Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

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Note in margine alla Sessione Forestale  2013

 

 

 

 

 

 

 

 

Gestire il territorio cercando di armonizzare le  aspettative dei tanti soggetti interessati, offrire risposta ai molti interrogativi posti dagli operatori economici  per l'esercizio delle loro attività, rendere comprensibili le disposizioni in materia,  garantire cespiti alle amministrazioni comunali, programmare, promuovere e gestire iniziative atte a preservare il patrimonio silvo pastorale e salvaguardare un habitat così prezioso.

 

Questi sono solo alcuni dei temi che la Sessione Forestale ha trattato nell'annuale incontro con la cittadinanza. Uno dei pochi residuali esempi di democrazia partecipata laddove  gli interrogativi hanno buone possibilità di ottenere risposta  e le proposte sono acquisite  per  successivi approfondimenti. 

Un plauso quindi alla reiterazione  di questa desueta quanto efficace forma di confronto con i cittadini  ancor più meritoria  per aver evitato  di scadere   nell' auto celebrazione e in  un rituale   encomiasticamente a senso unico.

 

 Aver saputo  trasformare una  monotona sequenza di cifre, di dati,  di indicatori e di elenchi in   una disamina a tutto tondo delle problematiche dell'ambiente è un dato di merito per i promotori e la riproposizione di questa formula in altri ambiti  della Pubblica Amministrazione  e di interesse collettivo dovrebbe costituire un imperativo per chi  aveva posto il dialogo e il confronto quale architrave del proprio agire.

 

Intanto accontentiamoci di questa iniziativa che ha visto riunite le autorità competenti in materia di ambiente.

Oltre agli apparati  istituzionali, ai tecnici, ai politici  ed agli operatori economici del territorio, questa Sessione sembra aver  (finalmente) acquisito  la consapevolezza della presenza  di soggetti terzi che  pur perseguendo finalità diverse dal  mero sfruttamento economico del bosco, sono comunque  titolari dell' interesse legittimo di frequentazione e godimento del bene comune  e   quindi portatori dell'individuale diritto di godere   di pari dignità .

Soggetti  da ascoltare , coinvolgere   e considerare  anche  mediante l'adozione di  quei  provvedimenti  che  potrebbero  confliggere  con  consolidate consuetudini  e desueti costumi,  atteggiamento questo  non ancora pienamente compiuto nelle istituzioni.

 

E' indubbio che ritenere  consolidate  alcune titolarità  solo per antica consuetudine  e da queste far discendere la rivendicazione di un rapporto   privilegiato, non sempre agevola il dialogo  tra  gli  operatori economici,  i Consorzi  silvo-pastorali,  i cultori dello sport venatorio, le Associazioni Ambientalistiche  e di  quanti   hanno della risorsa ambientale una diversa visione  e   a queste si avvicinano   con propositi meno “predatori “ e mercantilistici.

E' d'altra parte innegabile la capacità  di interdizione e condizionamento che  ancora possono esercitare rispetto a queste ultime.

 

Questo divario è  destinato  a ridursi con il progressivo  affermarsi di una cultura  più attenta  all'ambiente e  con il graduale diffondersi  di valori diversi  che un  tempo  non avrebbero potuto  godere di alta considerazione;   “ elucubrazioni radical - chic”  è ancor oggi l'appellativo   rivolto  spesso  alle Associazioni Ambientalistiche.  Non si nutre alcuna pregiudiziale nei confronti di questi e siamo  consapevoli della necessità di molti interventi  a salvaguardia dell' integrità del bosco; le sottolineature e le denunce sono rivolte alla scarsa cura posta alla vigilanza e al ripristino.

 

Le spiegazioni finalmente fornite circa la necessità di estirpare il Pino Nero e l'abete Rosso (la pineta dei Piazzi e le pinetine della Sega) sono state convincenti , meno le rassicurazioni circa un tempestivo ripristino dell'ambiente.

Ma  piace  comunque pensare che  la sessione forestale del 2013 può aver contribuito al compimento di un piccolo passo verso  la pari titolarità tra i soggetti.

 

Le resistenze non cesseranno con la  sola buona volontà di alcune Istituzioni o di singoli cittadini, i monopoli dei quali è stata  denunciata esplicitamente  la pericolosità e l'incongruenza economica  sapranno ancora  produrre pulsioni  conservatrici;  ma insomma alcuni riconoscimenti, l'accettazione di alcuni principi fondamentali, l'impegno di affrontare le problematiche non trascurando altri parametri di valutazione, suona di buon auspicio.

 

 

Strade e motori

 

Non sono mancati  interrogativi estemporanei a comprova di questo radicato convincimento quali la possibilità di smaltire rifiuti solidi (organici) nel bosco o la richiesta di spostare a monte la segnaletica di divieto su qualche  strada forestale per ridurre i tempi di accesso alle zone di caccia.

 

Sarà un percorso lungo e irto di difficoltà quello che dovrà portare tutti al  convincimento  di dover  sottostare  alla medesima disciplina,  che  le franchigie  e le guarentigie  concesse  a pochi da una politica di sudditanza e di discrimine non sono intoccabili.

 

In questa direzione va vista  la mancata riclassificazione di alcune strade forestali di categoria A e B  in strade di arroccamento*  accogliendo, pur parzialmente, le indicazioni dei servizi Distrettuali..

*Così sono definite  quelle strade forestali sulle quali è consentito l'accesso motorizzato   alle  sole associazioni venatorie .

 

Solo la strada  che porta al “Pra dei Lazi” sopra Pilcante è stata considerata tale. Francamente  per le altre  la richiesta era sembrata  eccessivamente  presuntuosa  e pretenziosa e anche per questo alcuni no sono stati fermi e determinanti.

 

 

“Prelievi” faunistici

 

Netta ed esplicita è stata a questo proposito la contrarietà dei Servizi Forestali Distrettuali   alla decisione di delegare tout-court alle associazioni venatorie gli abbattimenti dei cinghiali per ridurne drasticamente la popolazione, interdendo peraltro  tale facoltà ai tutori dell'ordine.

Un' inaccettabile concessione non priva di inquietanti considerazioni circa il buon esito della strategia messa in atto.

 

Che i tutori dell'Ordine, i Responsabili del controllo oltre che dell'esercizio  venatorio, debbano essere esclusi  in favore di un Associazione Sportiva e di Tempo libero e che venga  di fatto limitata   la facoltà di condurre un'azione di coordinamento , vigilanza e censura  deve far riflettere  Amministratori , Associazioni e Cittadini.

 

Dal convincimento della inalienabile titolarità di questi benefici nascono  richieste come quella sopra menzionata . Beninteso questo prevede una Legge Provinciale costruita ad arte per volere esclusivo dell'ex Presidente.

 

E' la contrapposizione di due diverse  concezioni:  ad una più morbida, meno aggressiva e impattante,  attenta alle diverse esigenze dell'ambiente ne fa riscontro  un' altra,  più aggressiva che considera, la montagna, il bosco e il prativo, l'ambiente nel suo complesso,  una risorsa cui accedere con lo scopo primario di trarne benefici economici; un giacimento da sfruttare  al meglio  magari  con l' intervento  pubblico a sostegno  per  l' incremento della viabilità, l' infra strutturazione del territorio , spesso in  favore di un turismo “ mordi e fuggi “ magari come l'arrivo di tappa che grava per 30.000 € sul bilancio Comunale.

 

E' innegabile ma spiegabilissima qualche  diversità tra  le istituzioni Sovra-Territoriali e quelle Locali;  dotate di capacità progettuali ampie, scientificamente solide  e consolidate le prime, condizionate spesso da  interessi settoriali e troppo legate alle  dinamiche localistiche  le seconde .

Contraddizioni che si manifestano soprattutto nella tutela  di  quelle parti del territorio maggiormente interessate alla salvaguardia della diversità biologica e nell'azione tesa a contenere l'impatto di una eccessiva antropizzazione .

 

Convivenza presto ristabilita  e ritrovata piena coincidenza  nei confronti di quell'attività economica definita "Bonifiche Montane". Quell'insieme di interventi che non di rado alterano il profilo morfologico delle nostre montagne, che si fanno largo con una viabilità invasiva e che di fatto interdicono l'accesso alle parti alte del bosco incuranti  delle consuetudini e nel silenzio di molti, di troppi.

 

Una sessione con qualche ombra ma molte luci, con speranze ed aspettative riposte più negli organismi decentrati che nelle Autorità Locali,  ma  ancor più nella vigilanza  dei singoli cittadini cui spetta il compito di sorvegliare  e denunciare.

 

 

Fumo nero all'orizzonte...

 

E in questa situazione  istituzionalmente delicata  si introduce  La Comunità di Valle:

Questo oggetto misterioso titolare del nulla, teso unicamente alla spoliazione delle sovranità Comunali per dar corpo ad un organismo nato sterile  e  alla perenne angosciosa ricerca di una propria identità e ruolo.

 

Privo del consenso popolare  (solo il 34% degli aventi diritto hanno espresso il loro voto), capace di accumulare una spesa di c.a. 1.000.0000 di € per la sola sua sopravvivenza  e per le  laute prebende di Consiglieri e  Assessori del nulla, estensore finora solamente di una lunghissima lista di contributi a pioggia, per ogni qualsivoglia fantasiosa iniziativa;  questo oggetto misterioso delle cui capacità gestionali  tutti aspettano un primo segno, si è auto proposto di gestire i Servizi Forestali, liquidare il Consorzio Bacini Montani con la spudorata argomentazione delle eccessive spese di funzionamento e sottrarre competenze e servizi efficienti ai singoli Comuni con conseguente disagio per i cittadini.

 

Un insulto al decoro. A siffatto organismo incapace di promuovere anche solo una campagna di sensibilizzazione per il nuovo criterio di   smaltimento  dei rifiuti solidi urbani, dovrebbe essere affidata la gestione di una competenza  così delicata?  Come mettere Dracula a capo dell' AVIS !!!

 

 

La Regina sotto scacco: muove l'Alfiere

 

Raccomandazioni e un' esplicita offerta di assunzione diretta dei lavori sono state fatte dall'Ispettorato Distrettuale in merito ai prossimi  lavori di taglio e manutenzione nel Bosco della Regina (il monumentale faggio nella riservetta della Maia).   In primis per  l'oculata scelta di una ditta attenta e  qualificata,  poi una costante vigilanza da parte delle autorità competenti  per ridurre al minimo l'impatto sul suolo e infine un' immediata azione di ripristino.

 

Niente dovrà pertanto assomigliare a quanto è stato fatto per la pinetina della Sega o per altri interventi di taglio in altre parti della Lessinia.

 

Certo maggior tranquillità deriverebbe da un impegno più diretto ed esplicito dell'Amministrazione Comunale . Ma va bene anche così....per il momento.

 

Cordialmente 

Luciano

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