

I contributi provinciali che piovono sul settore agricolo, negli ultimi anni in particolar modo sulle "bonifiche agrarie", sono difficilmente quantificabili nel loro complesso.

 

Mentre per i contributi che annualmente la Giunta Provinciale destina alle manifestazioni culturali si ha un dettagliato resoconto, per il settore agricolo   - attrezzature - bonifiche agrarie - agriturismi - strutture zootecniche -   è necessario cercare le innumerevoli determinazioni dei molti dipartimenti provinciali che si interessano del settore.

 

La ricerca permette di acquisire qualche dato significativo per la zona di Ala:

 

  • la bonifica agraria ben visibile sui fianchi del Corno, a fronte di una spesa preventivata di € 362.219 ha goduto di contributi per € 181.109,50;
 
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  • attraverso lo strumento dei Patti Territoriali, due bonifiche agrarie nella valle di Ronchi, a fronte di una spesa preventivata di € 297.628 hanno goduto di contributi per € 102.641;
 
  • gli stessi Patti Territoriali concedono un contributo di € 39.635 sulla spesa preventivata di € 99.087, sulle PP.FF. 7751-759/11-759/10-767-763/1-777 C.C. RONCHI per il miglioramento dello sfalcio, dopo presentazione al Comune di Ala della DIA per cambio coltura da bosco a prato.

 

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Discorso a parte si potrebbe riservare ai tanti contributi per sfalcio dei prati in quota annualmente oggetto di attenzione da parte della Corte dei Conti per inosservanza contrattuale e danno erariale. Che in parole semplici significa incassare i contributi e lasciare l'erba sul prato.

 

Ma naturalmente si sa che l'appetito vien mangiando soprattutto se la tavola viene  riccamente imbandita dai prodighi aiuti di mamma provincia, da una politica che sposa di volta in volta cause che non disdegna poi di smentire ed ecco  sorgere con una celerità impressionante le molte “bonifiche “ nelle zone montane e pedemontane, squarci nel bosco, nella viva roccia fino a modificare la stessa orografia del terreno e ridisegnando il profilo della montagna , interdicendo non di rado l'accesso al bosco e inutile nasconderlo, incrementando notevolmente l'inquinamento da antiparassitari.

 

Niente male se il prezzo pagato distribuisse oltre a produrlo il reddito, se il ritorno sul piano economico, dell'immagine fosse nobilitata dalla qualità a e dalla rinomanza dei prodotti. Ma questo non avviene con sistematicità . Anzi a detta di tanti anche titolati e autorizzati, il ritorno qualitativo lascia a desiderare molto spesso. Il mercato non sembra premiare, in molti casi  sembra fare giustizia di improvvisate quanto velleitarie iniziative industrial/agricole.

 

Ma la coda persistente della prodigalità della Mamma (PAT) non tiene conto di questa selezione e ecco il reiterarsi degli sventramenti del bosco in qualche caso lasciati incompleti, riconsegnati  all' avanzata del bosco, ma si sa l'imprenditoria  non sempre si riconosce  dal prodotto finito, ma   qualche volta  si esaurisce nel percorso di avvicinamento allo stesso.

 

Ma il problema  può aggravarsi per  la necessità di disporre dell'acqua, meglio se  in grandi quantità come la moderna agricoltura richiede. E allora ecco il rincorrersi  di captazioni  dal torrente Ala, alcune autorizzate  qualcuna  abusiva come accertato dai servizi forestali e altre  improvvisate, ecco il recupero di ogni stilla di acqua che la montagna rilascia incuranti del rispetto per i rilasci obbligatori, la captazione delle sorgenti in quota, lo scavo di pozzi, il tutto in zone nelle quali la disponibilità, causa anche i mutamenti climatici, sta rapidamente scemando.

 

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Non è più un eccezione vedere il torrente Ala asciutto  anche per molti  giorni nel corso dell'estate  non in diretta conseguenza con quanto sopra ma neppure solamente  per il progressivo diradarsi delle  precipitazioni che pure è stato notevole negli ultimi 25 anni passando dai c.a 1.100 mm. Annui  agli 750-850attuali ; basta  osservare il proliferare delle coltivazioni nella valle dei Ronchi  e sulle sue pendici per comprenderne alcune delle  cause reali e cogliere l'entità del problema.

 

La richieste crescono, i consorzi premono sulle autorità per accrescere le captazione, scavare pozzi per intercettare sorgenti in quota, per ottenere l'autorizzazione per la costruzione  di serbatoi con   il conseguente pompaggio di acqua dal fondovalle.

 

E pensare a serbatoi posti sopra l' abitato non di somma tranquillità.

 

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Ora uno sfruttamento che si preannuncia così intensivo sul bacino imbrifero della valle dei Ronchi non può lasciare indifferenti. E' da li che anche se non più in misura determinante proviene parte dell'approvvigionamento idrico della città , dal torrente Ala dipende la salubrità dell'ambiente e la sopravvivenza di un ecosistema  vegetale e animale e la possibilità non ultima di considerare la risorsa acqua e ambientale come elemento primario per la qualità della vita  per il tempo libero e il divertimento  lontani dalle artificiali aree natatorie.

 

Ciononostante  pur in presenza del progressivo impoverimento della risorsa acqua, ben poco viene attivato limitando lo sfruttamento all'attività agricola che comunque fa parte di un' importante settore economico , ma  autorizzare lo scavo di pozzi o  il prelievo  di acqua dalla falda di pubblico interesse  per usi ricreativo turistici quali l'allestimento di laghetti per la pesca sportiva in improbabili località travalica la comprensione e dileggia il buonsenso.

 

Cosa succederebbe se l' Azienda Elettrica della Municipalizzata di Verona decidesse, come suo diritto in quanto titolare della concessione, di riaprire la centralina idroelettrica alla confluenza con la Valbona e   completare  l' impianto di captazione alle Acque Nere?

 

Cosa rimarrebbe  allora del torrente Ala e quale sarebbe la capacita di captazione dell'acquedotto la cui presa è immediatamente a valle della piana ghiaiosa posta sotto l'abitato di Muravalle?

 

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La zona di impluvio  non è peraltro immune da derivazioni al servizio di superfici vitate  ricavate  all'interno dell'alveo del torrente  e non si sa bene come, considerato che gli alvei dei corsi d'acqua appartengono al Pubblico Demanio .

 

L'amministrazione comunale sembra perseguire, beata incoscienza, sulla ormai obsoleta convinzione che le risorse siano inesauribili e che tutto si risolverebbe scavando dei pozzi. Ma non è così, o almeno non sempre è cosi. Il sistema è integrato e interdipendente quello che si preleva a monte viene a mancare a valle o come in questo caso la situazione è ancora peggiore in quanto i prelievi effettuati a monte per uso agricolo vengono re immessi più a valle ma inquinati dal dilavamento  dei terreni agricoli e dal percolato dei prodotti chimici , come gli antiparassitari ed i diserbanti, utilizzati  in agricoltura o derivanti da una crescente antropizzazione dei suoli.

 

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I dati e gli effetti sono noti, la quantificazione dei bisogni rapportati alla disponibilità delle risorse è ormai facilmente accertabile, eppure alzando gli occhi verso le pendici delle montagne osservando la Valle dei Ronchi , colpisce la repentina modificazione che è stata apportata a scapito del bosco  sempre più considerato in chiave mercantilistica e sempre meno come bene comune al quale è affidata buona parte del nostro standard di vita. Non sfugge , oltre alle dimensioni dei coltivi in quota , anche l' inusuale collocazione degli stessi, la differente irradiazione dei vari appezzamenti, tutti   comunque desiderosi di fregiarsi  dell' appellativo di Vino di Montagna.

 

 Non importa l'esposizione, non l'altitudine non la collocazione all'interno del bosco o altro; quale sarebbe la quantità degli interventi di “miglioria “ una volta scremati  o privati del contributo pubblico? Molto presumibilmente poca cosa.

 

Ancora una volta un'azione che nata con grandi positività scappa di mano all'amministratore per passare in quelle del mero interesse privatistico; un vantaggio di pochi a scapito dell'interesse di molti.

Una vecchia storia.

 

la redazione 

 

 

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