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- Pubblicato Lunedì, 17 Gennaio 2022 17:32
- Scritto da Redazione
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Com'era verde la mia valle
non di sole cave e Pi.Ru.Bi. si parla in Comune
Tutto per una strada, pardon. “ sentiero Ciclo/moto/pedonabile.”
Leggendo le ormai quasi quotidiane proposte , le iniziative avanzate a sprazzi e spizzichi prende forma l' immagine di un amministrazione priva di quella visione dì insieme e capace di proporre quel modello di crescita turistica e culturale come da anni si va chiedendo.
L' ultima intervista sulle potenzialità della Valle dei Ronchi e le affermazioni circa le ricadute economico - turistiche , risuonano di un disarmante semplicismo; si spazia dalla comparazione tra le diverse opportunità di accesso al versante delle Piccole Dolomiti da parte dei Veneti, non capendo se questo debba essere contrastato o sfruttato, alla buffa immagine di una pista solamente “ ciclo/pedonabile “ ma con la possibilità di transito di mezzi a motore per soccorso, che come ben si sa avviene ormai “a piedi e con i cani da slitta”.
Si giustifica la collaborazione con i comuni di quel versante con gli interessi in zona di un locale istituto di credito.
Si mescolano, vigneti con il Trekking e Biker e le potenzialità di accoglienza della struttura dell' Handicamp. La citazione sull'esistenza di tre (sarebbero quattro) rifugi con flussi considerevoli di presenza sembra indurre ad “ un esproprio e una riappropriazione del maltolto”.
Prudentemente non si fa cenno allo sfruttamento idroelettrico di quel residuo di acqua che ancora rimane.
Ma perchè il Primo cittadino parla sempre e solo dei due km di “sentiero ciclo/pedonabile”? E per raggiungerlo quale strada ipotizza? Quella di fondovalle nelle condizioni nelle quali si trova? Supponiamo sia a conoscenza che l'interesse per lo sfruttamento idroelettrico della Valle porterebbe con se anche la costruzione a carico della ditta concessionaria della viabilità. Ma questo viene ignorato nella comunicazione
Un parlare a ruota libera , un ' insieme di ipotesi non avvallate da studi, dati, flussi di percorrenze, impatto sul territorio, stima delle ricadute e analisi dei costi e dell'impiego di risorse.
Senza alcun riscontro e comparazione.
Insomma il tutto sembra nascere da una visione.
Nessun uso degli strumenti di cui un amministrazione si avvale per pianificare e formulare un programma con un calendario dei tempi, computo dei costi e dei benefici e delle negatività.
“Abbiamo un comprensorio turistico rappresentato dallo Piccole Dolomiti, difficilmente raggiungibile dal versante Trentino”!
Affermazione facilmente smentibile, In realtà la montagna è frequentata in maniera corretta e completa , è utilizzata e goduta al meglio delle potenzialità che offre, con passo lento e con forme e approcci diversi dalla rombante alternativa ipotizzata.
Nessuno sguardo ai modelli che si stanno espandendo e che poggiano sulla qualità e pluralità dell'offerta sull'integrità dell'ambiente, sulla possibilità di vivere in un ambiente il più possibile decongestionato e non in un Luna Park rumoroso che comporta una pesante infrastrutturazione del territorio.
Tutt'altro, molti comprensori turistici dell'arco alpino stanno dismettendo gli impianti, ripristinando il territorio per un godimento leggero . Località vicine a noi quali Bosco Chiesanuova, Erbezzo e la citata Recoaro insegnano.
L'intercettazione dei flussi turistici avviene senza bisogno di violentare territori. Come l'Alto Adige insegna.
Purtroppo dobbiamo prendere atto che questa non è una settoriale proposta, bensì una concezione che si estende a tutto il territorio. Non esprimendo un diniego netto all' uscita della A31 sul territorio comunale o su qualsiasi altro, nel silenzio sulla bonifica delle cave e del territorio inquinato del Kartodromo, sul far capolino di realtà industriali a bassa tecnologia e povere di rilascio occupazionale, si finisce per avvallare quanto detto.
Siamo nella Rete delle Riserve ma senza alcuna proposta, siamo in una zona SIC senza alcun provvedimento a tutela e non comprendere infine , il Valore naturalistico dell'ecosistema rappresentato dalla Valle dei Ronchi e non perseguire la ricerca di un approccio meno impattante e semplicistico, è motivo di preoccupazione.
Abbiamo una Valle ancora integra fatta oggetto di un possibile incontrollato sfruttamento del quale non si riconoscono ricadute positive. Una valle con interessanti potenzialità storiche, antropologiche, botaniche e mineralogiche con una fauna ricca e diversificata,
Godiamo della fortuna di possedere un territorio sul quale sperimentare forme di turismo e redditività economica diverse da quelle che stanno marcando il passo su tutto l'arco alpino.
Potremmo, senza fretta, inserire elementi innovativi e sperimentare con gradualità un approccio diverso per perseguire una strada di convivenza tra Uomo e Natura.
Non vederlo e non approfittarne è un atto non tanto di debolezza politico/imprenditoriale ma di superbia.
Possiamo e dobbiamo chiedere razionalità nell' affrontare il problema con metodo, raziocinio , visione insieme , per la salvaguardia dell'ambiente, e per un uso oculato delle risorse.
La Redazione