Testo fisso

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"Evviva Pojo"

 

Anniversario della Società di Mutuo Soccorso di Ala

 

Mutuo Soccorso 1903 1

Foto anniversario Mutuo soccorso (archivio Brusco vedi didascalia a fine pagina)

 

Così gridava la folla entusiasta nel percorrere le vie di Ala durante un corteo fiaccolato nel 1903 in occasione del 60.mo anniversario della Società del Mutuo Soccorso, fondata nel 1843. Ma chi era Pojo? Sembra il nome di battaglia di un rivoluzionario dell’America Latina.

Debiasi Giuseppe detto “Pojo” era un povero tessitore che ancora giovanissimo fondò nel 1843, aiutato dal nobile Giambattista Pizzini, una società di mutua di assistenza per i tessitori della seta che doveva provvedere al vicendevole soccorso in caso di bisogno. In effetti ebbe il merito di procurare un nuovo indirizzo alla vecchia Cassa di Soccorso fondata ancora nel 1765. E’ stato il primo esperimento di mutualità in Trentino ma forse anche in Italia, poi copiato da tanti altri paesi. Ma non voglio illustrare la storia della Società, già ampiamente divulgata dalla Cassa Rurale e dai Quattro Vicariati nelle loro pubblicazioni (autori Delpero Luigi, Italo Coser, Bazzoli Gaetano e Massimiliano Baroni). In quest’occasione preferisco soffermarmi sulle caratteristiche “evangeliche” del fondatore citando testualmente quanto pubblicato dal giornale Alto Adige nell’ottobre 1913 in occasione dei festeggiamenti del 70.mo di fondazione:

Era egli un povero tessitore, Giuseppe Debiasi detto Pojo, che fu la mano della provvidenza per molti compagni di lavoro colti da infortuni e da malattia; egli accorreva al capezzale dei malati e ne sollevava i dolori e le miserie non solo coi conforti delle parole dell’affetto, ma con l’aiuto di denari e di alimento che egli, povero di mezzi ma ricco delle doti più generose dell’animo, raccoglieva nelle famiglie dei concittadini o dai compagni più fortunati.

I nostri vecchi si ricordano ancora il vecchietto sorridente, dagli occhi dolci e velati da leggera malinconia, il quale nel momento del bisogno compariva nella famiglia colpita dal dolore, rasserenava con la parola i visi angosciati e leniva le miserie con gli aiuti racimolati un po’ qua e un po’ là senza nominare il benefattore. Egli era diventato la mano della carità così ben rappresentata da quell’artista che la raffigurò in una mite figura di donna la quale porge l’aiuto volgendo all’indietro la faccia.

Da lui, povero compagno delle rare gioie e dei molti dolori d’una vita di lavoro, l’infelice poteva accettare senza arrossire una carità che veniva offerta nel silenzio come cosa celeste e non terrena . Si ricordano ancora degli aneddoti che danno un soave rilievo alle persona di questo eroe sconosciuto intorno al quale il tempo ha fatto sorgere quasi l’aureola di una leggenda.”

Il personaggio, continua il giornale “muore nel 1850, deluso nelle sue previsioni poiché la Società attraversava un brutto momento per il calo del lavoro; scompare nella miseria, non ricevendo neppure quel misero contributo che la società passava agli ammalati nel passato”.

E ben gli si addice quanto risulta scritto a suo ricordo nel registro dei defunti della parrocchia:

“Pauperrimus inter pauperes Fuit adjutor pauperum”

 

Pojo registro morti

 

Pochi mesi dopo cessa la crisi del lavoro e la Società riprende vigore; nel 1868 apre anche ad altri lavoratori, artigiani e ai contadini, registrando, fra alti e bassi, nel 1913 ben 235 soci”. Per capire l’importanza della presenza della Società di Mutuo Soccorso basti pensare che nel 1887 pagò la disoccupazione e l’assistenza di ben 150 donne rimaste senza lavoro per la cessata attività della Tessitura Gavazzi di Milano.

Probabilmente quello del 1913 fu l’ultimo anniversario festeggiato, poi arrivò la guerra.  

Di solito gli storici locali terminano la loro esposizione al 1915, quando a causa del primo conflitto mondiale le notizie vengono a mancare. Da giornali dell’epoca apprendiamo che durante e dopo la guerra il sodalizio ebbe vita dura, incompresa dalle nuove istituzioni italiane, spesso sospettose verso tali avanzate forme di welfare; si sa che, dopo aver consegnato i libri sociali alle autorità italiane nel 1915, riprese l’elargizione di sussidi fino al 1917, quando fu internato ingiustamente il Presidente Soini Fedele. Nel 1920 una denuncia pubblica della stampa locale auspicava la ripresa dell’attività, deplorando l’inerzia imposta dalle autorità italiane proprio quando gli iscritti avevano maggior bisogno di incassare le provvidenze e soprattutto le pensioni di vecchiaia. Ritroviamo la presenza della Società alle manifestazioni pubbliche fino alla fine degli anni venti, sempre in prima fila con il glorioso vessillo. Nel 1922 concesse la sede al neonato Dispensario lattanti che ben si conciliava con il proprio scopo sociale.

 

Soini Fedele 01

Soini Fedele ultimo Presidente della Società Mutuo Soccorso (archivio Banda)

 

A memoria dei posteri ricordiamo tutti i Presidenti dell’Associazione:

Giovambattista Pizzini 1844–1867; Bortolo Soini 1867-71; Antonio de’Pizzini 1871-73;   Francesco Morandini 1875–77; barone Stefano de’Malfatti 1877–96; Giovanni Maria Bracchetti 1896-98; Bortolo Vicentini 1899-1901; Antonio Santi 1901-02; Soini Fedele dal 1903.

 

* Commento alla Foto cartolina ricordo anniversario del 1903: Sullo stendardo in velluto rosso si vedono le date 1843-1869-1883 e il nome del benemerito Alfonso Bonacquisto che introdusse i velluti in Ala. In altro angolo c’è il ritratto di Debiasi Giovanni Pojo. La cartolina è stata disegnata dal concittadino prof. Luigi Dalla Laita (archivio Brusco).

 

Mario Azzolini

 

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