Testo fisso

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A Pilcante di Ala una stazione romana sulla Claudio Augusta

 

Recentemente, in località Neravalle, poco a nord del << Casarino >> di Pilcante, comune di Ala, nel terreno del sig. Cavazzani, sono stati rinvenuti e si rinvengono tuttora, tegole romane, mattoni, vari frammenti di vasi. La zone ha dato reperti interessanti, risalenti all'era romana, anche nel secolo scorso. Noriller (I Lavini di Marco, Rovereto 1871) riferisce: << Fino al 1869 si trovarono nelle campagne: 8 monete al " Casarino ", 4 alla " Carbonara ", 3 a " Novalline ", con 3 lucerne di terracotta >>.

 

II recente ritrovamento di materiale romano tanto abbondante fa ulteriormente luce su un interessante problema di topografia storica riguardante il tracciato in Val Lagarina della via romana Claudia Augusta.

 

Riassumo in breve i dati più importanti.

 

La via Claudia Augusta fu tracciata dal generale Druso (padre del futuro imperatore Claudio) nella sue campagna del 16 - 15 a. C. contro i Reti dell'Alto Adige. Il figlio, l'imperatore Claudio, nel 46 d. C. completò l'opera del padre. L'epigrafe di Rabland (presso Merano) dice: . .. Claudius . .. viam Claudiam Augustam quam Drusus pater... derexerat... muniit... a flumine Pado ad flumen Danuvium... (Claudio munì dal Po al Danubio la via che il padre Druso aveva tracciato).

 

A questo proposito ricordo una notozia interessante circa il “derexeral,,: il Cartellieri (Die roemischen Alpenstrasse, Leipzig 1926) dice: << viam derexerat laesst vermuten dass Drusus seiner Strasse die alten vorroemischen Handelswege zu Grunde legte, die er verbesserte >> (il termine << viam derexerat >> fa supporre che Druso come base della sue strada tenesse le antiche preromane vie commerciali, che egli migliorò).

 

Perciò Druso seguì il tracciato preistorico sulla sponda destra delI'Adige, in quanto insigni studiosi asseriscono che la Claudia Augusta, all'inizio, seguisse la sponda destra dell'Adige, poiché erano sulla destra i primi nuclei abitati e le prime piste barbariche, che da Rivoli risalivano il corso dell'Adige. Infatti un attento esame del materiale galloromano e romano- repubblicano dimostra che la prima infiltrazione commerciale e culturale romana si verificò sulla sponda destra. Anche l’esame dei toponimi dimostra che fu la sponda destra, prima e più della sinistra, a sentire l'influsso della civilizzazione romana. Questo prova che la sponda destra doveva disporre di una importante via di comunicazione. Anche la costituzione geografico - fisica della Valle Lagarina dimostra che la sponda destra offre maggiori vantaggi e garanzie per la costruzione di una grande arteria stradale.

 

Al tempo di Settimio Severo (193-211 d.C.) ci fu un parziale spostamento della via anche sulla sponda sinistra (come attestano le pietre miliari di Marani, risalenti al 306 - 312 d. C.) e di San Pietro (388 d. C.).

 

 

Tale spostamento si verificò anche a nord di Bolzano. Infatti la via fu fatta proseguire non più soltanto attraverso la valle Venosta e il passo di Resia, ma lungo il corso dell’ Isarco e per il passo del Brennero.

 

Lo stesso Cartellieri afferma, d'accordo con il Frank (Via Claudia Augusta in Zeitschrift des historischen Vereins fuer Schwaben und Neuburg, 1909) che la via Claudia Augusta di carattere strettamente militare precede di oltre un secolo la costruzione della via consolare del Brennero.

 

Esistono due itinerari romani che hanno riportato fino a noi i nomi e le distanze dei centri sorti lungo la via Claudia Augusta: l'Itinerario di Antonino e la Tavola Peutingeriana.

 

A noi interessa soprattutto l'Itinerario che sotto riporto: Verona XXXVI ad Palatium XXIV Tridentum.

 

Poiché un miglio romano è poco meno di km 1,5, il percorso Verona -Trento corrisponde a circa km 90.

 

A 36 miglia romane a nord di Verona si trova la stazione dal nome, diciamo, misterioso e interessante: << ad Palatium>>, cioe << presso il Palazzo >>. II calcolo delle distanze ci porta ad ubicare 1'<< ad Palatium >>, sul quale tanto è stato scritto e discusso, nella zone di Ala. Ne porto le prove dedotte dalle fonti epigrafiche e letterarie.

 

La localizzazione in Ala del << Palatium >> è provata sia dall'Itinerario di Antonino, sia dalle pietre miliari di San Pietro        image016 417x600           

e di Marani      image023 360x600.

 

Esaminiamo i dati:

 

Itinerario di Antonino: distanza dal Palatium a Verona miglia 36 Itinerario di Antonino: distanza dal Palatium a Trento miglia 24 Totale miglia 60

 

Pietra miliare di San Pietro: miglia 24 (evidentemente da Trento)

Pietra miliare di Marani: miglia 37 (evidentemente da Verona)

 

II << Palatium >>, cioè Ala, si trova quindi esattamente a 36 miglia a nord di Verona e a 24 miglia a sud di Trento. La documentazione diretta, epigrafi ed itinerari romani, lo attestano.

 

II Tartarotti (Memorie antiche di Rovereto, Venezia 1754) scrisse: << II Palatium corrisponde alla Halla che è sulla tavola 22 del Magini. Dato che nel Glossario del Du Cange certe grandi case atte a custodire merci in bassi tempi si chiamavano Halla, si può arguire che Ala, chiamata prima Palatium, acquisisse il nome di Ala dal primitivo Halla >>. Aggiunge anche: << Indarno forse cercasi questa antica mansione essendosi notato che la via battuta anticamente dai passeggeri era sulla destra >>. Anche l'Orsi pensa che il Palatium debba essere localizzato in Ala e che Ala sia derivato da Halla, traduzione di Palatium.

 

Concludendo, appare incontestabile che il Palatium sorgesse nel territorio di Ala. Tornando quindi ai nostri rinvenimenti di Neravalle di Pilcante, deduco che i reperti romani di questa zona attestino la esistenza di una stazione di sosta lungo la Claudia Augusta, che cioè qui sorgesse 1'<<ad Palatium >> (presso il Palazzo), senza tuttavia con questo escludere che il Palatium si trovasse in Ala. A questo proposito penso utile riferire quanto ho trovato presso il Miller (Die Weltkarte des Kastorius, Ravensbrug 1888): << Der Beisatzt ad bezeichnet in allgemeinen nur solche Stationen, welche erst nun entstanden sind >> (cioè: il prefisso ad indica in genere solo quell stazioni che sono sorte di recente). Questo proverebbe quindi che la stazione indicate << ad Palatium >> sia state costruita esclusivamente al servizio della via consolare, cioè una stazione di sosta, sorta in una nuova zona; attesterebbe anche che sia stata contraddistinta sull'itinerario con il riferimento alla vicinanza ad un centro importante. Ho notato che anche altrove sull'itinerario si trova la precisazione << ad Palatium >> oppure << ad Aquas >>, etc. In questo caso si fa riferimento al centro di maggiore importanza della zona, ossia al << Palatium >>.

 

L'<< ad Palatium >> (Neravalle di Pilcante) era quindi, per chi proveniva dal sud, la seconda stazione di sosta o, con termine moderno, di servizio, lungo la Claudia Augusta. La prima, infatti, e quella di Vennum (Brentino) a miglia 18 (km 26,5) a nord di Verona. La nostra << mansio >> si trova a miglia 36 (circa km 53,5) a nord di Verona. Quindi fra la stazione Vennum e 1'<< ad Palatium >> la distanza e di km 27 circa, il che corrisponde alla distanza attuale fra Brentino e Neravalle di Pilcante.

 

La radura che ancor oggi ha mantenuto il significativo nome di << Neravalle >>, con la sorgente del << Casarino >>, naturalmente protetta dalle alture circostanti, collegata all'altopiano del Baldo dalla strada che attraversa Piazzina porta alla ridente conca di Brentonico. si

 

 

prestava opportunamente alla costruzione di una stazione di sosta lungo la via romana.

 

Così Neravalle, dopo aver offerto ristoro ai nerboruti e bruni Liguri, ai raffinati e misteriosi Etruschi, ai fulvi Galli .<< lungochiomati >> e “ bracati ,, (prima di essere togati dai Romani) offrì sicuro asilo, fra le solide mura della sua << mansio >>, al legionario romano che si apprestava ad affrontare il poderoso baluardo delle Alpi e la minaccia dei Reti, che dai loro inaccessibili castellieri invano tentavano di resistere alla forza di Roma. La stazione subì poi la devastazione e assistè ai massacri delle orde barbariche in marcia verso il miraggio delle ricche città del sud.

 

La << mansio >> di Pilcante ebbe quindi la stessa triste fine della vicina << mansio Vennum >> di Brentino, dove appunto i muri perimetrali, ricostruiti con i tegoloni dei tetti e frammenti di vasi, attestano la distruzione e un successivo tentativo di ricostruzione, prima della definitiva fine.

 

FIORENZA ARIOLDI              

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