Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

Quando Ala si diede la “Scossa”

 

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La Centrale di Maso Corona e dintorni

 

Betti, Rossettini, Succi, Ballabeni, Benatti,  Mattioli Brunelli, Bisighini, Scalet, Ferone, Montagnolli, Ferri, Stoppa, Corsi, Perinelli, Motta, Corradini, Pinardi, Brancorsini Colato  Salaorni....... alcuni dei tanti cognomi  di famiglie  arrivate o formatesi ad Ala negli anni 50. Tutti lavoratori  che il fermento di quegli anni di ricostruzione   spostava da una parte all'altra  dell'Italia al seguito delle Grandi Imprese chiamate a ricostruire il paese e dare lavoro ad un' economia asfittica.

 

I grandi Cantieri   e tali lo erano per la mole, l'impegno finanziario, la quantità si lavoratori,; riguardavano le infrastrutture (ferrovie , telefonia viabilità) ma in particolar modo i segni tangibili sul territorio sono rappresentati  da ciò che riguarda lo sfruttamento delle  risorse idriche  .

 

Si consolidava in quel decennio il Trentino elettrico;  riprese vigore un settore che negli anni 30 ci aveva portati  ai vertici  europei della produzione idroelettrica e che la Guerra aveva sconvolto.

 

La seconda metà degli anni 40  vide il paese impegnato a porre le basi della democrazia, a definire un assetto  istituzionale e costituzionale   , a posizionarsi sullo scacchiere internazionale.

 

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Sul piano materiale l' Italia   era allo sfascio. Dalla Sicilia al Brennero  solo  un desolato panorama di rovine . Non disponevamo pressochè di nulla.  Nulla di materiale :  le  fabbriche erano  distrutte pochissime  le infrastrutture efficienti , da ricostruire i centri di controllo e governo. Eravamo privi  di tutto  ;  sopravviveva  solo un grande volontà di rinascita e la  speranza di ripartire anche ricominciando dal niente.

 

La Valle dell'Adige era un bianca linea di macerie,  campi da bonificare , una agricoltura di sussistenza, inesistente l'allevamento , nessun stabilimento, opificio, struttura produttiva  od estrattiva . Si viveva alla giornata con le poche opere  che  la  ricostruzione del tessuto viario  proponeva con lentezza .

 

La Valle si presentava  piatta,  e così pure  le pendici dei monti. Nessun segno   degli innumerevoli tralicci che dal Trentino avrebbero un domani  trasferito  quell'energia  vitale per la rinascita    del paese.

 

Era il tempo nel quale ci si offriva “ a giornata” , si contrattava  cioè per una sola giornata di lavoro, quanto bastava per mangiare e per  continuare a sperare nel giorno successivo. Una forma di lavoro della quale si pensava di aver perso la memoria ,  ricomparsa dopo il  tempo della Grande depressione e drammaticamente presente nel secondo dopoguerra in tutti i comparti lavorativi, dall'agricoltura all'industria, all'edilizia . Una forma di bracciantato da sempre presente nelle regioni depresse e che nella moderna Globalizzazione sembra abbia notevoli possibilità di imporsi come nuovo modello di lavoro.

 

I sopravvenienti  anni 50   si contraddistinsero sin da subito come  antesignani  del miracolo economico. Non ancora quello dei consumi di massa, della disponibilità e del risparmio, ma quelli del lavoro, delle opportunità, di quella  speranza  che lasciava intravvedere  segnali positivi.

 

002Prima fu la Cartierina,  un tempo “l'orto del Comune”   poi l'esplosione delle grandi  infrastrutture elettriche , telefoniche ferroviarie  , poi la Metalmeccanica con la Slanzi, il tessile con Il Creolina ( nell'attuale sede dei Pompieri) ,  l' Istruzione e la scuola non rimasero certo al palo. Grazie alle ACLI   vennero avviati i corsi di  Formazione Professionale  prima con   i cantieri edili delle Case Minime, poi con la Scuola per  metalmeccanici - succursale di Rovereto -   ospitata nella Casa delle Acli ( anch'essa  una delle primissime costruzioni del dopoguerra  e  figlia   di un Cantiere Scuola ) …..........e poi  fu un crescendo per tutti gli anni 60: La Motta, l' Orlandi, il Baraldi, l'ORA, la F.I. LL.PA, la Molveno , imprese edili locali : F.lli  Leonardi, Baita, solo per citare le più grandi  ma molte altre , spesso  a conduzione familiare , contribuirono allo sviluppo o risanamento della Città.

  

Ma , al tempo:

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Furono i grandiosi cantieri idroelettrici che per tutti gli anni 50 caratterizzarono il paesaggio,  diedero lavoro a centinaia di persone, favorirono la crescita dell' indotto e diedero vigore ad  un esile  tessuto commerciale e  edilizio e alberghiero .   E' pur vero  che gli appalti erano affidati   alle  Grandi Imprese Nazionali   che si presentavano sul territorio pressochè autosufficienti negli organici tecnici,  nella manodopera almeno in quella qualificata e nei quadri dirigenziali, ma i benefici furono comunque subito avvertiti. Non furono duraturi ma offrirono occasioni  e momenti di crescita. 

 

Quello fu un  decennio di grandi opportunità  per la città che sembrava poter  recuperare il suo antico splendore,  ridiventando Centro  di interessi, di  capitali, di iniziative pubbliche e private. Lo fu certamente  di crescita sociale e civile cui contribuirono   le nuove  nuove famiglie  giunte ad Ala o   quivi formatesi .  Fattore positivo di quel   rimescolamento di  culture  e abitudini  che inevitabilmente avvenne  e  con  ottimi  risultati.

 

Lo sbarramento SIMA  ( la Diga) e il canale Biffi  vennero  ultimati ancora nel 46  ma fu  nel 1953 che  - con una tempistica che oggi stentiamo a comprendere  - venne completato l' impianto in caverna di Campagnola con l' annessa Condotta di derivazione  ,  pure essa interamente scavata nella montagna,  delle acque dell'Adige prelevate a Mori.

 

Non mancarono le sofferenze e il dolore era un assiduo frequentatore ;  molto lavoro tanta frenesia  ebbe il suo prezzo. Fu spaventoso e pagato in vite umane . 21 caduti sul lavoro  nei cantiere di Campagnola/Mori e tanti , troppi altri, morti per cause di lavoro.  Tre  caduti al Km considerato che la condotta di alimentazione si sviluppa  per 9 km.  Il suono lacerante della sirena  annunciava un incidente ed era foriero di angoscia per le famiglie dei lavoratori.

 

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AGSM   e Maso Corona

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Tutta questa animazione e frenesia oltre che  dell'  intraprendenza imprenditoriale , fu figlia del vertiginoso aumento della domanda di energia, della scarsa burocrazia, dei ridotti controlli, dell'inesistenza di vincoli ambientali,  e dell' ampia disponibilità di manodopera;     fu  così   che  tutti questi fattori portarono nel 1955 l' allora AGS di Verona ( Azienda Generale Servizi) a progettare un complesso sistema di opere che partendo dalla Diga di Speccheri in Vallarsa avrebbero portato l'acqua  del Leno  sino a Pozzo Medio ,   accolta nella camera d'invaso   per poi precipitare  dopo  un vertiginoso salto di oltre 650 metri per produrre energia nella  sottostante Centrale di Maso Corona. ( Il nome è mutuato dal vicino Maso).

 

Si trattava di un complesso integrato dalla   Centralina di Valbona  con   captazione del Torrente Ala alle Acque Nere  e la  loro adduzione tramite  una canaletta   a cielo aperto sino alla vasca di raccolta di Pozzo Basso sopra la località Brustolotti . La Centrale è posta sul sottostante  alveo del torrente Ala  di fronte a Maso Moschini.

 

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Un Complesso sistema  di Vasche di  Carico e stazioni di Pompaggio avrebbero dovuto riportare  parte delle  acque  già sfruttate, al Bacino di Raccolta di Speccheri  in  un pendolo ininterrotto  destinato  a smentire  il vecchio adagio per cui “ Acqua passata non macina più”

 

Intermezzo 1.  -  Il BIM

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Sono quindi 3 gli impianti di produzione che insistendo sul territorio comunale : Centrale di Campagnola, Centrale di Maso Corona, Centralina di Valbona (ora ferma) ,  parte dello sbarramento del Canale Biffi,  la presenza  di una Galleria ( quella di Mori) che transita  per un tratto di quasi 9 KM in territorio comunale ,  poi ancora la canaletta di Valbona che priva(va) la valle dei Ronchi dei benefici derivanti da una maggiore afflusso di acque, il tratto di Galleria  che interessa il territorio alense da Cima Mezzana  a Pozzo Alto e infine , sia pure in maniera minimale    anche il Canale Biffi devìa e sottrae al territorio una certa quantità di acqua.  Tutte queste infrastrutture cosi' concentrate su un territorio relativamente piccolo provocano un danno all'ambiente,  e in parte all'agricoltura o sono di fatto e in ultima analisi sottratte al godimento pubblico e quindi hanno un prezzo ;  fanno si che Ala sia in assoluto il primo comune del Trentino per quantità di Royalties  pagate dalle aziende elettriche ( allora) e dall'ENEL dal 1963. e smistate attraverso il B.I.M.

 

La stessa acqua del Leno che alimenta la centrale di Maso Corona è di fatto sottratta all'Adige Alense per qualche chilometro, e pure questa  mancanza  viene  indennizzata.

 

Il Consorzio dei Bacini Imbriferi Montani nacque  agli inizi degli anni 50 per compensare il Comuni dei 008disagi, dei danni, delle privazioni/prevaricazioni  e dallo sfruttamento spesso indiscriminato che le grandi società elettriche perpetravano sul territorio,  sfruttando la preziosa risorsa dell'acqua..

 

Non esisteva allora l' Enel , ma la SADE la SIMA , la  SEA, l' Edison, la Montecatini l' AGSM e molte altre sigle. Una giungla  nella quale  si muovevano interessi immensi, molte speculazioni, pochi scrupoli ( Vajont) , qualche corruzione e molti pericoli per l' ecosistema.

 

Compito del consorzio era contrattare appunto un indennizzo per le derivazioni , per gli sbarramenti, per le gli elettrodotti, per tutte quelle infrastrutture che alteravano e danneggiavano i territori e parte delle loro  economie.  Il calcolo viene effettuato sulla base di alcuni precisi parametri quali la potenza installata  nelle Centrali idroelettriche,  il danno dovuto alla sottrazione dell'acqua per scopi industriali, i disagi e  gli  sfregi  per la costruzione di gallerie,  condotte, sbarramenti,  canali, caverne,cisterne / depositi e le indispensabili strade di servizio,  la   modificazioni dei corsi d' acqua con la cementificazione delle rive, i molti divieti di accesso  e tanto altro ancora

 

Insomma il mancato godimento di un bene collettivo  venne   quantificato con precisi e variabili parametri ponendo  fine all'  ”elemosina”   con la quale le grandi  Aziende compensavano le piccole , ma ricche di acque, amministrazioni comunali.

 


Sono ca. 500.000 gli € che a scadenza triennale vengono versati al Comune di Ala. Una gran bella somma che unita alle agevolazioni creditizie un tempo ampiamente  attinte dai Comuni ha consentito quell' autonomia nelle opere civili altrimenti  interdetta.

 

Luciano

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