Testo fisso

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LA CHIESA Dl S. MARTINO Dl PlLCANTE

 

Non sappiamo, per documenti sicuramente storici, quando la Fede cattolica sia stata abbracciata dagli abitanti di Pilcante, centro antichissimo, forse della epoca romana, come risulta da ritrovati scoperti in quella zona.

Neppure sappiamo quando sia stata costruita la prima chiesa di quella comunità cristiana.

II primo scritto, che accenna a una chiesa di S. Martino, esistente a Pilcante, è il testamento di Guglielmo di Castelbarco, del 13 agosto 1319, nel quale è contenuto un lascito per detta chiesa.

Più tardi se ne parla negli Atti visitali del vescovo Ermolao di Verona, dalla cui giurisdizione dipendeva Pilcante. La si dice << chiesa curata >> (da un sacerdote fisso ) di S. Martino e  <<cappella plebis Brentonici>>  (chiesa appartenente alla cure d'anime di Brentonico ). E se ne dà anche una certa descrizione: era piccola, con un portico, col fonte battesimale, con l'altare maggiore con pale di san Martino sopra il coro, con altro altare in onore della Madonna con statue nella nicchia e altro altare—tutti in legno—dedicato a s. Nicolò, rifatto poi nel 1519, col campanile... Mancava pero il luogo per conservarvi la Eucaristia! . . . Piu tardi, nel 1705, si aggiungerà un quarto altare di marmo, in onore di s. Antonio di Padova.

La chiesa attuale, bellissima, vero gioiello e giusto orgoglio dei fedeli di Pilcante, è posteriore. Fu edificata nel secolo XVIII, per un voto fatto dalla Comunità, che allora non raggiungeva neppure i cinquecento abitanti, durante la guerra scoppiata in Europa nel 1733 tra Francia e Spagna e Austria e Russia, per la successione al trono di Polonia; e combattuta in gran parte in Italia. Se gli eserciti, sconfitti o vittoriosi, che sarebbero passati per la valle dell'Adige, avessero risparmiato Pilcante, si sarebbe costruita una <<sontuosa cappella in onore della Vergine del Rosario>> ( p. Dossi ).

Ottenuta la grazia, il parroco don Paolo Salvetti propose ai fedeli di ingrandire e poi di rifare dalle fondamenta la chiesa esistente, insufficiente ormai per i bisogni della popolazione in continuo aumento. La proposta fu accolta da tutti con entusiasmo.

II progetto fu preparato dall'architetto di Milano Bernardi Tacchi; e subito, nel 1737, si iniziarono i lavori, ultimandoli, almeno nelle parti essenziali, dopo soli cinque anni, tanto che il 30 ottobre 1742 don Salvetti poté benedire la chiesa. I1 1° maggio 1762, il vescovo di Verona mons. Nicolò Antonio Giustiniani la consacrò.

La chiesa, come tutti possono constatare di persona, è meravigliosa, una delle più artistiche della valle; di stile classicheggiante, ricca di stucchi e di buone tele, con cinque altari di marmo di stile barocco.

La pala dell'altare maggiore, col Patrono della chiesa, collocata nello sfondo del presbiterio, sopra il coro, è del pittore Giuseppe Poppini di Schio (1843). Sul primo altare di destra, per chi entra nel tempio, si trova un'altra buona tela di Jacobus Novarini (1753), con s. Nicolò, Giobbe e l'Angelo Custode; sul secondo altare, che nel 1906 fu fatto di marmo dallo scalpellino di Ala Guido Sandri, su disegno dell'architetto E. Paor, si ammira il bellissimo s. Francesco di Assisi del Cignaroli.

A sinistra, altri due altari: sulla pala del primo si vedono i Santi particolarmente venerati a Pilcante: s. Antonio di Padova, s. Sebastiano e s. Margherita; nella nicchia del secondo altare è collocata la statua della Immacolata, scolpita in legno nel 1885, in sostituzione di altra precedente, molto venerata.

Attirano l'attenzione e l'ammirazione altre sei tele di buoni pittori, incorniciate da stucchi e poste in alto, sulle due pareti laterali: un'adorazione dei Pastori, uno Sposalizio della Vergine, una Madonna con Gesù Bambino e Santi, a destra; e un'Ultima Cena con Cristo, che distribuisce l'Eucaristia agli Apostoli, un Cristo schernito e una graziosa Natività, a sinistra.

Imponenti e pieni di movimento dominano il presbiterio due grandi quadri, col Martirio di s. Andrea e Cristo davanti a Pilato.

Danno un tono particolare alla bellezza della chiesa le quattordici stazioni della Via Crucis, delicate e devote, anch'esse dipinte su tela e fissate alle pareti e con graziose cornici di stucco.

Completa il raccoglimento e la suggestività del tempio la decorazione elegante e sobria delle lesene, delle pareti e del soffitto, abbastanza recente; è opera del pittore Agostino Aldi e dei figli Enrico e Pietro, fatta nel 1927.

La parete di fondò è occupata quasi del tutto dalla cantoria e dalla antica cassa dell'organo, che esisteva ancora nel 1700 e che fu rinnovato nel 1912 dalla Ditta di Torino Vegezzi e Bossi; precedentemente era collocato sulla parete laterale, di fronte al pulpito.

All'entrata, ci si ferma pensosi dinnanzi al portale del 1776, con la statue di s. Martino a cavallo, che soccorre il povero, tutto di marmo.

II campanile attuale, imponente, anche se un po' tozzo, fu innalzato nel 1753.

ENRICO MORA          

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