Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

L' impronta ecologica

 

Impronta

 

Sono diversi anni che i termini  “Sviluppo” e “Crescita”  riecheggiano  in ogni discorso dei nostri politici.

È infatti dalla fine del 2008, anno in cui iniziò la crisi economica nei paesi occidentali, che si auspica, si spera, s'intravede, si vede, il ritorno della crescita.

 

Prima di allora si parlava sopratutto di PIL. Prodotto Interno Lordo.

 

 

Cioè, il valore totale dei beni e dei servizi prodotti in uno stato nel corso di un anno. Su questo valore si misura ancora oggi l’economia degli stati anche se già nel  1968  Robert Kennedy  fece un discorso  https://www.youtube.com/watch?v=grJNlxQsqtE  dove dimostrò la necessità di superare il parametro del PIL.

 

Dal 2008, dove il valore del PIL iniziò a diminuire ed in particolare modo in Italia dove era ed è ancora di segno negativo, si puntò su due termini propositivi ed accattivanti: sviluppo e crescita.

 

Queste sono alcune dichiarazioni dei più autorevoli politici italiani:

 

Il Presidente Napolitano,  a Catania il 26 febbraio 2014, “ Sviluppo del sud  è condizione per crescita del Paese. Oppure il 5 marzo 2014, “ Nel corso del semestre di presidenza italiana della Comunità Europea, porrò in primo piano l’obiettivo della crescita e della lotta alla disoccupazione”.

 

Il Presidente del Consiglio Renzi al G7 del 24 marzo 2014 “ la UE metta al centro la crescita e la lotta alla disoccupazione”, il 27 marzo 2014, in previsione della visita di Obama in Italia, auspica un “ asse Italia -USA per la crescita”.

 

Anche i sindacalisti e i politici locali  puntano sulla crescita e auspicano uno sviluppo sempre maggiore.

 

E’ vero che da qualche anno qualcuno, spesso solo in talune occasioni,  abbina ai termini sviluppo e crescita l’aggettivo sostenibile. Di solito quando si parla di ambiente o in seguito ai ricorrenti  disastri ambientali.

 

Molto più difficile trovare il termine “ Impronta Ecologica” nei discorsi dei principali politici internazionali o nazionali o locali.

 

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Era  il 1990, quando Mathis Wachernagel e William Reed dell’Università della British Columbia, adottarono questo termine per calcolare il peso dell’attività umana sull’ambiente.

 

E’ proprio un calcolo scientifico del consumo umano di risorse naturali nel corso di un anno, rispetto alla capacità del pianeta su cui viviamo di riprodurle. A questo si deve aggiungere anche la capacità della Terra di assorbire i rifiuti prodotti.

 

Come si calcola l’Impronta Ecologica ?

 

L’Impronta Ecologica totale è ricavata sommando 6 impronte specifiche che sono:

 

1-Superficie edificata- calcolata in base alla superficie ricoperta da infrastrutture umane.

2-Pascoli- calcolata in base alla superficie necessaria per l’allevamento di bestiame, per la produzione di carne, latticini pellame e lana.

3.Foreste- calcolata in base alla quantità di legno utilizzato da un paese ogni anno.

4.Zone di pesca– calcolata in base alla superficie calcolata per soddisfare la domanda di pesce.

5.Terreni coltivati-calcolata in base alla superficie impiegata per produrre cibo e fibre.

6.Terreno per l'energia- Calcolata in base alla superficie di foresta necessaria ad assorbire le emissioni di CO2.

 

E’ vero che dal calcolo mancano molte altre forme d’inquinamento, per esempio le scorie radioattive, e che il danno ambientale è molto maggiore di quello che viene considerato, ma può essere già un buon punto di partenza dal quale dare avvio a nuove politiche economiche.

 

Il calcolo può essere fatto per un singolo abitante del pianeta, per comunità, stato, o per la popolazione di tutta la Terra.

 

Visivamente la comprensione del valore dell’ Impronta Ecologica a livello mondiale è immediata :

 

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Dal 1961 al 2012 l’impatto dell’attività umana sul nostro pianeta è più che raddoppiata.

 

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Nel suo complesso, l’umanità sta già utilizzando il 50% in più delle risorse che la terra può garantire. Con questo trend di crescita dei consumi,  fra 20 anni avremo bisogno di 2 pianeta Terra. Condizione  ovviamente impraticabile.

 

 

Graficamente,  l’impronta ecologica applicata alle zone geografiche o ai singoli stati da questi risultati.

 

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E’ evidente la responsabilità dei paesi più “ sviluppati”.

 

La successiva tabella riporta i valori dell’Italia e altri stati europei e del mondo intero. Ogni italiano, sul proprio territorio, dispone di 1,5 ettari di terreno ma ne utilizza 4,2 ettari. E’ in debito di 2,8 ettari.

 

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I dati  fanno anche capire che il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse disponibili.

 

 

E se  gli abitanti dei paesi sottosviluppati  consumassero, come sarebbe eticamente corretto, come le popolazioni più evolute? E vista la costante incontrollata crescita dei Paesi emergenti, con uno spreco di territorio e di materie prime non rinnovabili, quanto tempo ci rimane per correggere la nostra politica economica? L’altro effetto dell’attuale sviluppo incontrollato, causato dall’eccessiva emissione di CO2, è l’innalzamento della temperatura. Gli effetti sono già evidenti anche da noi.

 

Questa eccedenza non può essere superata per un lungo periodo, perché  porta inevitabilmente a un graduale esaurimento delle risorse naturali della Terra ed alla diminuzione della biodiversità.

 

Continuare a sperare nei politici che ci promettono un nuovo rinascimento economico promuovendo i consumi.

 

Continuare a illuderci che il mercato riesca a risolvere tutti i problemi economici sul nostro pianeta.

 

Insistere nel ripetere lo slogan “ Noi abbiamo vissuto meglio dei nostri genitori, i nostri figli devono vivere meglio di noi “ è falso e illusorio.

 

Ci vogliono politici preparati, che non cavalchino il populismo per avere brevi ed effimeri successi personali, ma che preparino i cittadini a un diverso approccio con l’ambiente. Un approccio più consapevole dei limiti del pianeta in cui viviamo ed a una visione di una società globale più equa e sostenibile.

 

Se vuoi scoprire la tua Impronta Ecologica vai su :

http://www.wwf.ch/it/attivi/vivere_meglio/impronta_ecologica/

 

Il WWF calcola ogni anno l’impronta ecologica mondiale se voi conoscere i dati del 2012 vai su :

http://www.wwf.it/il_pianeta/sostenibilita/one_planet_economy/living_planet_report/  

 

Mauro Ferone

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