Testo fisso

 Per la politica dell'ambiente                                   Chi lotta può perdere,chi non lotta ha già perso! Guevara                                          

"EL REBALTOM" -L'alimentazione, il pane

 

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Superata la prima fase  di sconcerto , di  perplessità e  dei molti disagi  per la situazione che si era venuta a creare con l'occupazione militare ,  accantonate momentaneamente le preoccupazioni  per i circa 1.200 concittadini  allontanati a vario titolo dalla Città,    la popolazione  si misurò, come prima, come sempre con  il dramma della sopravvivenza .

Una sopravvivenza minacciata dalle endemiche cause dovute alle difficoltà di un approvvigionamento alimentare che dipendeva in parte dalle importazioni di grano dal vicino Veneto e  poteva contare  a mala pena sull' autosufficienza nella produzione di grano saraceno (Polenta).

 

La povera produzione  agricola , dimenticati i fasti ed il benessere del Baco da Seta,  era appiattita ormai su produzioni “ imposte e pianificate “ dall'Alto quali il tabacco e  la vite  che dominavano  sulle altre  povere coltivazioni  e sugli  stentati raccolti di cereali, alternati tra l' alimentazione umana e quella animale ( orzo- avena)  e poco altro da destinare al fabbisogno giornaliero.

Un' economia di sussistenza si direbbe oggi, racchiusa su se stessa, con pochi scambi, un' indotto che faceva capo  al ruolo di Città di confine , allo sfruttamento boschivo e poco  d'altro.

 

Non  per nulla, con attenzione e lungimiranza  l'Amministrazione Austriaca attivò quelli che  crudelmente erano chiamati “ Pellagrosari” , luoghi nei quali si integrava la povera alimentazione domestica con la somministrazione di diete più equilibrate e  funzionali alle necessità della crescita e della buona salute. Pellagrosari, come quello sorto a Rovereto nel 1898,  dal nome della malattia provocata dalla mancanza di vitamine in particolare  quelle del Gruppo PP.

Detta crudelmente la malattia delle Tre D : da Dermatite, Demenza, Diarrea.

 

In questo contesto le preoccupazioni che più assillavano i neo costituiti Istituti Amministrativi  e in parte,  seppur minore,  anche l'Autorità Militare,  erano dovute al problema dell'alimentazione .

Di come garantire il minimo necessario.

 

La corrispondenza tra Il Commissariato, il Sindaco e l'Intendenza Militare con sede quest' ultima  a Peri si fece fitta;  un minuto carteggio   particolarmente attento  alle singole situazioni.  Il problema era affrontato con i criteri della “ Macroeconomia” ma non disdegnando sensibilità e preoccupazione per   i bisognosi e i casi individuali imputati prevalentemente alla perdita del reddito dovuto alla chiusura dei tanti Uffici Pubblici.

 

Il documento allegato ,  nell' indicare  i consumi giornalieri e mensili  dei principali generi alimentari  rende efficacie testimonianza a quanto detto ; in particolare si rileva che a fronte della presenza sul territorio di  poco meno di 4.000 persone sulle 5.000 censite , il consumo di farina da frumento ammontava a 7 quintali al giorno per la panificazione, quantitativo ridotto di li a poco tempo a soli 2 q. giornalieri.

Il consumo  mensile di farina gialla (polenta) era stimato in 400 q. mensili.

 

Il che offre spunto per queste considerazioni:

Il consumo di pane giornaliero ammontava a    50 gr. pro capite al giorno  (prec. 170 gr.)

Il consumo  di Polenta  era di                            300 gr. . pro capite al giorno

Per quanto un' economia contadina potesse in minima parte integrare l'alimentazione  con il baratto  o l'auto produzione domestica, l' apporto calorico era in quel periodo  piuttosto precario.

 

Nel mese di luglio l' Intendenza Militare integrò le deboli scorte civili con  la fornitura di generi di prima necessita' che comprendevano anche il Riso: una vera novità.

 

Dalla lettura dei resoconti dell'autorità Comunale balza all'attenzione  la raccomandazione di  evitare la distribuzione gratuita di farina di frumento agli indigenti, ma piuttosto cercare di calmierare il mercato  con l'apertura di uno spazio comunale con prezzi ridotti.

Le scorte comunali di farina ammontavano in quel periodo a 60 q.  Il fabbisogno di  poco meno di un mese a consumi ridotti!

Chiaro l'intento di stimolare l'iniziativa individuale ed evitare il formarsi di una platea di indigenti affidati alla pubblica assistenza  e dipendenti dalle  sole casse comunali.

 

Si era fatto cenno  ad una certa lungimiranza che sembrava animare l' Autorità Militare Italiana  circa la politica  da adottare nei confronti della popolazione ( che ricordiamo era indicata con l'appellativo di  Fratelli), un tentativo per  mostrasi , magari anche sinceramente , con il volto buono del “liberatore” piuttosto che con quello arcigno dell'occupante.

Un' atteggiamento razionale e improntato al buon senso, al quale fecero immediatamente seguito alcuni provvedimenti  desumibili dalla documentazione del Commissario Sartori. Tra questi spiccano l'impegno a corrispondere in maniera continuativa  alle famiglie dei richiamati in Guerra con la divisa dell'esercito Imperiale e a quelle dei dipendenti dalla medesima Amministrazione, gli stessi emolumenti percepiti prima dell'occupazione.

 

Fu anche definito il cambio monetario dapprima fissato in 1: 87 ( dove  1 rappresenta  la Corona Austriaca e 87 i cent. Della Lira Italiana) poi a 1: 80.

Poi la presenza di una folta presenza militare e la conseguente aumentata liquidità, una maggiore capacità di spesa e una disponibilità di beni  si mescolò pericolosamente dando avvio ad un processo inflattivo che non ebbe  soluzione per moltissimi anni.

 

La Rinuncia

Ogni occupazione reca con se il germe dell'insofferenza e del rifiuto che uniti alla difficoltà  di  gestione di problematiche  complesse  delle quali l'Autorità Militare non era preparata,  un certo grado di supponenza  dovuto  al  radicalizzarsi  della Guerra,   dettero forma a latenti incomprensioni tra le diverse Autorità, a qualche episodio di prevaricazione (vedi Ufficiali del regio Esercito che non corrispondevano la pigione per l'alloggio), insomma  un continuo di piccole corruttelle, aggiunto a tutto  un  bagaglio di inefficienze   sufficienti a smorzare anche gli entusiasmi più genuini.

 

Il Commissario Avv. Pietro Sartori rassegnò le proprie dimissioni il 31 luglio 1915; due soli mesi dall' assunzione della prestigiosa carica.

 

Racconta il nipote Piero , custode degli Archivi di Famiglia, che tale gesto  fu dovuto alla disillusione subentrata fin da subito  e provocata oltre che dall'impossibilità di rispondere ai crescenti bisogni della popolazione , all'acuirsi di una asfissiante burocrazia e non ultima la disillusione per le tante promesse mancate. Non saranno  queste le sole e neppure Lui  la prima vittima (n.d.a)

 

Luciano Rizzi – Piero Sartori

 

El Rebaltom-parte prima

El Rebaltom-parte terza- le strutture Amministrative/Militari

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