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- Pubblicato Venerdì, 23 Gennaio 2015 09:27
- Scritto da Rizzi Luciano
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Aiuto, la Consulta!!!!!!
La sola ipotesi che la Corte Costituzionale, alla quale il Tribunale Amministrativo Regionale ha inoltrato per competenza il ricorso di due Associazioni Animaliste/Ambientaliste, contro la Caccia nei Parchi Naturali e per disciplinare quella praticata nei confronti della selvaggina di passo, è stato sufficiente per provocare una reazione allarmata , spesso pretestuosa e strumentale da parte di molti se non tutti i diretti responsabili.
Ha esordito il presidente dell'associazione cacciatori trentino – Sassudelli Giampaolo - paventando ribellioni difficilmente controllabili; hanno proseguito Caola Antonio e Zortea Giacobbe improvvisandosi esperti di antropologia culturale , dando corpo ad un lamentoso coro nella loro qualità di responsabili dei parchi naturali.
Pubblici Amministratori questi ultimi , carenti di quel buon senso che dovrebbe invitarli alla riflessione e al silenzio davanti al compito giudicante della Suprema Corte .
Avanguardie delle argomentazioni dei Politici? Mosche cocchiere e antesignani di ben altri e più pesanti interventi che certamente non mancheranno? Un sollecito alla ricerca di altri non richiesti pareri?
Quello che a tutti gli effetti è un normale atto di Giurisprudenza che prevede pronunciamento dirimente della Corte Costituzionale, diventa ai loro occhi l'ennesimo vulnus ad una specificità che ormai pochi credono ci appartenga per diritto ma che molti giudicano e valutano sulla quotidianità dell'operato dell'Amministrazione.
Il TAR di Trento – non certo implacabile censore della Pubblica Amministrazione – ha ritenuto questa volta di intravedere delle ragioni nel ricorso delle Associazioni Ambientalistiche e pur in quello che riteniamo un eccesso di zelo, ha voluto sospendere il proprio giudizio e affidarsi alla Consulta.
Alla Consulta si badi bene , non all' Eppa , alla LIPU, al WWF, ad una delle Associazioni a difesa degli animali , sospettabili di partigianeria, bensì al Supremo Organo di Giustizia , al parere del quale i responsabili pubblici si dovrebbero inchinare sospendendo per rispetto ogni qualsivoglia giudizio volto di fatto a precostituire un condizionamento.
Parere che potrebbe anche essere a loro favorevole e proprio la terzietà della Consulta dovrebbe suggerire prudenza, moderazione, compostezza e obiettività.
E' pur vero che un congruo numero di Attori Venatori può esercitare solo nei Parchi, ma al di là di quello che dovrebbe pur sempre rientrare nel godimento collettivo di bene pubblico (compresi gli animali), l'opportuno e il necessario prelievo attraverso gli abbattimenti e la selezione non necessariamente deve assumere le caratteristiche di “sport” e passatempo.
Questa attività può ben essere esercitata dalle Guardie forestali altrettanto (se non di più capaci e professionali). Il tutto rientrerebbe nella categoria della necessità e non in quella del godimento “sportivo”.
Perchè i Parchi Trentini sono sospettati di costituire una variante anomala? Semplicemente perche' nei parchi naturali nazionali questo privilegio non spetta alla categoria venatoria ma viene esercitato da dipendenti dello Stato secondo regole e norme Nazionali e non come sovente accadde nel nostro territorio, sulla base di argomentazioni non di rado pretestuose.
Per una volta non vale il richiamo di essere assimilati ai “fratelli altoatesini” risultando la normativa di questi ultimi peggiorativa rispetto a quella Trentina. Evidentemente le ragioni sono meno culturali e storicistiche ma più semplicemente di bottega e poste a salvaguardia di precisi e definiti interessi di lobby.
Costoro che non disdegnano di auto appellarsi “ operatori ecologici” non esprimono verbo di fronte ai sistemi di caccia con i richiami vivi, con trappole, inganni, esche disseminate nei boschi, ai sistemi di avvistamento e individuazione con video trappole, all'uso di tecnologie che svuotano di ogni residuo di veridicità , la definizione di attività sportiva.
Abbiamo già riportato come ad una recente conferenza/presentazione informativa sulla presenza del Lupo sul territorio Trentino, il presidente della locale sezione cacciatori abbia lamentato in modo dolorosamente accalorato e vittimistico la “sleale concorrenza” (n.d.a.) del predatore e l'impoverimento della selvaggina dovuto all'azione predatoria , chiedendo di valutare delle forme di compensazione. Non necessariamente con l'aumento dei capi da abbattere ma forse anche con un allentamento dei già flebili vincoli ( posti prevalentemente dagli ispettorati forestali ), ahi noi! anche loro come i consorzi forestali, nel mirino di quella che eufemisticamente è definita una semplificazione amministrativa, mentre in realtà nasconde solamente la volontà di allentare ogni forma di controllo super partes e subordinato ad interessi localistici.
La recente legislazione ispirata alla liberalizzazione delle strade forestali di arroccamento (quelle per intendersi al sevizio degli Operatori economici e della tutela del territorio) e fatta per facilitare l'accesso a quanti esercitano l'azione venatoria, mascherata quest'ultima dall'ex presidente Dellai come “rimozione delle barriere architettoniche per portatori di handicap”, rappresentano solo l'ultimo esempio di quanto abile e radicata sia la lobby delle doppiette.
Attendiamo ora pazientemente il parere della Consulta con soddisfazione o rammarico ma senza alcuna forma di sciovinistico condizionamento.
Che i pubblici amministratori si dedichino nel frattempo ai loro compiti senza potenziare le già potenti lobby della caccia.
A proposito, in un momento di crisi e difficoltà economica nel quale i sacrifici sono necessari e doverosi, le somme stanziate per l'associazionismo Animalista/ambientalista ammonta a complessivi 50.000 €, quello all'associazione cacciatori e consociate supera il 1.000.000 € ai quali sono da aggiungere privilegi di altra natura quali il godimento della vasta e preziosa proprietà del Casteller sopra Mattarello a Trento , che nelle brossure pubblicitarie annovera la pomposa funzione di “clinica degli animali”.
Opportuno anche rendere noto che il ricorso alla Consulta non è contro una legge o una deliberazione della Giunta Provinciale. No, essa è contro un atto del Comitato Faunistico : altrimenti conosciuto come “ la Scuola d'Atene “ per l'abbondanza dello spirito democratico che lo permea fin nelle profondità.
Basti dire che il rapporto di rappresentanza tra Cacciatori e Animalisti /ambientalisti è di 5 a 2.
Per errata interpretazione delle gerarchie provinciali e conseguente attribuzione dei compiti e incarichi comunichiamo che il dott. Masè non è presidente né membro del comitato faunistico.
Luciano
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