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- Pubblicato Domenica, 02 Dicembre 2012 08:00
- Scritto da Redazione
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La centrale Idroelettrica di Campagnola
Premessa
Per ricordare quanti hanno lavorato e i molti che hanno perso la vita nei lavori di costruzione della Centrale Idroelettrica di Campagnola abbiamo ritenuto opportuno pubblicare un articolo piuttosto corposo in gran parte tratto dal lavoro di Mattia Pelli dal titolo "Il Trentino degli anni '50: dipendenza e sottosviluppo" .
Un doveroso riconoscimento alle persone , alla volontà della Nazione di riemergere dall'abisso della Guerra, un invito all' Amministrazione a ricordare e farsi ogni tanto protagonista e partecipe .
Pochi di questa come delle precedenti amministrazioni è consapevole dei benefici che la Centrale di Campagnola porta alle Casse Comunali. Il lascito non è stato solamente nel dare lavoro e occupazione ma consentire sin da quei lontani anni una rendita pressoché perpetua che viene erogata al Comune attraverso il Consorzio Imbrifero Montano (BIM). Gran parte dei c.a. 100.000 € l'anno riconosciuti alla Città e al suo Territorio per mancato utilizzo delle acque, provengono appunto dalla Centrale di Campagnola. Quando le Centrali e le altre infrastrutture produttive presenti sul territorio saranno soggette al pagamento dell'IMU le risorse finanziarie aumenteranno considerevolmente con la speranza non vengano utilizzate per i fuochi artificiali.
La centrale Idroelettrica di Campagnola.
Storie di “ordinario Lavoro “
1950, l'Italia uscita da quattro anni da una devastante Guerra , era sballottata ancora in una crisi economica mondiale che strangolava l'intera Europa e vacillava scossa da una situazione politica definita ma non ancora completamente assestata.
L'economia era di sussistenza e nonostante le grandi risorse fornite dal Piano Marshall doveva ancora essere ricostruita la struttura portante di una società . La rete viaria , stradale e ferroviaria erano a pezzi, 6.000 i ponti da ricostruire, il tessuto industriale da costruire, avviare e riconvertire in una economia di pace, porti, città, campagne erano state rese irriconoscibili dalla guerra che per due lunghi anni aveva interessato direttamente l'intero territorio metropolitano.
Masse di disoccupati o sottoccupati stazionava nelle città e nei paesi, la richiesta di lavoro costituiva la maggiore delle tante preoccupazione dei governi siano essi nazionali o locali. La creazione di lavoro era di vitale importanza per la sopravvivenza della nazione e delle istituzioni democratiche ancora gracili.
Era il tempo nel quale ci si offriva “ a giornata” , si contrattava una sola giornata di lavoro, quanto bastava per mangiare e per continuare a sperare nel giorno successivo. Una forma di lavoro della quale si pesava di aver perso la memoria , ricomparsa al tempo della Grande depressione , o drammaticamente presente nel secondo dopoguerra in tutti i comparti lavorativi, dall'agricoltura all'industria, all'esilia . Una forma di bracciantato da sempre presente nelle regioni depresse e che nella moderna Globalizzazione sembra abbia notevoli possibilità di imporsi come nuovo modello di lavoro.
Ala viveva forse il suo periodo più buio. Non vi erano fabbriche, la cartierina era prossima e con i suoi0 posti di lavoro sarebbe stata un boccata di ossigeno e di speranza per la città, la Slanzi era lontana come pure il calzificio Crosina e lontane nel futuro le fabbriche figlie del boom degli anni sessanta.
L'imprenditoria privata muoveva i primi passi e tutto era affidato alle grandi commesse ed iniziative pubbliche. E infatti molto simile al Newdeal roosveltiano era lo sforzo dello stato negli investimenti E così anche Ala e il suo territorio furono interessati da alcune grandi opere.
La Nazione aveva fame di energia e ancora una volta come nei precedenti decenni la risorsa naturale rappresentata dalle acque fu veicolo di speranza, lavoro e crescita.
Era stato da poco ultimato lo sbarramento SIMA – la diga - , ricostruita la stazione telefonica, completati i ponti sul torrente Ala quando nel 50 prese avvio la monumentale costruzione della centrale idroelettrica di Campagnola e del canale in galleria proveniente da Mori.
Caratteristiche dell'opera
La centrale è costruita completamente in caverna; rientra tra le centrali "ad acqua fluente".
Sono centrali a funzionamento continuo e sono il tipo di impianto idroelettrico più diffuso. Per la produzione di energia elettrica sfruttano la differenza di altitudine tra il pelo d’acqua superiore e quello inferiore, il cosiddetto salto.
Ciò può avvenire per mezzo di uno sbarramento nell’alveo oppure anche deviando l’acqua attraverso un sistema di condotte. Le centrali ad acqua fluente lavorano in modo continuativo, 24 ore su 24.
Il periodo di massima attività nella costruzione di opere idroelettriche, considerando che i tempi di costruzione variavano da 2 a 6 anni, è quello compreso tra il 1948 e il 1955. L’economia nazionale era allora in ripresa e aumentava dunque la sua domanda di energia, così le grandi società ripresero il programma di costruzioni che avevano abbandonato nel 1930.
Negli anni successivi alla guerra erano in costruzione in Trentino gli impianti di S. Giustina della Edison, quello di Caoria della SMIRREL, quello di S. Massenza della SISM e quello sull’Adige tra Mori ed Ala, della SAFEV-Società Anonima Forza Elettrica di Valeggio sul Mincio (VR) che assieme alla Montecatini dà luogo alla formazione di una nuova società, la Società Elettrica Ala (SEA).
Centrale idroelettrica in caverna a Campagnola di Ala
Anno di costruzione |
1953 |
Tipologia |
Idroelettrico |
Potenza |
38 MW |
N. Gruppi |
2 |
Salto |
28,25 m |
Portata |
200 m³/sec |
Producibilità |
281 GWh |
Tipo macchinario |
Kaplan ad asse verticale
|
Il principio di funzionamento di una turbina di tipo Kaplan è quello dell’elica di una nave. In pratica la girante della turbina è immersa nel flusso d’acqua che fa girare le pale dell'elica La Kaplan, grazie alla possibilità di regolare l’angolo di incidenza della pale, ha il pregio di funzionare con rendimento ottimo anche con grosse variazioni della portata. Questa turbina viene utilizzata per bassi dislivelli con grandi portate.
Sezione frontale di una Turbina tipo Kaplan
Documentazione fotografica delle varie sezioni della centrale
Le fotografie, dei F.lli Pedrotti, sono tratte dal sito "Lombardia beni culturali-fondo Edison"
canale di restituzione
diffusori
centrale
camera di alimentazione
galleria in pressione
camera di espansione
galleria di accesso
accesso esterno
scarico sfioratori
dissipatore
Cordialmente
RL e MC
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