Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

SANDRI FERRUCCIO – Partigiano e Antifascista di Ala confinato a Ustica -

 

SANDRI
 

Ci avviciniamo all’anniversario del 25 aprile e proprio quest’anno ricorre il centenario di fondazione del Partito Comunista Italiano, staccatosi nel famoso congresso di Livorno dal Partito socialista di Turati, per opera di Antonio Gramsci, Amedeo Bordiga, Umberto Terracini e altri. La prima organizzazione comunista era costituita dalle Federazioni provinciali, sezioni locali, gruppi sindacali e una sezione clandestina nata per contrastare le bande fasciste. Nel 1923 Mussolini si impadronisce del potere e il PCI entra in clandestinità e i congressi si tengono di nascosto o all’estero come quello di Lione in Francia del 1926.

Corro veloce – Nel 1926 Bordiga (appartenente all’ala più radicale) e Gramsci sono arrestati e inviati al confino a Ustica. E qui mi fermo per quanto riguarda la storia del Partito.

 

BORDIGA

 

Il confino di polizia.

Il 6 novembre 1926, a una sola settimana dall’attentato a Mussolini per opera di Ante Zamboni (linciato dalla folla), il Governo emanò la legge 1848 accelerando così il processo di totale abolizione delle libertà democratiche e, tra l’altro, si dotò di una misura preventiva del Confino, sottratta alla giurisdizione ordinaria e alle sue garanzie, per neutralizzare gli oppositori senza la complicazione dei processi. Infatti, il Confino era comminato da Commissioni provinciali appositamente create che operavano anche solo per semplici sospetti, delazioni senza nessuna prova. Una volta scontato il confino si era sottoposti a lunghi periodi di libertà vigilata; il reinserimento era difficile perché come “sovversivi” si era esposti ad una prevedibile emarginazione sociale. Tra il 1926 e il 1943 i confinati furono 15.470; ma poi c’erano anche i fascicoli del Tribunale speciale e quelli personali del Casellario Politico Centrale, segno dell’incessante opera di controllo sulla popolazione.

La sera dell’8 novembre venne arrestato Antonio Gramsci e il giorno dopo furono dichiarati decaduti i parlamentari antifascisti. Gramsci giunse a Ustica il 6 dicembre 1926, due giorni dopo arrivò Bordiga, e già ad aprile 1927 i confinati nell’isola raggiunsero le trecento unità, oltre i 600 coatti per delitti comuni. Gramsci e Bordiga, appena arrivati sull’isola, avviarono un’attività scolastica, seguita da mense communi, biblioteca, assistenza varia.

 

GRAMSCI uSTICA 1

 

La scuola ebbe un ruolo fondamentale per i confinati, venendo a rappresentare uno strumento di emancipazione dall’analfabetismo per alcuni, di crescita civica per altri, di confronto dialettico per tutti; non solo evitò l’abbruttimento, ma divenne occasione per dar vita a un processo di maturazione politica. Questo modello di vita confinaria rappresenta qualcosa di originale e straordinario, sottovalutato dal fascismo perché rappresentò un luogo di aggregazione e di formazione delle coscienze dell’antifascismo. Quando, tardivamente, il regime ne prenderà atto, inventerà l’esistenza di un complotto per smantellare la colonia di Ustica e trasferire i confinati nell’inferno di Ponza e Lipari” (dal Libro il Confino a Ustica nel 1926-27).

Non illudiamoci però, la vita era molto dura, le punizioni frequenti anche per futili motivi, l’ottusità delle guardie e soprattutto delle centurie del regime era esaltata dall’ignoranza e dalla crudeltà del capo centuria Memmi che voleva far bella mostra di severità.

 

Sandri Ferruccio “Fiorello” antifascista e partigiano

 

SANDRI FERRUCCIO FOTO

Sandri Ferruccio “Fiorello” muratore alense, antifascista e partigiano

 

In tale periodo arrivò sull’isola anche il nostro concittadino Sandri Ferruccio “Fiorello”, classe 1903 di professione muratore.

Era il primogenito di Guglielmo, proveniente da Caprino Veronese, e di Bruni Maria con abitazione in piazza Erbe. Si avvicinò molto giovane al partito comunista e fu incaricato dalla sezione di Trento di occuparsi della cellula di Ala, procurando proseliti e iscritti. L’attività era svolta in completa clandestinità, attenendosi alle istruzioni del partito provinciale. Dopo una riunione a Trento nel giugno del 1926 (alla quale parteciparono anche repubblicani e cattolici al fine di costituire un fronte unico) ci furono degli arresti da parte della polizia, con l’accusa di aver organizzato bande armate e di aver provocato incendi e stragi. Intervenne il Tribunale miliare di Verona (e non il Tribunale speciale perché furono arrestati prima dell’attentato a Mussolini) che condannò al carcere gli imputati, anche se poi furono prosciolti dal Tribunale civile; ma la Questura li arrestò di nuovo e la Commissione per il Confino sanzionò i capi cellula col confinamento. Di conseguenza il nostro Sandri fu portato prima a Lampedusa e poi a Ustica.

Sappiamo del suo passaggio a Ustica perché figura in un elenco di quella colonia penale e inoltre appare  nella foto d’inaugurazione della scuola allestita dai confinati. Liberato dopo un anno di confino, il Tribunale insiste in una revisione del processo con nuovo arresto nel 1928.

 

Scuola Confino Ustica 1 (grande)

Inaugurazione della Scuola allestita dai confinati, dove appare anche il Sandri – lui avrà l’incarico di leggere i quotidiani e ricavare notizie statistiche sui fiumi e la navigazione.

   

Si rischiava di essere arrestati e processati per i motivi più futili; dalla lettura dei processi del quarto trimestre 1928 emergono delle vere “perle”: addirittura uno è fermato perché aveva dato alla stampa un libro biografico del padre deceduto dove raccontava anche di una festa del primo maggio di fine 800. Comunque il nostro non si perde d’animo, continua a fare attività politica e per questo nel 1930 è arrestato di nuovo, processato a Parma e condannato a tre anni di reclusione e poi amnistiato nel 1932. Nel 1935 si sposa a Sardagna ma mantiene attivamente la militanza politica. Ormai sotto osservazione subisce un nuovo arresto nel 1937 per aver partecipato ad un convegno provinciale e la condanna al confino di Ponza, dove purtroppo ritrova l’aguzzino Memmi conosciuto a Ustica. I confinati giungevano al confino in piccoli gruppi, incatenati fra loro fin dalla salita sul piroscafo, costretti a subire le angherie dei carcerieri e a vivere in baracche sovraffollate e senza igiene. Ravvisa nelle sue esperienze al confino una palestra di vita e di partito, una vera scuola sul movimento operaio. Poi da Ponza chiede di essere trasferito a Vezzano causa la moglie ammalata e lì rimane fino al 1942 quando la condanna viene mutata in ammonizione.

Arriva l’8 settembre e si mette subito a disposizione e per prima cosa collabora a far scappare più soldati possibile. Poi, assieme ad altri compagni, procede alla raccolta di armi cercando di mobilitare la zona di Sardagna e Sopramonte. Corre alcuni rischi e riesce a scappare da casa all’arresto, avvertito da una staffetta partigiana. Nelle sue memorie ricorda la difficoltà a raccogliere proseliti e a far capire ai compaesani la lotta ai tedeschi: la maggior parte di loro ricordava la buona amministrazione austroungarica fino al 1918 e per loro “vincessero ancora i tedeschi”. Tale atteggiamento di diffidenza verso i comunisti in particolare perdurerà anche dopo la guerra, con la difficoltà ad organizzare le masse operaie con il clero su altre posizioni, anche se ammette che durante la resistenza ci furono preti collaborativi (storia personale tratta dal Libro Testimonianze).

Un uomo semplice, tenace che ha sempre creduto. L’amico Enrico Paissan lo ricorda come una grande persona, fedele ai suoi ideali, sempre coerente ad ogni costo.

Pur residente a Trento a Piedicastello , dove è morto nel 1985, a metà anni settanta è stato invitato e onorato dal Consiglio Comunale di Ala in seduta pubblica in occasione del 25 aprile. Ero presente e rammento un uomo che aveva sofferto ma determinato nelle sue convinzioni. Un ricordo nella sua città natale andrebbe perseguito con convinzione.  

 

Imbarco per Ustica

A Palermo i confinati venivano condotti sul piroscafo per Ustica con barche a remi, incatenati – immaginiamo le tribolazioni del viaggio in queste condizioni.

 

L’antifascismo ad Ala

Per ragioni di spazio mi limito ad alcune succinte notizie, dato che la complessità dell'argomento meriterebbe una trattazione a parte.

Dagli elenchi pubblicati dal Museo Storia Trentina, è l’unico alense ad aver partecipato attivamente alla resistenza, pur risultando negli stessi altri dodici nominativi nati a Ala con la qualifica di partecipanti alla Resistenza o patrioti.      

L’antifascismo militante, per quanto riguarda i nati nella nostra città, riporta una settantina di persone (archivio Museo storico trentino). Si rischiava la condanna a un mese di reclusione anche solo per qualche canzone contro il regime e l’esercito, o per qualche bonaria intemperanza dovuta all’alcool; le stesse simpatie verso l’Austria erano controllate. Con i comunisti, i più numerosi, la mano era pesante aggravata dall’esclusione sociale (difficoltà a trovare lavoro o alloggio). I carabinieri di Ala, comandati dal maresciallo Feltrin fino al 1927, esercitavano un controllo capillare del territorio. Lo si intuisce leggendo la cronaca locale sul “Il Brennero” del 5.1.28 in occasione dell’arresto di Sandri Ferruccio, definito “caporione comunista”, concluso dopo una lunga attività investigativa, che continuò anche dopo il suo confinamento ad Ustica, perché il maresciallo era sicuro che il suo posto sarebbe stato preso da un altro; dopo lunghi appostamenti individuarono il nuovo capocellula nel sig. Mattei G. e altri due collaboratori lasciati indisturbati fino a smantellare la cellula alense.    

I principali fascicoli sono stati aperti dal 1922 al 1928, poi, sempre meno, forse complice una maggiore attenzione degli antifascisti ad evitare di esporsi troppo in pubblico.

 

Azzolini Mario

 

Fonti e foto tratte da : ”TESTIMONIANZE Trentino e Trentini nell’antifascismo e nella resistenza” a cura di Vincenzo Calì e Paola Bernardi – Il Confino Politico a Ustica nel 1926-27 “Immotus nec iners” a cura del Centro Studi e documentazione di Ustica - Archivio articoli cronaca locale -       

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