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- Pubblicato Sabato, 24 Maggio 2014 07:06
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QUALUNQUEMENTE
I meriti del Maestro Italo Coser non furono esclusivamente bibliofili, la riconoscenza gli va data per la Biblioteca pazientemente ricostruita nel secondo dopoguerra e anche per la conservazione del Patrimonio Dalla Laita e di altre vestigia recuperate sul territorio e amorevolmente custodite nei recessi più nascosti della Biblioteca.
Generazione di alunni e studenti di Ala sono ancor oggi riconoscenti al Maestro per l'opportunità offerta loro , di accedere a quel piccolo patrimonio di conoscenze e curiosità rappresentato dalle collezioni Naturalistiche ordinatamente disposte nel sotterraneo e frequentate con costanza dalle scolaresche.
Non furono in verità molte le generazioni che godettero di questi beni , considerata l'azione di spogliazione - quasi un saccheggio - avviata in un passato ancora prossimo complice la poca cura e la scarsa lungimiranza dimostrate dai responsabili dopo il prematuro forzato disimpegno del Maestro.
E su tutto questo, ciò che era considerato dal Coser, il cuore delle sue attenzioni e l'oggetto di una maniacale spesso fin troppo eccessiva cura che non tutti - rigorosamente accompagnati - potevano visitare : il piccolo Museo Naturalistico/Storico/numismatico.
Piccolo forse ma non per questo meno prezioso, per le testimonianze di storia locale o che avevano visto protagonisti dei cittadini alensi, come i “ trofei “ portati dalla Guerra d' Etiopia, ma arricchito soprattutto dalle donazioni frutto della curiosità e della passione del concittadino Luigi Dalla Laita*.
Pur nelle sue ridotte dimensioni ( tre angusti e bui locali dell'ultimo piano del trascurato immobile di Piazza S. Giovanni/Via Cesare Battisti), la collezione era organizzata in ordine tematico: oggettistica decorativa/artistica/artigianale, militaria, qualche prezioso documento cartaceo, una piccola sezione fotografica; ma su tutto troneggiava la sezione Numismatica. Una notevolissima quantità di monete (c.a. 2.500) con alcuni rari reperti di grande valore, anche economico.
Così prestigiosa infatti, da essere oggetto di un furto “strano” , “anomalo” quasi su “ commissione” - dissero - allora gli inquirenti , portato a termine senza particolari effrazioni in assoluta tranquillità ( e non poteva per la verità essere altrimenti considerate le condizioni dell'immobile e l'assoluta mancanza di tutela e vigilanza). Quasi un trasloco. E poi più nulla. Alcune indagini, molte congetture, ma nulla che potesse restituire la preziosa collezione al pubblico godimento.
….. tutto ebbe così inizio.
L' indisponibilità del Maestro, il progressivo disinteresse di molti, dalle amministrazioni Comunali a quelle di più o meno illustri presenze, alle incombenze per una continuità da garantire e l'ipotesi di una diversa ricollocazione della sede unite ad altre preoccupazioni e priorità, sfarinarono, disperdendolo, il patrimonio dell'Istituzione .
Ma sostanzialmente la vera causa fu il disinteresse sociale, politico e culturale che imperava - pari , pari - con la mancanza di lungimiranza circa i beni del Museo . Questi i fattori che nel tempo hanno provocato la progressiva spogliazione di quello allora chiamato
“ Museo Civico Dalla Laita” o “Lascito Dalla Laita “.
Portata a Trento per restauro la quadreria (poi ritornata ), relegati nelle soffitte i reperti museali rimasti, letteralmente disintegrata la parte naturalistica, oggetto di furto la Numismatica, evaporati in mille rivoli altri beni, cio' che ora rimane, ha trovato finalmente pace - ottimamente vegliato e custodito - nei locali dell' immobile che ospita oggi la Biblioteca Comunale (in attesa di una dedicazione che non vedremo molto presto).
Inventariato, tutelato, sicuramente oggetto di periodica manutenzione, ma di fatto sottratto alla vista e lontano da ogni anche piccola valorizzazione, non necessariamente subordinata a monumentali e costosissime realizzazioni.
Non a molti è dato conoscerne il contenuto e non per le difficoltà logistiche intrinseche nell' ubicazione , ma per l' assenza di progetti circa una qualsivoglia valorizzazione e l' assenza di convincimenti e intuizioni che potrebbero consegnare alla Città un pezzo delle nostra storia .
Una ricollocazione con relativa esposizione comporta problemi insormontabili o solo buona volontà ? Deve dipendere da Faraoniche e arzigogolate realizzazioni o è sufficiente guardarsi attorno ascoltando e osservando con concretezza?
A ben vedere e tanto per dire che al peggio non c'è limite, quanto è capitato alla parte residuale del Museo Dalla Laita è tutto sommato una sorte molto più benigna di quella riservata al Cippo Miliare Romano rinvenuto a Marani - ( testimonianza – con i reperti Pizzini e Dalla Laita - di una presenza Romana sul territorio ) - impudicamente abbandonato da anni nell' atrio/antro della ex biblioteca; oggetto di ludibrio e scherno dovuti all'ignoranza di chi lo usa come posacenere, cestino della carta , appoggio per labari e bandiere. Water... (vedi foto 1)
Non del tutto priva di responsabilità è in questo caso l'Amministrazione; da anni il problema è evidenziato , da anni è sollecitata da più parti una soluzione (anche da questa Associazione) e da anni tutto sembra impastoiato nel viluppo di una asfissiante burocrazia Provinciale alimentata in parte dalla mancanza di volontà - e perchè no anche di un po' di coraggio - per trasferire in un luogo più decoroso un “sasso “ con un ' iscrizione in numeri romani . Un sasso di pietra locale il cui valore risiede nell'esiguità di reperti archeologici presenti in zona.
Un viaggio ad Avio – una trasferta per nulla onerosa – per ispirarsi e trovare stimolo o magari anche solo per copiare la soluzione lì adottata per valorizzare un' identico reperto. (vedi foto 2 -messa gentilmente a disposizione dal dott.Mario Peghini-Biblioteca comunale Avio)
Una piccola opportunità quella del cippo non per alimentare spettacolari flussi turistici , ma che unita a quanto rimane del Museo dalla Laita, dei preziosi manufatti sacri che l'Autorità Religiosa sembrerebbe disposta ad “ affidare” in comodato , forse a parte di quanto giace nel Museo Archeologico di Trento , (ceduto o donato da Famiglie di Ala), potrebbe lasciar intravedere la speranza per un progetto finalizzato ad un futuro “Museale” per la città.
Vedi "La raccolta archeologica di Mons. Francesco de Pizzini al Civico Museo di Trento-1914)"
Tanti condizionali e troppi virgolettati in questo scritto, ma quando si accenna al ruolo futuro della città e non solo a quello culturale , è ineluttabile scontrasi con l'incertezza per la difficoltà di accedere alla conoscenza dei problemi ; questo per carenze di comunicazione che rendono tutto sospeso e aleatorio .
ma veniamo al......
“PLASTICO”
Per motivi che non ci è dato conoscere, ma certamente anche per la sua fragilità, il Maestro Coser poneva particolare attenzione nei riguardi di un plastico del territorio di Ala e dei comuni confinanti.
Un plastico quadrato, in gesso, diviso in quattro parti tra loro combacianti; la rappresentazione topografica del territorio Comunale, riccamente particolareggiata nella toponomastica, impreziosita dai tracciati altimetrici e dai colori marrone e verdi che opportunamente impiegati nelle loro diverse tonalità rafforzavano l'efficacia della tridimensionalità .
Non è noto l'autore e neppure l'epoca ; qualcosa è - (faticosamente ) - deducibile dai riferimenti al territorio; molto probabilmente un manufatto frutto delle necessità del Genio Militare o forse risalente alla seconda metà dell' 800 , realizzato per finalità patrimoniali o didattiche.
Comunque sia non è delle sue origini che si vuol parlare ma del suo futuro, un futuro quantomai incerto visto il percorso e le manipolazioni cui è stato sottoposto.
Dopo un lungo oblio, (esiste documentazione fotografica della sua presenza , risalente al lontano 1998, in una “corte” Alense ), riapparve poi nel 2005 – 2006 in una mostra a Palazzo Pizzini organizzata dall'Associazione Memores che l'ebbe, in prestito - chissa' perchè - da privati.
Ritornato nella disponibilità Comunale divenne oggetto di fuggevole attenzione e qualche progetto; “ dal restauro da parte di un ' Istituto d'arte” , alle cure di privati che ne stabilizzarono il deterioramento per poi - preso in consegna ancora una volta dall'Amministrazione - correre il rischio di ulteriori dannegiamenti per dilavamento da pioggia causato da inadeguate precauzioni.
Notato infine da persone attente e disponibili è stato recentemente posto al riparo.
Le disponibilità di volontari per un suo recupero sono cadute nel nulla. Così, semplicemente. Nel solco della migliore tradizione.
“ in attesa di analisi studi, progetti, consulenze, ipotesi di collocazione e valorizzazione”?
aggiungiamo maliziosamente
Al momento è al riparo dalle intemperie, non certo dei possibili rischi di casuale danneggiamento, fino a quando qualche autorevole amministratore di buona volontà di questa o delle prossime amministrazioni - consapevole che anche le piccole cose possono avere un valore - si prenderà a cuore il problema.
Molto verosimilmente il manufatto non ha alcun significativo valore artistico o storico, ma si estende - a quest'ultimo come ai suoi dimenticati consimili - la malinconica considerazione di quanta poca attenzione vi sia nonostante le ripetute sollecitazioni, richiami, raccomandazioni, da più parti fatti pervenire.
E allora riproponiamo – annoia magari, ma non nuoce - alla memoria dei cittadini l'elenco delle “ sparizioni ” più o meno recenti a carico del patrimonio artistico e culturale alense avvenuto spesso nella totale noncuranza e non di rado in un clima di irritante e fatalistico disinteresse:
Fontane e caminetto di palazzo Angelini, (vedi foto 3) (vedi foto 4)
formelle di palazzo Taddei,
il Giovanni Battista di Piazza S. Giovanni,(vedi foto 5) (vedi foto 6)
l'angioletto collocato sul balconcino dell'immobile all'angolo con il comune (?),
la derelitta pietra miliare romana,
gli innumerevoli affreschi (vedi foto da n.7 a n.21 nella galleria di fondo pagina) che complice il clima , qualche strappo (vedi foto 22) e ancor più l'incuria, hanno cancellato dalle facciate di Ala,
e ancora le fontane deturpate , il Mosè periodicamente sbeffeggiato dalla goliardia ,
i capitelli votivi (vedi il Capitello delle “Madone”) (vedi foto 23)
i furti sopra menzionati e tanti altri piccoli oggetti che assieme contribuivano a connotare e completare un arredo e un tratto urbano sul quale ora tanto si vagheggia e ….....si parla.
Non sono molte le speranza - visti i precedenti - che il plastico menzionato esca dalla lunga linea grigia delle dimenticanze e delle disattenzioni che hanno sin qui contraddistinto l'atteggiamento di molti.
Cordialmente
La Redazione
* Una nota doverosa solamente una memoria per ovviare a troppe lacune :
Insegnante e architetto, tenne lezioni per 60 anni presso la Scuola industriale di Ala di cui fu anche direttore e per il cui sviluppo operò costantemente sia sotto l'amministrazione austriaca che sotto quella italiana. Particolarmente ricca fu la sua attività progettuale a partire dal 1875. A lui si devono i progetti di scuole, palazzi, monumenti, opere di carattere pubblico (acquedotti, fognature, argini dell'Adige) e restauri, di cui spesso assunse anche la direzione lavori. Professionista stimato e scrupoloso, dopo il primo conflitto mondiale fu incaricato dal Regio comando di Trento di eseguire rilievi e stime dei danni di guerra nella zona di Ala. Durante la sua attività raccolse e conservò tutto il materiale antico (in particolare monete romane), che trovò nei cantieri edili di cui ebbe la direzione. Pubblicò scritti di storia e arte locali e si dilettò di pittura, producendo paesaggi e ritratti. Alla morte lasciò una consistente eredità al Comune di Ala, costituita da materiale storico, da raccolte di monete e di quadri e dal suo palazzo natale .( tartto dal sito dell'Accademia degli Agiati di Rovereto)
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