Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

ALA una città dimenticata

 

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Sembra il titolo di uno dei tanti servizi giornalistici pubblicati in occasione della ricorrente   spogliazione delle attività  alensi; invece è   la premessa che la  rivista “Adige e Adria” pone in testa ad un servizio   del  1912 che , pur descrivendo  in modo lusinghiero  i palazzi della  nostra cittadina,  accenna anche  all’allontanamento della Dogana Internazionale  che “reciderà i nervi vitali della piccola città”.

 

Ma andiamo per ordine.

Con l’annessione del Veneto all’Italia  dopo il 1866, Ala diventa una importante città di confine  e l’anno successivo termina la tratta ferroviaria Innsbruck – Ala.   Un treno passeggeri  da Kufstein ad Ala impiegava circa 12 ore. Dopo la Convenzione del 1879  si spostano in città indispensabili  servizi internazionali come  le dogane Austriaca  ed Italiana e numerose case di spedizioni (sappiamo che la ditta Gondrand operava per un periodo in casa  Zelger).

 casa spedizioni Gondrand

 

  

Il vantaggio è innegabile. Nel 1898 sono ultimati i lavori di ampliamento della stazione.

In città lavorano a contatto ferrovieri della Meridionale Austriaca  (o SudBahn) e della Rete Adriatica Italiana.  In Estate la nostra città  è il capolinea di treni veloci  giornalieri Milano-Ala dai quali scendono turisti diretti a Riva e Arco  o interessati  alle coincidenze per la città termale di Merano. Treni speciali per il trasporto frutta in partenza da Napoli per Berlino, Monaco di Baviera  e Kufstein interessano  gli uffici doganali.

 

I rapporti fra impiegati austriaci ed italiani sono amichevoli, a Carnevale molto  prestigioso  è il veglione mascherato  organizzato a Palazzo Angelini da parte degli impiegati della Internazionale.

Gli appartamenti affittati  al personale determinano un buon reddito per gli abitanti e le maestranze italiane vanno ad ingrossare le fila della Società Ciclistica, della Filarmonica, della Società di Lettura. I bar e ristoranti fanno buoni affari. Alle poste arrivano a lavorare fino a 32 persone.  Per il comodo accesso ferroviario Ala diventerà sede di importanti Convegni e Congressi come quello sull’Autonomia o degli Universitari italiani.

 

Ma già nel 1902 il Giornale Alto Adige informa che la Camera di Commercio di Verona, visto che è in   scadenza la convenzione del 1879,  ha espresso   un voto favorevole allo spostamento  della Dogana a Verona e  conclude esortando  la comunità  a prepararsi con attività nostrane sostitutive visto che prima o dopo la Dogana partirà. Condanna inoltre la politica locale che in tutti questi anni non ha saputo creare una rete di servizi razionale, tanto che la nostra Dogana assomiglia a  “un villaggio lilipuzziano con uno sviluppo disordinato di casotti, appiciccature, chioschi” .

In  effetti l’accesso alla città  è scomodo, la stazione poco illuminata, gli incidenti sul lavoro  numerosi , gli alberghi  pochi, la vita culturale e ricreativa   piuttosto addormentata. L’unico abbellimento è l’obelisco costruito nel 1893.   Ma l’Austria non è d’accordo di spostarsi a Verona, “troppo addentro al territorio italiano”.

 

Tutto sembra rientrare nel 1904 quando la Sud Bahn acquista dei terreni per l’ampliamento e nel 1906 iniziano i lavori , anche se il  Consiglio Comunale  critica  lo spostamento  della  biglietteria  verso l’Adige con un  sottopasso purtroppo diventato un orinatoio; inoltre auspica un ponte sul torrente Ala (allora la Passerella non c’era) per collegare Via Ronchiano e Pilcante con la Stazione.

 

Tra alti e bassi arriviamo al 1910 con i lavori che non finiscono mai, i disagi dei viaggiatori e in particolare  degli  emigranti italiani costretti a sostare in una sala d’aspetto troppo piccola,  con le assicurazioni ottimistiche del podestà e  l’interessamento dell’on. Malfatti a Vienna.

Ma ormai è evidente  che Ala non è più una priorità nei piani della Sud Bahn e l’Italia ha già deciso altrimenti ( nel 1910 viene inaugurata la Stazione di Porta Nuova).  

 

Norbert Thaller , proprietario del ristorante alla Stazione , aveva costruito una palazzina liberty da adibire ad Albergo (poi cantina Martinelli) ma ha preferito affittare i locali per abitazione privata intuendo che non avrebbe avuto futuro con attività  legate alla dogana.  C’erano  già  tre alberghi alla stazione: uno è chiuso, l’altro adibito a caserma bersaglieri e il terzo è diventato dormitorio per ferrovieri.  

 

1899 Ala

Ristorante alla Stazione gestito dalla famiglia Thaller

 

Intanto a Peri si lavora per  preparare gli uffici e le case per gli impiegati ( le spedizioni continuano a sostare in una zona “neutra” fra Peri ed Ala come si legge sull’Arena di Verona)

Il “Corriere del Leno”  scrive che : “Se una volta l’allontanamento era motivato da questioni finanziarie ora sembra che ci sia la mano militare - Evviva il militarismo e le conseguenze della  triplice  alleanza”.

Anche a Riva non si ride in quanto  la dogana italiana   sarà  spostata a Malcesine.

 

Il Consiglio comunale annaspa, c’è chi auspica , in contropartita, una filiale della Manifattura Tabacchi di Sacco, arrivano notizie dell’arrivo di una terza compagnia di militi che potrebbero alloggiare negli appartamenti resi sfitti dalla partenza degli italiani. Una rappresentanza comunale guidata dal podestà Pallaver si reca a Vienna per evitare almeno il trasloco della Dogana Austriaca   e per proporre alternative economiche. Con quale esito non sappiamo.  Una bella confusione di idee e progetti.

Ormai la comunità è sfiduciata. Riferisce ancora il giornale:   “Calma quasi mussulmana  (…che strano aggettivo!!)  nell’accogliere la quasi certa cessazione della dogana italiana. Grave danno per il venir meno della   presenza di una numerosa colonia  di connazionali colti, urbani, contegnosi che spesso facevano suonare il dolce elogio di Firenze e di Roma, spargendo  tra di noi un’ aura di civiltà”.

 

E nel maggio 1912 inizia la partenza degli italiani.   “ Numerosi i cartelli “affittasi” – sembra l’esodo di Smirne” (città turca oggetto di partenza da parte della numerosa colonia italiana causa  la guerra Italo- turca per la conquista della Libia).

 

La cronaca dei quotidiani  continua elencando le Associazioni  che più risentiranno dell’esodo, come la Ciclistica, l’Associazione di Lettura, il Comitato Beneficenza, e soprattutto la Lega Nazionale (associazione che si premurava di difendere l’italianità delle terre irredente  e presente anche ad Ala ) . Una copia dell’album d’onore della Lega viene consegnato ai partenti per la “sbalestrata colonia di Peri”.

 

A dicembre 1912 l’esodo è ultimato – unica  novità  i lavori di completamento da parte della Sud Bahn di alloggi per una ottantina di dipendenti (…erano comunque tanti) finora ospitati in vari alberghi.

Inizia sul giornale la valutazione del “Dopo Esodo” con critiche alla   mancanza di iniziativa della comunità alense; scrive  infatti :”I danni sono per i proprietari di case, per gli esercenti, per gli artigiani; prima era facile trovare   occupazioni piccole e parcamente retribuite  senza particolare specializzazione. E così che non pochi giovani atti ad intraprendere una buona professione e a diventare col tempo capi di qualche piccola  azienda, preferirono al posto del tirocinio agguantare un tozzo di pane comodo ma senza sbocchi. Di qui lo scadimento dell’artigianato.”

E ancora: “Ala ha dormito sugli allori – La concorrenza dei  telai meccanici ha  distrutto l’industria serica che era casalinga. Grosse industrie sarebbero venute se l’energia elettrica fosse stata   a basso costo”.

 

Ormai tutti sono rassegnati – solo un sussulto nel 1914 quando i Comuni autonomi di Chizzola e Serravalle chiederanno  di essere serviti anche loro da uno scalo merci vista l’alta produzione vitivinicola e la vicinanza dell’altipiano di Brentonico .

 

La guerra, purtroppo vicina e  la successiva annessione al Regno d’Italia con  le modeste  contropartite accordate per non essere più città di confine  alimenteranno l’isolamento di Ala.

 

Foro archivio Enrico Brusco, esclusa l'immagine introduttiva (Biblioteca Marano di Valpolicella)

 

Azzolini Mario

 

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