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- Pubblicato Venerdì, 22 Gennaio 2016 10:37
- Scritto da Mario Azzolini
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1894 Trento e Rovereto corrono ma ad Ala volano –avanza la passione del ciclismo.
“Cominciava già ad annottare quando vidi arrivare dalla parte del ponte un velocipedista, poi un altro e infine un terzo. Erano i corridori Sandri e Sforza col loro bravissimo allenatore Smaniotto. Andai subito in Via Nuova e li trovai non stanchi ma freschi e vigorosi in mezzo ad un crocchio numeroso di amici; congratulazioni e bravo si sentivano ripetere continuamente dalla folla mentre nella farmacia Bonfioli (ora negozio Lusente nda) mostrarono i premi e i diplomi avuti”.
Così la cronaca dell’Alto Adige del 11.9.1894 racconta il ritorno dei nostri concittadini orgogliosi dei primi tre posti nella IIa Trento-Arco-Rovereto-Trento tanto da far scrivere due giorni dopo allo stesso giornale che “ Trento e Rovereto corrono ma ad Ala volano” .
E’ una delle prime notizie sui ciclisti alensi (o velocipedisti come li chiamavano allora), pionieri di uno sport in ascesa sotto l’egida dei primi due Veloce Club di Trento e di Rovereto, in forte competizione tra di loro.
I nostri sono iscritti a quello di Trento, ma, visti i buoni risultati, il giornale auspica la fondazione di un veloce Club anche ad Ala. Solo due anni dopo nel 1896 Domenico de’ Pizzini (nonno della Maria Pallaver morta ultracentenaria solo pochi mesi fa) assieme a Norbert Thaller (albergo alla Stazione), Lorenzo Bracchetti ed Antonio Bittante fondono il Veloce Club Ala. Il ciclismo sta prendendo piede velocemente, sui giornali appare costantemente la pubblicità dei velocipedi, monta la curiosità della gente.
Due anni prima iniziano le grandi corse classiche con la Milano – Torino, per il giro d’Italia bisognerà aspettare fino al 1909.
Questa pubblicità è del 1894 – velocipedi inglesi
Rara immagine fine 800 di nostri concittadini che possedevano un velocipede
Cresce anche la competizione.
Nel luglio del 1900 i giornali parlano dell’impresa di Gentilini Enrico che in due ore e venti minuti sale da Ala alla Sega sulla strada di 18 km realizzata l’anno prima portando addirittura un pacco di 6 kg; alle sei del pomeriggio intraprende la discesa facendosi freno con una enorme fascina in un’ora e 40 minuti.
Ma un certo Lodovico Tisi, che si definisce intendente in materia , pone il dubbio sulla regolarità dell’impresa in salita in quanto ci sono alcuni tratti con una pendenza tale che rendono impossibile usare la bicicletta. D'altronde nessuno era presente nel tragitto e quindi non si esclude qualche tratto a piedi. Quanto alla discesa non è certo una grande impresa che non vale la pena, tanto poi la bicicletta sarà da buttare. Comunque si dichiara disposto a battere il suo record salendo in bici o di corsa a piedi, addirittura scommette di farlo in un’ora e 40 minuti.
E in effetti mantiene la promessa e, come racconta la cronaca, percorre a piedi in un’ora e 26 minuti i 18 kilometri che separano la città dalla Sega, debitamente controllato lungo il percorso.
Strada della Sega ai primi 1900, sul tracciato realizzato nel 1899
Nel frattempo il nostro Veloce Club continua l’attività con gite e partecipazione a convegni, come quello di Mantova del 1903 o del Touring a Trento nel 1908.
Nel marzo 1910, complice una forte presenza italiana che lavora alla stazione internazionale, assistiamo alla rifondazione del Veloce Club Alense con Presidente Petroro Gino (impiegato delle Ferrovie Italiane ) e l’alense Lodron Guido segretario . Coinvolge non solo ciclisti ma anche podisti.
Subito battesimo del fuoco con l’organizzazione di un convegno ciclistico in settembre proprio ad Ala; le cronache parlano di una giornata memorabile pur guastata dal maltempo.
Inaugurazione del vessillo sociale regalato dalle donne alensi al Veloce Club.
“Il drappo in seta bianca riporta ricamato lo stemma del Veloce Club, circondato da foglie di alloro e quercia. In mezzo al drappo ricamate in oro le parole Veloce Club Alense. Il vessillo è stato eseguito su disegno del prof. Luigi Dalla Laita ed è opera delle signorine Diomira Bonetti, Angelina Armanini e Maria Tabarelli”.
Città imbandierata, centinaia di ciclisti, ristoranti pieni, brindisi a non finire con la Banda che sfila più volte e suona in prima assoluta la Marcia Saluto del Ciclista composta per l’occasione da Giacomo Sartori.
Da quel momento l’attività diventa quasi frenetica: gite, gare, convegni, veglioni di carnevale, feste di beneficenza testimoniano lo spirito di iniziativa dei suoi dirigenti e l’affetto che circonda il gruppo.
Nel 1912 La Federazione Trentina organizza proprio ad Ala il suo ottavo congresso, con merenda alla “Busa” di San Pietro in Bosco e concerto delle fanfare dei vari gruppi.
Sfilata al Convegno ciclistico del 1910 con le bandiere di numerosi veloci club
Stemma dell' 8° Congresso ciclistico Trentino tenuto ad Ala
- coniato nello stabilimento Bertelè di Verona
Trattasi comunque di uno sport praticato dalle classi più abbienti, invidiate dai compaesani che non possono permetterselo ma anche circondato sempre da una moltitudine di curiosi e sostenitori che, pur senza il velocipede, gravitano attorno alla società sperando un giorno di farvi parte come soci attivi.
D’altronde della Società fanno parte anche i podisti, sport più accessibile ai giovani con minori possibilità economiche ma a cui erano richieste doti di resistenza particolari mentre per molti ciclisti, meno dotati sul piano agonistico ma con qualche soldo in più , erano organizzate anche gare “lumaca”.
Nel 1910 quattro podisti alensi guidati da Gilberto Morandini coprono in due ore il tragitto Ala Rovereto.
Gara podistica del 1903; rara e preziosa immagine di podisti in competizione ad Ala
(forse strada delle Madonne)
Le botteghe locali sono assediate dai ragazzini incuriositi ed estasiati di fronte ai moderni velocipedi sperando di possederne una non appena troveranno lavoro.
“Prezzi mitissimi” recita la artistica carta intestata della ditta Righi Adolfo in Via Nuova.
La ditta Galvan di Trento pubblicizza le sue biciclette chiamandole pomposamente “Waffen Rad – biciclette da combattimento”.
Singolare pubblicità della concessionaria di Trento della Waffen Rad costruita addirittura in una fabbrica d'armi austriaca
Bella carta intestata della ditta locale Adolfo Righi
Bellissimo questo campanello della ditta Adolfo Righi - una vera rarità
Ogni Veloce club che si rispetti crea al proprio interno una Fanfara che accompagna le trasferte del club; se non può permettersi una fanfara (ad Ala nascerà solo nel 1920) c’è sempre un gruppo di musicanti con chitarra e mandolino che rallegrano il sodalizio.
Curiosa la cronaca del Veglione mascherato del 1911 con una orchestra di militari cacciatori fatti venire da Trento , che però registra un incasso modesto ed il Giornale socialista “il Popolo” commenta “piuttosto che organizzare un veglione di ciclisti con dei militari, meglio una armonica o mandare tutti a casa”. Non se le mandavano certo a dire!!!
La Federazione Trentina, sorta nel 1905 e condotta dal cav. Gerloni, manifesta sentimenti a difesa dell’italianità.
Lo testimonia il brindisi finale del Convegno di Ala, con il Gerloni portato in trionfo dai baldi ciclisti mentre intonano la poesia del ciclista “…Evviva il ciclista, con l’agil destriero, al Pangermanista, ei chiude il sentiero” recita una strofa. Come vedete toni enfatizzati che risentono della presenza di numerosi associati italiani.
Ciclisti in gita: non tutti avevano la bici ma erano vicini al Club -curioso il cavallo dietro
Le gite del Veloce Club erano molto frequentate, partecipando anche gruppi di musicanti che intrattenevano gli sportivi
Attività intensa fino al 1913, poi il trasferimento della Dogana Italiana provoca la partenza di numerosi soci (non solo nella Ciclistica ma anche nella Società di Lettura e nella Lega Nazionale) con attività ridotta per poi cessare con lo scoppio della grande guerra.
Si ripartirà alla grande nel maggio 1919 quando assisteremo alla rifondazione del Veloce Club, prima associazione a rinascere, seguita dalla banda. C’è da organizzare il Convegno ciclistico del giugno 1919 .
Ma potremo riparlarne.
Gita a Riva del Garda per assistere alla gara podistica. In evidenza il vessillo: sarà custodito fino al 1955 da Mondini Mario e poi donato ricco di medaglie al Museo Civico "Dalla Laita"
Un ringraziamento ad Enrico Brusco per le belle foto e ricordi preziosi messi a disposizione.
Da cronache d’epoca su “Alto Adige”, “Il Popolo”,” Il Trentino”
Foto: raccolta Brusco Enrico – archivio personale
Azzolini Mario
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