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- Pubblicato Sabato, 26 Gennaio 2013 09:17
- Scritto da Rizzi Luciano
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Pino Nero in A2 : “ scacco alla Regina “
Che il Pino Nero debba sparire dall' orizzonte Arboreo del territorio Tentino è ormai un fatto acclarato, che il panorama soprattutto quello invernale sia destinato a subire nell'immediato futuro un drastico cambiamento cromatico è altrettanto facilmente accertabile sollevando semplicemente lo sguardo verso la montagna sopra Brustolotti, verso quella che un tempo era la Pineta dei Piazzi oppure guardando i luoghi dove ora campeggiano inquietanti le “ bonifiche” agrarie: sopra i masi Alti del Corno.
L' intera superficie contrassegnata un tempo dall'intensità del sempreverde e ora velocemente sostituita da un grigio squallido, sarà gradualmente ricoperta nel prossimo futuro da una vegetazione che i tecnici amano definire in un empito di patriottismo, autoctona : carpini, maggiociondoli, aceri, noccioli, corbezzoli e quanto il ciclo naturale deciderà di favorire.
Ovviamente trattandosi di bosco ceduo l'effetto cromatico sarà stagionale.
E così larghissime fasce di una vegetazione che avevamo imparato a conoscere e apprezzare , in parte frutto delle ludiche fatiche di generazioni di alunni impegnati , quando ve n'era forse minor necessità, nella “festa degli alberi” : una giornata di scuola dedicata (volentieri) alla messa a dimora , appunto , di quel Pino Nero che nel tempo avrebbe costituito le pinete di Pilcante, dei Piazzi, e altre ancora presenti sulle pendici del Monte Zugna.
I nuovi tutori del bosco hanno ritenuto sulla base di considerazioni “tecniche- commerciali e scientifiche” che tale varietà arborea non ha diritto di ospitalità' e cosi “motu proprio” , ( Manzoni insegna che il latino concede autorevolezza ai gesti ), complici in parte le variazioni climatiche e il proliferare incontrollabile (si afferma) della processionaria del pino, hanno dato avvio ad una operazione di disboscamento repentina quanto sconcertante , incurante dell'impatto visivo, ambientale e paesaggistico . Un' efficienza auspicabile quale metodo sostitutivo dell'azione dell'Amministrazione sinora lenta e ferraginosa
Perché non adottare una gradualità nella sostituzione della vegetazione ? perché non praticare un taglio meno impattante e visivamente meno violento come era stato suggerito?
E' un fatto che la pineta sia da moltissimo tempo affetta dalla “Processionaria” ma il problema non era così urgente da escludere drasticamente una gradualità nel taglio. Perchè tanta fretta ?
Ma perché il ritorno economico non sarebbe altrimenti stato soddisfacente ! perché la ridistribuzione su più anni dell'espianto, la parcellizzazione più “morbida” del taglio non avrebbero consentito quel ritorno economico , vero motore di tanta accelerazione!
E allora meglio tutto e subito come sta avvenendo nella pineta dei Piazzi (Pozzo) per poter introitare qualche decina di migliaia di euro nelle casse comunali, esauste anche per qualche bizzarra iniziativa promozionale e per qualche consulenza o progettazione superflua.
Denaro a “pronta beva” come si usava dire e praticare nelle vecchie osterie.
Così per la pineta dei Piazzi come per quelle della Lessinia di Ala (diverso il parassita) può fin d'ora essere intonato il de profundis.
E il dubbio che la causa prima sia quella di debellare la processionaria comincia ad insinuarsi.
Il parassita c'è, senza alcun dubbio, ha da sempre costituito la caratteristica peculiare della pineta dei Piazzi. Negli anni si è cercato di curare, di estirpare con vari trattamenti, chimici e meccanici il parassita , ma i risultati non sono stati all'altezza delle aspettative divenendo quindi endemico e parte integrante dell' habitat.
Riconosciamo pure la necessità dell'iniziativa, l'inderogabilità della scelta e indirizziamo le attenzioni verso le modalità esecutive.
E' di questo giorni la notizia ( l'Adige del 9.1.2013) che la vicina città di Rovereto intende supplire al taglio dei Pino Nero con una serie di iniziative atte a sostituire il manto arboreo , ideare delle soluzioni per rendere non solo meno impattante l'operazione ma per rivalutare l'intera area verso finalità ricreative e del tempo libero.
Si intende inoltre, non solo per una nostalgica memoria , preservarne alcune decine di esemplari per la salvaguardia di alcune specie di volatili (il picchio Nero).
Una scelta rispettosa dell'ambiente .
La stessa richiesta fatta ai responsabili di zona e all' amministrazione comunale è stata categoricamente respinta.
Preservare anche poche piante per chi affronta i problemi ambientali munito del solo criterio mercantilistico , deve essere apparso eccessivamente dispendioso. Così non è stato per la pineta di Marco in prossimità della Mira e non lo sarà per il Bosco di Rovereto. Ma quelle sono altre sensibilità !
Ricordiamo per inciso che la pineta dei Piazzi (quella in oggetto) è uno dei pochissimi luoghi della fascia pedemontana nel quale è consentito il libero accesso e quindi quale miglior occasione per riqualificare anche paesaggisticamente l'intera area? Qualche proposta non ben definita ne divulgata sembra essere allo studio. Ma sorprese di carattere urbanistico sono sempre da paventare
I criteri per la gestione del territorio sono definiti a livello provinciale, le comunità e gli uffici periferici della provincia dovrebbero armonizzare gli interventi anche tenendo conto delle esigenze dei singoli territori e delle popolazioni. Compito delle amministrazioni locali è anche quello di interpretare il comune sentire e dar corso ad interventi graduali, poco impattanti, più partecipati favorendo forme di coinvolgimento.
E così mentre la vicina Rovereto approfitta di un intervento potenzialmente così impattante per proporre soluzioni migliorative e di pubblica utilità', l'amministrazione di Ala si adegua, senza alcuna perplessità a quella continuità pensiero che ha prodotto lo scempio delle cave di pianura e collina, l' aggressione alla fascia pedemontana del bosco, l'estirpazione indiscriminata del pino nero appunto, alla radicale quanto casuale metamorfosi della Lessinia Alense, alla cura del verde pubblico.
Ribadiamo qualora ve ne fosse la necessità che criticabile non è il provvedimento in quanto tale o l'opportunità di procedere a dolorosi interventi se indispensabili e inderogabili ma il modo poco partecipato, carbonaro, utilitaristico e unidirezionale di conduzione; non di rado con un' incuria francamente poco edificante.
Basta infatti percorrere le zone di bosco nelle quali si sono operati dei tagli per capire a cosa si fa riferimento , quanto incompleta sia l' applicazione della normativa e quanto carenti o aleatori i controlli.
PS:
a giorni o settimane, verrà operato un taglio selettivo all'interno del bosco denominato “Riservetta della Maia” alla Sega.
Si tratta del bosco che ospita il monumentale faggio denominato “ La regina”.
La scelta adottata per questa selezione ha suscitato inizialmente perplessità peraltro tacitate dalle garanzie offerte dai Servizi Provinciali Responsabili che hanno motivato ampiamente e in maniera convincente l' opportunità delle scelte fatte e le modalità di esecuzione dei tagli .
Ma si sa , il dialogo e la concertazione non sono categorie universali e infatti …......
…......ora possiamo soltanto auspicare una vigilanza sul taglio, sul prelievo e sul ripristino, conformi alla valenza di pregio naturalistico e culturale della zona.
L'accesso al luogo è agevole, le condizioni lavorative non rappresentano particolari difficoltà e sarebbero oltremodo deprecabili sforamenti nei prelievi e danneggiamenti eccessivi del sottobosco tali da pregiudicare la salvaguardia di un monumento Vegetale.
Nella fattispecie non sembrano applicabili le attenuanti qualche volta invocate circa la necessità di una tolleranza dovuta alle difficoltà del cantiere e del lavoro. I margini di compensazione derivanti dagli attuali criteri di misurazione del legname tutelano già ampiamente l'assegnatario .
Poiché tra le motivazioni del taglio trova ospitalità anche l' opportunità di riproporre spazi per l'attività culturale e ricreativa, sembrano finalmente sussistere tutte le precondizioni per un lavoro ed un ripristino corretto .
Ma in verità questi timori non sembrano destinati a diminuire visto il destino di tutte le monumentali piante , anche nazionali, non tutelate da alcuna legge (da “la Repubblica” del 20.1.2013).
Luciano
L'informazione fornita ai cittadini dal comune di Rovereto...Leggi
L'informazione fornita ai cittadini dal comune di Ala...Leggi