Testo fisso

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Mamma Reduci” Domenica Sartori. Una bella storia.

 

mamma reduci 02

Una bella immagine di Domenica Sartori

  

Mi aveva incuriosito la notizia sull’Adige del maggio 1956 che informava della benedizione della lapide ai Fusi di San Valentino e del labaro della neonata sezione bersaglieri di Ala con la presenza di “Mamma reduci” Domenica Righi Sartori.

 

Pensavo fosse una delle tante madri colpite dal lutto per i propri figli morti in guerra o in campo di concentramento.

 

 

Niente di tutto questo: è stata l’Associazione combattenti che, in occasione del pranzo da lei offerto a San Valentino per 150 reduci nel luglio del 1945, chiese l’onore a questa nostra anziana concittadina di chiamarla “Mamma”. E il suo aiuto non mancò mai all’associazione per favorire il rientro alla vita civile di tanti ragazzi anche sostenendoli nel conseguimento della licenza elementare.   

 

Un articolo di Italo Coser dello stesso anno dal titolo “Mamma Sartori instancabile benefattrice dei poveri ricordava altri meriti di questa nostra concittadina. Spiegava il Coser di aver trovato una lettera del 1936 del Direttore Didattico Abramo Betta indirizzata a Domenica Sartori in cui la chiamava appunto ”benefattrice dei poveri” per una festa organizzata a favore degli alunni della scuola di Muravalle e per il suo sostegno alle “scolette” tipo Pozzo e Prabubolo.

L’articolo continuava soffermandosi sulla sua professione di levatrice: nel 1945 ormai pensionata ottantenne, corse sotto i bombardamenti in un casolare di Serravalle dove si era rifugiata una partoriente bisognosa di assistenza in quanto le altre levatrici si erano rifiutate di assisterla per i rischi durante il percorso. Lei non si perse d’animo, si spostò a Serravalle ed il parto si concluse felicemente senza pretendere alcun compenso.

 

Ma si prodigò anche durante la   prima guerra mondiale , quando alensi ferrovieri che prestavano servizio alla stazione internazionale si sentirono in dovere di ringraziarla per l’aiuto disinteressato offerto alle loro mogli e famiglie durante il conflitto, ricevendo in compenso l’internamento in Calabria da parte delle Autorità Italiane con il pretesto che proteggeva le donne dei ferrovieri austriacanti.

 

chiesa san Rocco alla Sega

Nella ristrutturazione della Chiesetta alla Sega promossa da padre Vincenzo nel 1954,

Domenica Sartori appariva tra i sostenitori

 

La sua generosità era conosciuta dai componenti della Banda, dei Vigili del Fuoco e delle Associazioni reduci che trovarono sempre in lei un sostegno sia morale che economico.

 

 

Non parliamo poi del Convento e dell’Ospedale verso i quali ebbe sempre un affetto particolare.

Nel 1954 l’Ospedale cercava di allestire un reparto di maternità onde venire incontro ai bisogni di un parto sicuro in strutture affidabili; gli oneri di investimento erano notevoli e allora Domenica Sartori, in ricordo dei rischi sopportati dalle gestanti nei tempi in cui lei era levatrice, si offerse di contribuire alle spese di allestimento della struttura.

Non sappiamo come fu finanziata ma alla fine degli anni 50 il reparto maternità iniziò ad operare in una sede dignitosa e sicura.      

 

Era una donna energica la “Colombaria”, intraprendente , e fu tra le prime ad Ala che, dopo la guerra, rispondendo agli appelli della stampa, abbellì la propria storica abitazione di Via Impero (ora Via Carrera).

 

L’appellativo di “Mamma” da parte di tanti ragazzi tornati sofferenti dalla prigionia è stato per lei il compenso più gradito. Era nonna di Tomasoni Otto, indimenticato direttore dei 4 Vicariati, rivista dove aveva pubblicato anche lui tante “belle storie”.

 

foto famiglia

Foto di famiglia del 1946

 

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Casa Sartori / Tomasoni con il bel Loggiato

 

 

Un grazie a Monica Tomasoni per le immagini di famiglia.

 

Azzolini Mario           

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